Il palermitano Gaetano Armao si candida al Senato nel collegio plurinominale della Sicilia orientale. A Messina, Catania e Siracusa. Un mini-paracadutato. L’assessore dei cinque esercizi provvisori, delle Finanziarie di cartone, delle norme impugnate, delle sberle della Corte dei Conti, è secondo alle spalle di Anna Maria Parente. Difficilmente potrà ambire a un seggio. La sua è una candidatura di servizio.

E’ così che hanno deciso Carlo Calenda e Matteo Renzi. La presenza di Armao, vicegovernatore uscente (e tuttora in carica) di un esecutivo regionale di centro-destra (o destra-centro, che suona meglio), di per sé contraddice lo slogan “Italia, sul serio”, marchio di fabbrica del Terzo polo. Macché importa. Armao, in questa campagna elettorale, è funzionale al tentativo di spaccare il centrodestra. Magari puntando su sacche di scontenti che provengono dalla vandea musumeciana (è un caso che il presidente della Regione lo tenga ancora in giunta nonostante le posizioni assunte di recente?) o da Forza Italia.

Ma alla corte di Armao, che è candidato (pure) alla presidenza della Regione contro Schifani, si muovono altri personaggi di rango. A partire da un altro ex forzista, Giuseppe Castiglione, che rientra in politica dopo essersi occupato della coltivazione di cannabis. E’ capolista nel collegio proporzionale di Catania per la Camera dei Deputati. Il ras di Bronte, imparentato con l’attuale sindaco, l’eterno Pino Firrarello, ha spiegato qualche giorno fa a ‘La Sicilia’ che “per rafforzare la posizione dell’Italia nel panorama internazionale, non possiamo consegnare i nostri voti all’estrema destra”.

Ma c’è di più. Il frontman del Terzo polo, in quota IV, è Davide Faraone: ex segretario del Pd, ma soprattutto anima delle battaglie per i diritti civili e per la tutela dei disabili. Che oggi si ritrova sotto lo stesso tetto di Armao. E’ capolista alla Camera nei due collegi proporzionali della Sicilia occidentale: “Io non ce la faccio a staccarmi dalla mia Sicilia, non ce la faccio a chiedere un sostegno in un luogo in cui apparirei come un alieno – ha scritto Faraone sui social -. Io vorrei essere votato nel quartiere Cruillas, dove ho frequentato la scuola elementare Vincenzo Vitale, in piazza Lampada della Fraternità, nel quartiere San Lorenzo, allo Zen dove ho cominciato a far politica. Nella mia città dove ho fatto il consigliere comunale. Nella Regione che mi ha eletto deputato regionale e nazionale successivamente”. Sarà accontentato. “E poi – ha aggiunto Faraone – voglio candidarmi nella regione in cui ho vinto, insieme a tante altre donne e uomini, le prime battaglie a favore delle persone con disabilità, per i diritti di tutti”, “nella Regione in cui i giovani continuano ad essere senza lavoro e sono costretti ad emigrare. Io la mia faccia la spendo qui, senza scappare, non emigro, lotto per la mia terra, che è mia, con i suoi pregi ed i suoi difetti”.

Ma alla Regione sosterrà la candidatura di Armao. Un politico senza ideali, che ha fatto la spola da un partito all’altro, che non conosce la gratitudine (nei confronti di Berlusconi e del suo partito che per cinque anni gli hanno regalato i galloni di vice-presidente), che non ha risanato i conti, che non ha rivelato le trame degli scandali (o presunti tali: come l’ultimo, all’Ente minerario), che non ha vigilato sulle partecipate. Un curriculum bello ricco, che non c’azzecca nulla con le battaglie di Faraone. Peccato.