Grazie ai frequenti inciuci – come ad Agrigento – e al sistema del voto ponderato (che ha impedito una lettura intelligibile dell’esito delle urne), non è ancora chiaro chi abbia trionfato alle provinciali. Probabilmente nessuno. Men che meno il centrosinistra: il campo largo degli inizi, dove ogni parola fuori posto serviva a far saltare l’alleanza fra Pd e 5 Stelle, si è trasformata ne “L’alternativa”. “L’Alternativa c’è, e dentro le urne si è in parte palesata – ha detto il coordinatore regionale del Movimento, Nuccio Di Paola -. Il lavoro di oggi per le provinciali ha permesso di spaccare il centrodestra ovunque, specie a Enna e a Trapani dove è arrivata la vittoria, cosa che dimostra che per Schifani e le destre la strada si fa sempre più in salita”.

Se per Schifani le cose vanno male, per il centrosinistra, però, vanno addirittura peggio. E non è soltanto per il computo complessivo delle preferenze: appena 21 seggi conquistati contro gli 85 dei competitor. Bensì perché in posti come Agrigento il segretario regionale dem, Anthony Barbagallo, non ha riconosciuto la vittoria del suo stesso partito: “Il Pd non c’era, non ha raccolto le firme per la lista, non ha fatto scelte di natura politica. Chi si è candidato lo ha fatto a titolo personale”. Contro di lui il capogruppo all’Ars, Michele Catanzaro, che nella sua terra d’origine – travestendosi con l’abito del civismo – aveva preferito convergere sul sindaco di Aragona, Peppe Pendolino: assieme agli alleati del M5s, e ai rivali di Forza Italia e Mpa. Fattene una ragione, è stato il messaggio in codice per Barbagallo.

Si riparte, quindi, dalle macerie. Dal fatto di non riconoscere leader e leadership, dal fatto di sapersi divisi al di là di ogni ragionevole dubbio. Con un’aggravante: il commissario per la gestione della fase congressuale, l’emissario della Schlein Nico Stumpo, ha deciso di rinviare di una settimana il termine ultimo per la presentazione delle candidature per il congresso regionale e per i congressi provinciali. Gatta ci cova. Anche se per Stumpo il rinvio è sintomatico di alcune “contingenze” che si sarebbero palesate lungo il percorso: a partire dall’organizzazione del Primo maggio a Portella della Ginestra, passando per la commemorazione di Pio La Torre a Palermo.

A proposito, la sinistra è così irrilevante che nessuno degli oppositori politici – dal presidente della Regione Renato Schifani al massimo inquilino dell’Ars, il patriota Galvagno – si è recato all’evento di ieri (era il 43° anniversario), utile a conservare la memoria del barbaro omicidio dell’ex segretario regionale del Partito Comunista ad opera della mafia. Un gravissimo scivolone istituzionale sublimato però da questa inconsistenza della sinistra. Che non riesce più a parlare ai propri elettori, e non riesce a parlarsi al suo interno. Per la segreteria dem, che più volte negli anni di Barbagallo è andata incontro a possibili rovesci (fino al deprecabile episodio della rissa, qualche settimana fa, per i cavilli del regolamento), si è candidato pure il decano Antonello Cracolici. L’attuale presidente della commissione Antimafia del parlamento siciliano. Potrebbe essere lui a sfidare l’uscente senza passare dai gazebo. Il voto sarà riservato soltanto agli iscritti (una delle poche cose su cui convergono i “rivali”).

Fuori dal mondo Pd rimangono le timide illusioni dei Cinque Stelle di costringere il governo regionale a venire in aula, ovviamente per parlare dei mali della sanità: “Ci eravamo lamentati – dice il capogruppo Antonio De Luca – del fatto che in un primo momento questa seduta fosse stata fissata a fine aprile. Ci sembrava troppo tardi rispetto alle pessime notizie che rimbalzavano dalla cronaca, ora attendiamo l’annuncio dell’aula speciale per la prossima settimana. Sarà mantenuto l’impegno? O Schifani teme di far vedere che il re è nudo?”. E ancora: “È inaccettabile che ancora oggi, dopo oltre tre mesi, la poltrona del direttore generale dell’Asp di Palermo, la più grande della Sicilia, rimanga senza direttore generale. Si nomini subito il nuovo manager”. Ma sul piano politico non s’è mosso nulla rispetto al passato più recente. La più grande ambizione era quella di portare il sindaco di Gela Terenziano Di Stefano sulla poltrona di presidente della provincia di Caltanissetta, ma l’assalto è fallito.

Eppure i Cinque Stelle fingono di non vedere quanto sia grave questo distacco dalla realtà. Alle Amministrative non hanno più sfondato e anche nei test di maggiore caratura il gradimento cola a picco. Alla vigilia delle Regionali ‘22 si era liquefatta l’alleanza col Pd a causa dello scontro fra Enrico Letta, ai tempi segretario dem, e Giuseppe Conte. Pertanto venne ritirato l’appoggio alla Chinnici, che era risultata la più votata alle primarie. Oggi la questione si ripropone, dopo mesi di opposizione parlamentare in cui le due forze del centrosinistra hanno ceduto entrambe alla fantasia delle “mance”: “I primi mattoni dell’Alternativa alle destre – continua però Di Paola – li abbiamo messi oggi in alcune province, e questo in una tornata elettorale, riservata solo agli addetti ai lavori, che avrebbe dovuto favorire nettamente i partiti vicini alle amministrazioni in carica, che in Sicilia attualmente sono di netta predominanza di centrodestra. I prossimi mattoni, nel 2027, li metteranno direttamente i siciliani per costruire quanto questi anni di malgoverno hanno vergognosamente distrutto. Intanto mettiamo dentro le amministrazioni nuove sentinelle a supporto del percorso di cambiamento e, soprattutto, a tutela degli interessi dei siciliani”.

In attesa di capire che fine farà il rigore di Cateno De Luca e l’opposizione di Sud chiama Nord (che si bea per aver conquistato la maggioranza dei seggi in provincia di Messina, ma non ha ancora deciso da che parte stare: probabilmente con la destra e FdI), resta un ago nel pagliaio. Si chiama Controcorrente, il movimento populista e un po’ sbirresco dell’ex Iena Ismaele La Vardera. Il cui passatempo preferito resta la professione di prima: mettere a nudo i comportamenti disonorevoli di certi onorevoli (è accaduto prima con Auteri, poi con il senatore Pisano). Di politica, pochina. Anche se, dopo i recenti risultati delle provinciali, il giornalista-deputato ha rilanciato: “Come Controcorrente siamo felici di aver contribuito alla creazione della lista Alternativa che sta ottenendo importanti risultati in tutta l’Isola. Eravamo consapevoli che pur essendo nati da due mesi non era una nostra partita, soprattutto perché ad andare al voto non è stata la. Ad Enna e Trapani il fronte compatto porta a casa importante vittoria. Ad Agrigento però la vittoria non è del fronte progressista: siamo seri, non si vince con il sostegno di Lombardo e di Forza Italia, la vera Alternativa è altra cosa”. Quando lo capiranno i suoi alleati?