Non ha pace l’assessore Armao. I franchi tiratori dell’Ars, dopo aver azzoppato l’articolo 8 sulla convenzione con la BEI (la Banca europea degli investimenti), si accaniscono sull’assessore all’Economia e, col voto segreto, portano a casa il secondo scalpo: cioè la bocciatura dell’articolo 19 della Finanziaria, che prevedeva il controllo “sugli enti, istituti e aziende sottoposte a tutela e vigilanza regionale”, tramite professionisti esterni incaricati dalla Ragioneria generale. “L’attività ispettiva e di verifica giuridico-contabile – si leggeva all’interno del comma 3 – può essere espletata (…) mediante la collaborazione, oltre che dei dirigenti o funzionari regionali in servizio iscritti all’albo regionale degli ispettori contabili, anche di avvocati, commercialisti, aziendalisti, revisori dei conti, magistrati e avvocati dello Stato in quiescenza, di dirigenti o funzionari statali e regionali in quiescenza, di comprovata esperienza in materia contabile o amministrativa nominati dal Ragioniere generale della Regione”. “Allucinante” è stato il commento del presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè, all’esito del voto.

Per il resto, la giornata di ieri ha segnato un’altra volta importante: cioè la soppressione dell’articolo 16, anch’esso contro  il parere del governo. E’ la norma che prevedeva un taglio per le pensioni dei dipendenti regionali (da 3.500 euro in su), propedeutica al rispetto dell’accordo Stato-Regione sulla riqualificazione della spesa. L’articolo, che era stato osteggiato in commissione Bilancio anche da alcuni ambienti della maggioranza, è stato cassato in pochi secondi per la gioia di molti. Compreso il Movimento 5 Stelle, che in una nota ha accusato il governo di voler “mettere le mani in tasca ai pensionati regionali. Era una misura simbolica, ma proprio per questo pericolosa, di una finanziaria che si sta confermando pessima e in parte da riscrivere”. Esulta anche Figuccia (Lega): “Giustizia è fatta. La proposta avrebbe rappresentato una grave violazione di diritto nei confronti di chi ha prestato servizio nell’amministrazione. Il trattamento previdenziale e pensionistico – aggiunge il deputato palermitano – è un diritto inviolabile espressione di uno Stato di diritto che riconosce i sacrifici svolti nell’arco della carriera lavorativa a tutti i propri cittadini”.

E’ stato approvato l’articolo 9, che sancisce il subentro dell’Agenzia delle Entrate a Riscossione Sicilia nella raccolta dei tributi nell’Isola, e il relativo passaggio del personale. Stralciato, invece, l’articolo 14, che recepiva alcune norme statali in materia di incarichi dirigenziali. Alcune obiezioni solevate dalle opposizioni sull’articolo 14, invece, hanno convinto l’assessore regionale alla Funzione pubblica, Marco Zambuto, ad annunciare l’ok a una eventuale trattazione del tema in una proposta di legge separata. L’articolo prevedeva “nei limiti del 50 per cento delle facoltà assunzionali”, l’assunzione di dirigenti esterni come sancito dall’ordinamento nazionale.

Passa, invece, la riscrittura dell’articolo 15, che prevede l’assunzione di 300 laureati in materie giuridiche, tecnico-ambientali o economiche, per rinforzare per un periodo di tre anni le fila della pubblica amministrazione e favorire, così, l’utilizzo dei fondi europei per la ripresa e dei programmi comunitari ordinari. I neoassunti potranno essere impegnati anche nei Comuni che hanno una carenza di organico tecnico. Il costo previsto è di 27 milioni di euro annui complessivi, quindi con un costo lordo pro-capite di 90.000 euro. “Una ottima notizia – afferma Marianna Caronia, di Forza Italia – che dà risposta ai tanti appelli che arrivano ormai quotidianamente dagli enti locali e dagli uffici della stessa Regione, sempre più alle prese con carenze di organico. Avviare subito queste assunzioni permetterà di non farsi trovare impreparati di fronte alla nuova programmazione comunitaria e darà una piccola risposta alla sempre più grave grave drammatica crisi occupazionale che colpisce la Sicilia, soprattutto fra i giovani più qualificati”.

Approvato l’articolo 27 sul settore della forestazione, che prevede la destinazione di risorse per progetti pilota per la prevenzione degli incendi con uso di mezzi innovativi. “Viene introdotto l’utilizzo di strumentazioni e tecnologie che abbiamo fortemente voluto e sollecitato negli anni al governo regionale con vari atti parlamentari e durante diverse audizioni ad hoc”, afferma Valentina Palmeri, deputata regionale di Attiva Sicilia. “Non possiamo dimenticare – prosegue Palmeri – il triste scenario che ha caratterizzato la nostra isola la scorsa estate. Inutile dire che è incalcolabile il danno causato al nostro patrimonio boschivo, intere aree devastate, specialmente del trapanese, ma non solo. E’ di tutta evidenza che la politica antincendi si è rivelata fallimentare. Pertanto non posso che condividere l’articolo”.

Come l’Ars ha sventato il trucco di Armao sulla BEI

Per un paio di giorni ci hanno girato intorno, Armao e le opposizioni. Il tema, di per sé tecnico, nascondeva parecchi motivi d’imbarazzo: ma a cosa serve – hanno provato a chiedere quelli del Pd – il milione e mezzo nascosto fra le piaghe dell’articolo 8 della Legge di Stabilità? Cosa vuol dire che “è autorizzato, per ciascuno degli esercizi finanziari 2021, 2022 e 2023, la spesa annua massima” di 500 mila euro “al fine di garantire l’avvio dello strumento finanziario di cui al presente comma”? Tra l’altro a valere sul bilancio della Regione, di per sé asfittico? A queste domande Armao non ha saputo rispondere (e Musumeci, seduto al suo fianco, nemmeno). Ha balbettato stranezze. Ha parlato di “spese eventuali”. Già, ma quali spese? Boh.

Spieghiamolo senza perderci: il milione e mezzo di cui sopra, nell’intento normativo, sarebbe servito a far scattare un piano di finanziamento a tasso zero per le imprese sprovviste di merito bancario, a cui la BEI – la Banca Europea degli Investimenti – avrebbe erogato 25 milioni di euro in tre anni. Ma perché un milione e mezzo? Quali voci avrebbe contribuito a soddisfare? La parola chiave che nessuno pronuncia è “consulenze”. Solo Barbagallo, del Pd, ha parlato di “prebende agli amici degli amici a carico dei contribuenti”. L’articolo, per fortuna, è stato azzoppato da un emendamento soppressivo di Lupo (Pd), che ha provocato l’ira del vicegovernatore. “Così l’accordo di finanziamento con la BEI è molto più complesso, forse impossibile”, ha tuonato sui social dopo l’esito del voto segreto (a cui hanno contribuito anche dei franchi tiratori).

Quel milioncino e mezzo avrebbe fatto comodo. E l’assessore avrebbe sacrificato volentieri un pezzetto del bilancio – scippando soldi anche alla SAS, una delle partecipate regionali, per 300 mila euro l’anno – pur di ottenerlo ed esibirlo. Si sarebbe appropriato di un altro grande risultato del suo governo: trovare soluzione alla crisi dell’economia e al soffocamento delle imprese. Avrebbe sbattuto l’accordo con la BEI in faccia ai suoi detrattori, che nel corso di questa Finanziaria si sono moltiplicati come funghi. Persino all’interno della sua stessa maggioranza: dove si è passati dall’elogio per partito preso, a una ferma richiesta di trasparenza. Il piano però è tramontato e nemmeno Musumeci, coi suoi tentativi di mediazione, è riuscito a convincere Sala d’Ercole della buona fede del suo assessore. Ci saranno altre occasioni, forse…

Lo scontro con Buttanissima

Dopo questo articolo al vicepresidente della Regione, Gaetano Armao, sono saltati i nervi: ha minacciato la solita querela e ha tirato fuori il solito repertorio di insulti e di insinuazioni. Ma noi abbiamo solo esercitato il nostro diritto di cronaca. E la cronaca dice che la maggioranza dell’Assemblea regionale ha ritenuto poco ortodossa (eufemismo) la sua proposta di impegnare un milione e mezzo di euro in tre anni per fiancheggiare l’accordo con la Banca europea degli investimenti. Al punto che i deputati di destra e di sinistra l’hanno bocciata. Inesorabilmente. Con commenti che avrebbero fatto arrossire chiunque. Ma Armao, si sa, non arrossisce mai. Preferisce le strade oblique e opache: la minaccia, l’insinuazione, l’avvertimento, l’intimidazione. I bulli sono fatti così.

Per intimidirci – è il suo stile – l’assessore ha ricordato che il direttore di questo giornale è stato “amico dei Salvo e di Montante”. Credeva di metterci il sasso in bocca, secondo una vecchia cultura molto consolidata in Sicilia. E il direttore – molto divertito, bisogna dirlo – gli ha spedito questo messaggio: “Gentile Armao. Quarant’anni fa avrò pure conosciuto i Salvo e avrò pure frequentato – come lei, come tutti – Antonello Montante. Ma per fortuna non ho conosciuto Ezio Bigotti, l’avventuriero piemontese di cui lei è stato amico e consulente e che, con un censimento fasullo, è riuscito a totalizzare un malloppo di quasi cento milioni di euro, transitati non si sa come dalla Regione a un paradiso fiscale. Non ho neppure subìto un pignoramento dello stipendio da parte di mia moglie. Bastano questi due elementi per restituirmi l’onore che lei crede perduto?”. Il molto onorevole Armao non ha risposto. Ha preferito fuggire. Più che un bullo, un vigliacchetto. (g.s.)

I Cinque Stelle all’attacco parlano di “consulenze”

Il capogruppo del Movimento 5 Stelle, Giovanni Di Caro, in un post pubblicato su Facebook, intitolato “Armao Meravigliao”, spiega l’ultimo inghippo sulla questione BEI e ritrae l’assessore in questo modo…

ARMAO MERAVIGLIAO

Quello che vedete in foto, col naso menzognero, è Gaetano Armao, ed è l’assessore regionale…

Pubblicato da Giovanni Di Caro su Sabato 20 marzo 2021