Mentre le Regioni iniziano ad attuare in ordine sparso le ‘strette’ per contenere l’aumento dei casi di Coronavirus, il dibattito è aperto nel governo e nella maggioranza sulle nuove misure da adottare. “C’è crescente preoccupazione per l’aumento dei contagi in Europa e in Italia”, ma, in collegamento con il Festival del Lavoro, Giuseppe Conte ribadisce la linea prudenziale: “Dobbiamo scongiurare un secondo lockdown generalizzato, per questo rimaniamo vigili e pronti a intervenire dove necessario”. “Siamo ancora dentro la pandemia – ha detto il premier – dobbiamo tenere l’attenzione altissima: forti dell’esperienza vissuta la scorsa primavera, dobbiamo contenere il contagio puntando a evitare l’arresto dell’attività produttiva e lavorativa, la chiusura degli uffici pubblici e delle scuole”.

Dalla Campania, però, arrivano segnali contrastanti. Il governatore Vincenzo De Luca, infatti, ha chiesto al Governo un lockdown nazionale e specifica che in ogni caso “la Campania si muoverà in questa direzione a brevissimo”. “I dati attuali sul contagio – dice – rendono inefficace ogni tipo di provvedimento parziale. È necessario chiudere tutto, fatte salve le categorie che producono e movimentano beni essenziali (industria, agricoltura, edilizia, agro-alimentare, trasporti). E’ indispensabile bloccare la mobilità tra regioni e intercomunale. Non si vede francamente quale efficacia possano avere in questo contesto misure limitate. In ogni caso la Campania si muoverà in questa direzione a brevissimo”. Il computo odierno parla di 2.280 nuovi positivi su 15.800 tamponi: un record. La rilevazione di ieri era di 1.541 casi. Anche in Lombardia oggi è stato raggiunto il picco con 5 mila contagi.

Anche l’Istituto superiore di sanità lancia l’allarme: “L’epidemia è in rapido peggioramento. Sono necessarie misure, con precedenza per le aree maggiormente colpite, che favoriscano una drastica riduzione delle interazioni fisiche tra le persone e che possano alleggerire la pressione sui servizi sanitari, comprese restrizioni nelle attività non essenziali e restrizioni della mobilità”. Così nel monitoraggio settimanale 12-18 ottobre 2020 (aggiornato al 20 ottobre 2020). La situazione in Italia evidenzia segnali di criticità dei servizi territoriali e del “raggiungimento imminente di soglie critiche dei servizi assistenziali”. L’evidenza di casi rapidamente in aumento con Rt nazionale di 1.5 nel suo valore medio e significativamente sopra 1 indicano una situazione “complessivamente e diffusamente molto grave sul territorio nazionale con rischio di criticità importanti a breve termine in numerose Regioni/PA italiane”. “È fondamentale – si legge nel report – che la popolazione rimanga a casa quando possibile e riduca tutte le occasioni di contatto con persone al di fuori del proprio nucleo abitativo che non siano strettamente necessarie”.

Da registrare, inoltre, un appello di cento scienziati, che si rivolgono al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e al capo del governo: “Come scienziati, ricercatori, professori universitari riteniamo doveroso ed urgente esprimere la nostra più viva preoccupazione in merito alla fase attuale di diffusione della pandemia da Covid-19”, scrivono i ricercatori, riferendosi alle stime diffuse dal fisico Giorgio Parisi, secondo le quali il raddoppio nei decessi che si sta osservando ogni settimana potrebbe portare in breve a 400-500 morti al giorno.

I ricercatori condividono la proposta di Parisi di “assumere provvedimenti stringenti e drastici nei prossimi due o tre giorni” e “il necessario contemperamento delle esigenze dell’economia e della tutela dei posti di lavoro con quelle del contenimento della diffusione del contagio deve ora lasciar spazio alla pressante esigenza di salvaguardare il diritto alla salute individuale e collettiva sancito nell’art. 32 della Carta costituzionale come inviolabile”. “Prendere misure efficaci adesso serve proprio per salvare l’economia e i posti di lavoro”, si legge nell’appello dei ricercatori. “La salvaguardia dei posti di lavoro, delle attività imprenditoriali e industriali, esercizi commerciali, e le altre attività verrebbero del resto ad essere anch’esse inevitabilmente pregiudicate all’esito di un dilagare fuori controllo della pandemia che si protraesse per molti mesi”. Secondo i ricercatori “più tempo si aspetta, più le misure che si prenderanno dovranno essere dure, durare più a lungo, producendo quindi un impatto economico maggiore. E’ per questo che il contagio va fermato ora, con misure adeguate, ed è per questo che chiediamo di intervenire ora in modo adeguato, nel rispetto delle garanzie costituzionali, ma nella piena salvaguardia della salute dei cittadini, che va di pari passo ed è anch’essa necessaria e funzionale al benessere economico”.

I numeri di oggi in Italia

Continuano a salire i contagi per Covid in Italia: secondo il bollettino del ministero della Salute l’incremento nelle ultime 24 ore è di 19.143, individuati con 182.032 tamponi, il numero più alto dall’inizio dell’emergenza. Il totale dei contagiati – comprese vittime e guariti – sale a 484.869. In calo invece l’incremento delle vittime, 91 in un giorno (ieri erano 136) che portano il totale a oltre 37mila (37.059).

Su 6.628 posti di terapia intensiva oggi disponibili in Italia il 15% è occupato da pazienti Covid, percentuale che scende all’11% se si considerano anche gli ulteriori 1.660 posti letto attivabili con i ventilatori che sono già stati distribuiti alle regioni. Il dato è contenuto nel report settimanale del Commissario straordinario per l’emergenza Domenico Arcuri dal quale emerge che la regione con la percentuale più alta di pazienti in terapia intensiva – rispetto ai posti a disposizione – è l’Umbria, che ha un tasso di occupazione al 27,85%. Subito dopo c’è la Campania (21,71%) e la Sardegna (20,69%). In Lombardia la percentuale è al 15,69% mentre il tasso più basso si registra in provincia di Trento, con l’1,96%.