Ora che la maggioranza dell’Assemblea lo ha messo sotto accusa; ora che Claudio Fava ha annunciato che l’Antimafia vorrà conoscere tutti i dettagli dello sporco affare, la password che prima non si trovava all’improvviso è saltata fuori come da un cilindro del prestigiatore. L’assessore all’Economia Gaetano Armao ha trovato il codice per accedere al server che contiene il censimento da 91 milioni di euro realizzato fra il 2007 e il 2009 da Sicilia Patrimonio Immobiliare. E’ stato il vice-governatore ad annunciarlo in pompa magna (“Ho detto che avrei risolto la questione e l’ho fatto”) a Sala d’Ercole, dove il Parlamento siciliano ieri s’è riunito per la discussione del “collegato” alla Finanziaria.

Il miracolo si è concretizzato. Appena una settimana fa, dopo dieci anni di mutismo pressoché totale, Armao spiegava che “la Regione ha acquisito il server ma, ad oggi non risulta disponibile la password per entrare nel documento. Abbiamo fatto un’intimazione alla proprietà, ma non è questo il contesto. Stiamo tutelando gli interessi dell’Amministrazione nel miglior modo possibile ma, ad oggi, questa banca dati non è direttamente disponibile e, comunque, trattandosi di valori immobiliari andrebbe certamente aggiornata”. Il mancato recupero della password, stando all’assessore, era dovuto al contenzioso in corso fra la Regione e l’avventuriero Ezio Bigotti (amministratore delegato di Sicilia Patrimonio Immobiliare, società da tempo in liquidazione) che, dalla realizzazione del censimento fin-qui-fantasma, ha portato a casa la bellezza di 91 milioni di euro che, per effetto dei due arbitrati in corso, potrebbero diventare 140.

Ezio Bigotti, imprenditore di Pinerolo, si trova tuttora ai domiciliari con l’accusa di corruzione (è indagato per le sentenze pilotate al Consiglio di Stato). Rappresenta il 25% in capo ai privati di Sicilia Patrimonio Immobiliare, ma è anche proprietario di alcune società (tra cui la Lady Mary II) con sede in Lussemburgo, noto paradiso fiscale. E’ lì che sono finiti i soldi pagati dalla Regione per la realizzazione della mappatura completa degli immobili. Una storiaccia che si trascina da anni ma – fatalmente – riesplosa durante la seduta di martedì 2 luglio a Sala d’Ercole. Quando il governo Musumeci, nel tentativo di “aggirare” l’ostacolo, ha proposto “una ricognizione straordinaria della situazione patrimoniale della Regione” di cui chiede conto la Corte dei Conti. E che, secondo il Governatore, andrebbe commissionata al dipartimento tecnico di palazzo d’Orleans e al Genio Civile. Il Movimento 5 Stelle, conscio del fatto che un censimento è stato realizzato, pagato a peso d’oro e mai reso pubblico, si è opposto, obbligando il governo a rivedere i pieni e riportare la norma in Prima commissione “per ulteriori approfondimenti”. Se ne parlerà la prossima settimana.

Nel frattempo, i deputati grillini Antonio De Luca e Nuccio Di Paola, hanno chiesto la convocazione di Armao in commissione regionale Antimafia. Il presidente Claudio Fava ha confermato che l’audizione del vice-governatore si terrà più avanti, al termine dell’indagine sul fallito attentato ai danni di Giuseppe Antoci, ex presidente del Parco dei Nebrodi, che dovrebbe terminare entro luglio. “Ben vengano le audizioni – aveva commentato Armao dopo la richiesta dei Cinque Stelle – così si avrà modo di illustrare le misure che abbiamo realizzato a tutela del patrimonio pubblico”.

Ma queste settimane – d’attesa – si sono già condite di dettagli intriganti. A partire dalle novità prospettate all’aula da Gaetano Armao, che dopo dieci anni è riuscito a “scardinare” il server all’interno del quale è contenuto il costosissimo censimento. Fino a otto giorni fa sembrava inaccessibile, ma è bastato pochissimo per ottenere il codice d’accesso (non è che qualcuno, superficialmente, l’aveva perso? O non sapeva della sua esistenza?). Non erano i due arbitrati in corso a ostruire la consultazione del database. O anche il contenzioso si è esaurito? Eventualmente, con quali esiti? Su questo, ne siamo certi, Armao riferirà in commissione Affari Istituzionali o di fronte all’Antimafia.

Per il momento l’assessore arranca e si accontenta delle spiegazioni più superficiali: “Inizialmente gli uffici avevano avuto qualche problema di verifica e di controllo. Fra il 17 e il 18 avremo il pieno accesso alla banca dati, come da impegno preso con l’Assemblea abbiamo risolto la questione. Qui non si vuole coprire nessuno. Voglio però ricordarvi che non è aggiornata e così voglio evidenziare che è quanto mai opportuna quella norma che avevamo sottoposto all’aula nella scorsa seduta. Rispetto al 2008-09 i valori immobiliari sono mutati e dunque vanno attualizzati”. Si rende cioè necessaria l’approvazione dell’articolo 11 del “collegato”, che comporterà una seconda ricognizione e nuovi costi. Ma che non cancellerà i benefici del censimento realizzato a suo tempo da Spi (ad esempio le planimetrie e l’attività tecnica, che sono già state svolte).

Restano sub-judice i 91 milioni pagati estero su un estero a un avventuriero, e i 49 potenziali che rischiano di fare la stessa fine. Dimenticarsene sarebbe un errore. “Se non fossimo intervenuti sulla questione – ha fatto notare Francesco Cappello, capogruppo del M5s – la questione della password sarebbe rimasta nel dimenticatoio. Spero si renda conto della gravità delle sue affermazioni”, ha detto rivolgendosi ad Armao. “Il Parlamento – ha concluso – non ha mai avuto il coraggio di affrontare questa vicenda fino in fondo”.

Armao, data la sua esperienza, non può non sapere a quale rischio va incontro. Fu la prova muscolare dell’attuale vice-governatore, da assessore al Bilancio del governo Lombardo, a stoppare nel 2010 i pagamenti nei confronti di Spi, che così decise di rivalersi. Il censimento, che inizialmente sarebbe dovuto costare all’ente 13 milioni, sbragò negli anni successivi, fino agli attuali 91. Ma lo stesso Armao, in passato, fu consulente e consigliere del Bigotti. E ora, su delega di Musumeci, si traveste da arbitro. In pieno conflitto di interesse. Per avere maggiori indizi e provare a risolvere il giallo, bisognerà attendere l’incontro in Prima commissione, in cui i grillini sono pronti a dare battaglia. “Non vorremmo che la Regione spenda altri soldi per avere chiaro il quadro aggiornato del patrimonio immobiliare – ha detto Di Paola – Noi siamo pronti alle barricate per evitare che ciò accada. I siciliani già hanno speso 90 milioni di euro. Quanto ha recuperato la Regione su nostra sollecitazione, deve divenire la base del censimento definitivo, ma senza alcun aggravio di spesa”. Non si presteranno all’insabbiamento del caso. C’è di mezzo uno spreco di denaro enorme su cui è impossibile transigere e alcune connessioni e responsabilità politiche che necessitano di essere svelate.

Fin qui sorprende, ma non troppo, il silenzio di Nello Musumeci, che nei mesi scorsi aveva invocato una “operazione verità sugli immobili”. Il governatore si è sempre tenuto alla larga dalle spine e anche sulla questione morale – il censimento lo è più di altre – non aveva proferito verbo finché non è stato “costretto” da un dibattito parlamentare. Ieri Musumeci, nel corso della seduta sul “collegato”, ha ribadito la necessità di realizzare un centro direzionale della Regione, a Palermo, che consentirebbe all’ente di risparmiare 39 milioni di euro che annualmente vengono corrisposti per gli affitti.

Ma a quel punto Di Paola, dei 5 Stelle, è tornato alla carica: “Io capisco il sogno di Musumeci, ma da dove arrivano questi numeri? Ad oggi la Regione non ha un censimento preciso di tutti gli immobili, né degli affitti che stiamo pagando. Come si fa un centro direzionale senza aver prima fatto un’analisi costi-benefici? Le operazioni immobiliari del governo Cuffaro furono fallimentari. Anche queste rischiano di diventarlo”. Di Paola, inoltre, ha tirato per la giacchetta il presidente della commissione Bilancio, Riccardo Savona, che nel 2010, nel medesimo ruolo, avviò una commissione d’inchiesta per svelare i traccheggi sul censimento fantasma: “Quali risultati ha prodotto?” ha chiesto il grillino. “Ce li ha la Guardia di Finanza” ha risposto il deputato di Forza Italia. In attesa di conoscere quali immobili possiede la Regione, e nonostante le riserve del Movimento 5 Stelle e di parte del Pd, l’aula ha approvato l’articolo 2 del “collegato”. Il centro direzionale si farà. Nei prossimi vent’anni e non si sa con quali soldi.