L’hanno sputacchiato da tutti i banchi dell’Ars. L’hanno spernacchiato soprattutto i suoi ex compagni di partito, quelli di Forza Italia, gli stessi che per assecondare un capriccio di Berlusconi, gli avevano consentito di diventare il braccio destro di Musumeci. Sono stati impietosi. Gli hanno rinfacciato di non avere saputo raggiungere un’intesa con lo Stato e hanno lasciato intendere che lui andava a Roma non per portare soldi alla Regione ma per scroccare al governo gialloverde un altro strapuntino di potere, magari un posto nel consiglio di amministrazione della Cassa di depositi e prestiti o la possibilità di ficcare la manina nel ricco affare della digitalizzazione. Povero bullo. Lo hanno bastonato per benino. Lui ha farfugliato due parole nel tentativo di spalmare le colpe su Musumeci ed è rimasto attaccato alla poltrona. Senza rossore e senza vergogna.