Il mondo ci guarda
Per farci arrossire/2

Solo un genio come Elvira Amata poteva concepire una risposta, così sapida e tagliente, alle preoccupazioni del New York Times sul futuro della nostra disperata Sicilia. L’assessora regionale al Turismo – punta di diamante di Fratelli d’Italia e fedelissima del Balilla – ha letto dei timori della stampa per i raccolti decimati dalla mancanza d’acqua e c’è passata sopra; ha letto delle paure degli animalisti per la moria degli allevamenti e non ha fatto una grinza; ma quando si è resa conto che il giornale americano paventava una fuga in massa dei turisti dalle città e dai borghi dove è purtroppo difficile farsi una doccia, allora è scattata sulla sedia e ha pronunciato una frase che i posteri scolpiranno con caratteri d’oro: “I turisti non si accorgono della siccità”. Parole..

Il mondo ci guarda
Per farci arrossire

Il mondo ci guarda e inorridisce. Per l’assenza e la strafottenza con la quale il governo della Regione affronta le emergenze che martirizzano la Sicilia. Dal New York Times al Guardian, i grandi giornali stranieri sono tutti lì a documentare i disastri: raccolti distrutti e turisti in fuga per la siccità; boschi inceneriti dagli incendi; allevatori che non hanno più un filo d’acqua per dissetare gli animali. E poi, come se non bastassero le scene da day after, l’immancabile scandalo raccontato da Gian Antonio Stella sul Corriere della sera: un disco party, con balli e luci psichedeliche, organizzato da una società privata al tempio di Selinunte. Uno sfregio. Ovviamente autorizzato dal direttore del parco archeologico, Felice Crescente, un agronomo nominato dall’assessore ai Beni culturali, Francesco Scarpinato, punta di diamante del..

Schifani, Dagnino
e i disastri di Armao

Certamente ci sarà giovedì all’Ars un deputato che avrà il coraggio di porre con la necessaria riverenza la seguente domanda al viceré della Regione feudale di Sicilia: “Scusi, signor presidente, ma il preparatissimo avvocato Dagnino, al quale lei sta per affidare il Bilancio, sarà un assessore intero o dimezzato come è stato, per quasi due anni, l’ineccepibile Marco Falcone?”. Domanda necessaria. Inderogabile. A Falcone, come si ricorderà, furono usurpati i poteri sul ricchissimo capitolo dei fondi europei e ceduti a Gaetano Armao, l’opaco avvocato d’affari che Schifani ha nominato suo consigliere personale con uno stipendio di sessantamila euro l’anno. Saranno restituiti quei poteri al bravo Dagnino, il cui compito principale – per un capriccio del destino – sarà proprio quello di tamponare con la Corte dei Conti i disastri compiuti..

Detti e contraddetti
del conducator Schifani

Ricordate l’autunno del ‘22? Per grazia ricevuta da Ignazio La Russa, il dimenticato Renato Schifani era stato appena eletto presidente della Regione. Dopo anni di oblio, rientrava finalmente sul palcoscenico della politica. Abbagliato dalle luci della ribalta e in preda a un’esaltazione dionisiaca, dettò le tavole della legge. E montò addirittura una selvaggia polemica con i patrioti sulla qualità primaria dei nuovi assessori: dovevano essere, innanzi tutto, deputati eletti dal popolo. E così dicendo fece traballare non poco le aspettative di Elena Pagana, bocciata persino nella sua Troina, e di Francesco Scarpinato, imposto dal Balilla come suo successore e servitore. La cosa finì come finì. Ma dopo meno di due anni, l’intrepido conducator di Palazzo d’Orleans ha cambiato radicalmente parere. Ora va pazzo per i tecnici non eletti dal popolo...

Povera Santuzza
tradita dai chierici

Avete letto la notizia dei carri di Santa Rosalia abbandonati e subito vandalizzati al Foro Italico di Palermo? Siamo già, per dirla con Julien Benda, al tradimento dei chierici. Che per lo scrittore francese erano gli intellettuali della sua epoca: accidiosi, smarriti, vigliacchi. Noi, immersi nella miseria delle cose siciliane, ci riferiamo a ben altri chierici: a quelli che, dall’alto dei palazzi municipali, hanno apparecchiato il Festino della Santuzza; a quelli che, con la banalissima scusa di propagandarlo all’estero, hanno sgraffignato il viaggio della loro vita: fino a New York e a Tokyo; a quelli che, col pretesto degli effetti speciali, hanno distribuito piccioli ai pagnottisti locali e ai marpioni venuti da fuori; a quelli che – finita la festa gabbato lo santo – hanno lasciato i carri alla mercé..

Lo spot senz’acqua
è un buco nell’acqua

I cronisti più addentro a Palazzo d’Orleans ci informano che Renato Schifani pensa a una serie di spot capaci di convertire i turisti dei cinque continenti a venire in Sicilia nonostante la siccità, gli incendi e la monnezza che ammorba città, borghi e strade. Non credete al catastrofismo dell’americana CNN o alle lagne elitarie dei giornali francesi perché la bellezza di quest’Isola vi stupirà comunque: sarà questo il messaggio. Servirà? Diciamolo: o gli spot saranno in grado di mostrare l’acqua che scorre regolarmente dai rubinetti e dalle docce di Agrigento, Selinunte o Palermo, altrimenti sarà difficile convincere i viaggiatori che qui si sta meglio della Spagna o della Grecia. Gli spot saranno certamente bellissimi. Ma se dentro non c’è un granello di verità, consegneranno al mondo l’immagine di una Sicilia..

Dopo la Santuzza
tocca a Schifani

Da quando Marina e Pier Silvio Berlusconi hanno fatto sapere di non essere più entusiasti di Antonio Tajani, di volere svecchiare Forza Italia e di volere allontanare i cacicchi sparsi lungo tutta la Penisola, in Sicilia si sono subito mobilitati campieri, sovrastanti, sondaggisti e famigli della Regia Regione Feudale accampata tra le mura di Palazzo d’Orleans. Tutti in difesa della statura del viceré Renato Schifani, incensato come l’eroico conducator che tiene in pugno il cielo e la terra, i berluscones di Forza Italia e i patrioti di Giorgia Meloni, le leve del governo e le poltrone del sottogoverno. Tutti a cantare i suoi trionfi elettorali. Tutti a sostenere che se Tajani è ancora il segretario del popolo azzurro il merito è del patto di ferro stretto col governatore della Sicilia...

La tragedia della siccità
in un bicchiere d’acqua

Poteva dirlo con parole semplici, pacate, ragionevoli: “Capisco i vostri problemi ma è meglio se ne discutiamo tutti insieme”. Invece Renato Schifani si è calato subito in testa l’elmetto ed è salito sul ring, pronto a un’altra sfida e a un altro anatema. Pronto, soprattutto, a dire e a ribadire che nella Regione feudale di Sicilia il solo padrone è lui: o bere o affogare. Il sindaco Lagalla e tutti gli altri amministratori sparsi nell’Isola se ne facciano una ragione. Che Schifani fosse un tragediatore di scuola napoletana – quella di Mario Merola, per intenderci – si sapeva da tempo. Ma ieri, con l’acido e rancoroso assalto all’Amap di Palermo, colpevole di volere fronteggiare la siccità con il razionamento, ha superato se stesso: ha inscenato la classica tragedia in un..

Perché questo Festino
non è piaciuto a Rosalia

L’eremita che alberga in una grotta di Monte Pellegrino ha fatto sapere che Santa Rosalia – con la quale si parlano da grotta a grotta – non ha gradito questo Festino. Molti esponenti politici, ha fatto notare la Vergine, hanno approfittato dei festeggiamenti per scopi che con la fede non hanno nulla a che vedere. Alcuni, con la scusa di presentare il programma, si sono fatti un bel viaggio all’estero: da New York a Tokyo. Altri hanno distribuito piccioli a fratelli, compari e pagnottisti. Altri ancora hanno approfittato della ricorrenza per tirarsi colpi negli stinchi. Pensate alla storia del sondaggio pubblicato alla vigilia delle celebrazioni per avvelenare quello che doveva essere, per il sindaco Lagalla, il giorno dell’abbraccio con il popolo di Palermo. Alla Santuzza, riferisce l’eremita, è sembrata una..

I numeri di Pitagora
e i sondaggi di Noto

Campieri e sovrastanti della Regione feudale di Sicilia vorrebbero farci credere che i sondaggi sono vangelo. E vorrebbero pure che prendessimo per oro colato il “Governance poll” diffuso ieri dal Sole24ore e che, all’improvviso, alza le quotazioni di Renato Schifani addirittura di un sei per cento. Saremmo pronti anche alle congratulazioni, ma c’è un ma. Il sondaggio è stato gestito da Antonino Noto. Che è un amico del governatore ed è stato un grande fornitore di servizi, ovviamente ben pagati, quando Schifani ricopriva la carica di presidente del Senato. “La proprietà dei numeri è la giustizia”, predicava Pitagora. Ma quando, nel pieno di uno scontro politico, scopri che Schifani guadagna consensi mentre il dirimpettaio Lagalla, sindaco di Palermo, scivola in fondo alla classifica, ti assale il sospetto che non sempre..

Gerenza

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