Noi presi dai turchi
per Salvini e Di Maio
Ora, generalizzazione per generalizzazione (molto in voga, ahinoi, attualmente): per quel che ne so, se c’è qualcuno che è difficile prendere per il culo, questo è il palermitano. Non sono io a decretarlo, ma il lessico, gli adagi popolari che parlano per lui, per la sua atavica diffidenza. E ne esistono di densissime, di sparate del genere, quasi micro-sceneggiature. Esempio: “U discursu è bello, ma ’u tavirnaru vuole i picciuli”. Leggasi: parole, parole, parole, e io che ci guadagno? Ci sai fare, tu, con le promesse, ma finché non vedo, non credo. E poi: “Che ti pare, che mi pigli dei turchi?”. Questa è più complessa (ancorché sgangherata): chi è colto alla sprovvista si sente “preso dai turchi” (memoria di antiche invasioni); ne consegue che l’aspirante raggiratore, propalando meraviglie, “ti..