Siccome l’arte vede e prevede sarebbe da stolti non dare atto all’assessore all’economia della Regione Sicilia, Gaetano Armao, di aver ispirato “ante litteram” e anche “ante assessorem” George Orwell in uno dei più celebri e profetici passaggi di “1984”. Ed è un mero refuso mai corretto, dovuto alla pessima calligrafia di Orwell, lo stesso titolo del romanzo che all’origine doveva essere 1985 a predire la data della laurea del medesimo Armao col massimo dei voti avvenuta appunto nel marzo del 1985.

Infatti come il profetico George (che nella sua Animal Farm aveva previsto il governo gialloverde con straordinaria precisione e caratterizzazione dei personaggi, che sbadatamente i contemporanei avevano identificato nei leader della rivoluzione russa) aveva creato nel mondo del “grande fratello” la “neolingua”, Armao nel mondo a parte siciliano ha creato il “neodiritto”.

La storia che andiamo a raccontare è quella di un tempo circolare da far invidia a Gabo e narra della novella giurisprudenza, finora non del tutto attuata a causa dei soliti resistenti al cambiamento, nel settore delle assunzioni da parte degli enti pubblici, che poi pubblici è una parola grossa e fuorviante, o meglio degli enti regionali in senso lato, molto lato.

Tutto comincia nel 2010 quando il Nostro è assessore all’Economia del governo regionale guidato presidente Lombardo. In quel tempo Armao varò il primo piano per il riordino delle partecipate regionali (che sarebbe come la Philiph Morris che promuove un piano contro il fumo o la Ferrero un programma anti-Nutella) individuando, tra gli altri, i settori strategici: servizi ausiliari; lo sviluppo e innovazione; gestione e valorizzazione del patrimonio immobiliare. Per ciascun settore si mantenne una partecipata. I dipendenti delle altre società dismesse (perché troppe e inefficienti) vennero trasferiti ope legis a quelle superstiti nel loro comparto. Nel caso dei “servizi ausiliari” vennero chiuse “Multiservizi” e “Biosphera” e assunte nell’unica società rimasta, la ex “Beni Culturali Spa” che prese il nome di “Servizi Ausiliari Sicilia, Società Consortile per Azioni” (SAS s.c.p.a.). Nei piani del governo Lombardo e del suo assessore le altre due società “strategiche” e “riordinate” erano la Sicilia Patrimonio Immobiliare S.p.A. (S.P.I. S.p.A.) e Sviluppo Italia Sicilia S.p.A. (S.I.S. S.p.A.).

Questa “vision” neogiuridica che prevedeva di chiudere le società pubbliche inefficienti e pletoriche ed elefantiache per far transitare in una unica società, a prescindere dai reali fabbisogni di personale e dai vincoli di bilancio, se non altro la pletora e l’elefantiasi (cioè il personale, secondo i maldicenti munito di numerosissimi padrini politici) è stata però bocciata negli anni successivi da tribunali e corti di ogni risma e categoria che hanno ricordato al governo regionale un principio di diritto racchiuso in una sentenza della corte di Costituzionale, addirittura del 1958, circa il divieto di imposizione di manodopera.

E così il subentrato Governo Crocetta, forse a malincuore, ha dovuto prendere atto che quando le società falliscono o chiudono i lavoratori si licenziano e, se si crea una nuova società pubblica o para-pubblica, il personale si assume con concorso. Tesi sostenuta da copiose leggi dello Stato centralista di Roma ladrona (che quanto a precariato e ad aggiramenti delle normative concorsuali nella sua amministrazione centrale non scherza). Ma, come diceva il vate Stefano Ricucci: siamo tutti inflessibili coi concorsi degli altri.

Tuttavia, siccome quando in Sicilia si metteva in scena Euripide a Roma facevano ancora i solchi con l’aratro sulle colline e litigavano in famiglia, anche in assenza (ed in attesa del ritorno) di Armao, si mantenne ritta la barra del neo-diritto e nel 2014 giunse il colpo d’ala con la creazione dell’Albo Speciale, il Leviatano, versione potente e siciliana dell’antico mostro e successivo corpus filosofico-giuridico di Hobbes, che non a caso era britannico come Orwell.

“L’Albo”. Il miracolo era compiuto. Non possono transitare i lavoratori da una società decotta a una da de-cuocere? La legge lo vieta? Ci vuole il concorso? Bene, allora di fa una legge che nega legge e si dice che le società da de-cuocere devono assumere la gente da un apposito serbatoio di lavoratori: l’Albo. E chi sta nell’Albo? I decotti licenziati che dovevano, ma non potevano, transitare!

Tuttavia sottovalutando in una prima fase il potenziale dell’Albo i decotti insorsero e ottennero dal governo Crocetta la riproposizione della norma bocciata da tutti i tribunali del regno. Nel 2016 infatti arriva la legge che recita senza memoria giuridica e con notevole nostalgia: “In caso di liquidazione di società partecipate della Regione, il personale dipendente delle medesime società, nonché quello di cui all’albo (…), confluiscono nelle società partecipate che ne assumono le funzioni”.

Ma come l’intruglio per curare mal di testa e stanchezza inventato dal farmacista John Stith Pemberton nel 1886 si rivelò presto uno straordinario affare chiamato Coca Cola, allo stesso modo l’Albo Speciale presto si rivelò davvero quel Leviatano taumaturgico, utile ben oltre le esigue esigenze per cui era stato inventato.

Così nell’Albo nel 2016 finirono i dipendenti di SPI e SIS un tempo strategiche nel frattempo diventate economicamente emorragiche e con i lavoratori da far transitare, tramite passaggio per l’Albo, nella “SAS scpa” anche loro.

Ma la Cocacola-Albo crea dipendenza e quindi nella stessa legge del 2016 arriva il comma che trasferisce all’Albo Speciale e quindi alla SAS anche i dipendenti del “Centro di ricerca e studi direzionali” (CERISDI), un ente privato che avrebbe la Regione come “socio fondatore” circostanza questa smentita da più parti. Ma la miniera di neo-diritto di quella legge del 2016 è infinita e sforna diamanti normativi a non finire prevedendo fra l’altro che anche l’IRFIS, la potente “Finanziaria per lo Sviluppo della Sicilia S.p.A.” l’obbligo di assumere esclusivamente attraverso l’Albo. E siccome la dipendenza è forte e il Leviatano potente e la politica irresistibile, soprattutto quando s’avvicinano le elezioni regionali, nella Finanziaria del 2017 si afferma che “gli organismi strumentali della Regione… non possono procedere a nuove assunzioni se non attingendo” dall’Albo Speciale dove finisce con la medesima legge anche il personale dell’ “Istituto regionale per l’integrazione dei diversamente abili di Sicilia” (IRIDAS).

E così, si va alla grande: da una partecipata all’altra, da un centro di ricerca a un istituto per disabili ad una finanziaria per lo sviluppo, dagli assunti fino al 2009 ai collaboratori fino al 2017.

Ma niente, la giurisprudenza creativa di Crocetta non ha gran successo. I responsabili delle società nicchiano, accampano scuse, tirano le questioni per le lunghe, sostenuti dai rapporti aridi e poco elastici della Corte dei Conti. Ma alla fine del 2017 Armao is back, è di nuovo assessore con Musumeci nello stesso ruolo in cui stava con Lombardo e con la stessa gatta a pelare di tanti padri di famiglia (e tanti padrini politici) da tacitare. E quindi con la finanziaria 2018 siamo al “neo-diritto2-la vendetta”. Si conferma tutto per “garantire, a regime, la tutela dei dipendenti delle società partecipate dalla Regione” e tutti dentro IRIDAS compreso. Compresi perfino i 19 lavoratori che risultavano nell’Albo in quanto dipendenti SPI anche se dal piano di razionalizzazione ai tempi del governo Crocetta e dai bilanci fino al 2012 non risultava personale in organico. In effetti erano co.co.co. che non potevano essere assunti ma furono assunti lo stesso e poi hanno fatto causa e l’hanno vinta.

Armao is back e sembra anche “angry” perché alla SAS scpa non sono tanto convinti del neo diritto reiterato dal reiterato assessore e lui reiterandosi, a differenza della prima volta nel 2012, in cui l’impegno ad assumere tutti lo assunse in una tumultuosa notte a Palazzo dei Normanni alla presenza dell’intero popolo dei potenziali beneficiari, questa volta si è superato nell’enfatizzare il proprio ruolo eroico ammonendo addirittura gli organi societari che persistendo l’inerzia si sarebbe recato personalmente nella sede della partecipata a cazziare i renitenti alla nuova e vecchia leva politica, obbligandoli a concludere le procedure assunzionali.

Forse i renitenti dubitano del tempo circolare siciliano dove tutto torna, tutto si ripete, tutto si rinnova ma non arriva il turbinio finale che travolse Macondo. Ché a Palermo arriva solo un appiccicaticcio scirocco levantino.