C’è chi muore di sete
e chi gioca col comma

La Sicilia avvampa di sete ma il presidente della Regione va negli uffici della Webuild, il colosso delle costruzioni che vuole aggiudicarsi l’appalto del Ponte sullo Stretto, per festeggiare l’assunzione dei primi operai. Una genuflessione gratuita, forse inopportuna, certamente propagandistica. In Sicilia ci sono già – il dato è del Sole 24Ore – due milioni di abitanti costretti a fare ogni giorno i conti con una siccità che divora i raccolti e spinge gli allevatori a macellare le bestie. E i sindacati confederali, per dare un segnale che esistono, che fanno? Mobilitano le donne contro un disegno legge, in discussione all’Ars, che minaccia di ridurre la presenza femminile nelle giunte comunali. La sete c’è ed è un’immane tragedia; ma Cgil, Cisl e Uil parlano d’altro e mandano la gente in..

Miracolo: s’è svegliato
il gruppo di Forza Italia

Sursum corda, in alto i cuori. Il gruppo di Forza Italia all’Ars, che sembrava spento, non solo respira ma sembra pure capace di attizzare una polemica. Il terreno di scontro, manco a dirlo, è la sanità. Un ricco feudo che il viceré Schifani ha promesso almeno a quattro pretendenti, arroventando ambizioni e risse di ogni genere. Tra i giocatori più incalliti ci sono due deputati agrigentini: Margherita La Rocca Ruvolo e Riccardo Gallo Afflitto. I quali, per farsi spazio, hanno deciso di demolire Salvatore Iacolino, direttore della Programmazione, ma senza mai sfiorare l’assessore Giovanna Volo, tanto cara a Schifani. Ed è sul nome di Iacolino che è esplosa la polemica. Con un’intervista a Repubblica, ieri è sceso in campo Nicola D’Agostino, potente deputato catanese, che invece difende a spada tratta..

Tempi fortunati
per i vice viceré

Luca Sammartino è stato rinviato a giudizio per corruzione e di conseguenza non potrà riprendersi l’assessorato che aveva amministrato per oltre un anno. L’Agricoltura resterà dunque nelle mani del professore Salvatore Barbagallo, chiamato al governo in nome e per conto di Sammartino, interdetto dai pubblici uffici già nella prima fase dell’inchiesta. Il rinvio a giudizio, deciso ieri dal gup di Catania, di fatto stabilizza Barbagallo che da precario passa, come si suole dire, a tempo indeterminato. Nella Regione feudale di Renato Schifani soffia buon vento per i sostituti. Tra i fortunati, oltre a Barbagallo, c’è l’avvocato Alessandro Dagnino, nominato assessore al Bilancio in sostituzione di uno – uno qualunque – dei tredici deputati di Forza Italia, costretti dal governatore a vivere nell’inedia e nel silenzio, senza incarichi di governo né..

Massimo, fuori gioco
il pagnottista di Schifani

Teatro Massimo. Il pagnottista, per il quale Renato Schifani ha tanto traccheggiato, è definitivamente fuori gioco. Parliamo di Andrea Peria. Il quale, dopo avere occupato illegittimamente per circa un anno la sovrintendenza dell’Orchestra sinfonica, voleva addirittura acquartierarsi al vertice del più importante teatro lirico della Sicilia. Ma i nodi sono venuti al pettine. La Corte dei Conti ha chiesto che Peria restituisca gli stipendi riscossi senza averne i titoli dall’Orchestra sinfonica. L’iniziativa della magistratura contabile, oltre a ridimensionare l’invadenza del presidente della Regione, restituisce agibilità al sindaco Lagalla, che presiede il Consiglio d’indirizzo del Massimo, e finisce anche per agevolare il compito del ministro Giuli, al quale spetta l’ultima parola sulla nomina del sovrintendente. La stagione dei pagnottisti sembra tramontata.

Caro ministro Giuli
liberaci dai pagnottisti

Non gli è bastato il disastro dell’Orchestra Sinfonica, allo sbando da oltre due anni. E non lo appaga nemmeno la sfacciataggine con la quale continua a designare, per gli incarichi di sottogoverno, i riccastri che gli organizzano le feste. Ora Renato Schifani teme di perdere la partita del Teatro Massimo e, per tutelare la sua parrocchietta, ha lanciato un avvertimento al neo ministro della Cultura, Alessandro Giuli. “Non accetteremo decisioni calate dall’alto”, ha dichiarato. E se Giuli, cui spetta l’ultima parola, designasse per la sovrintendenza del Massimo un Riccardo Muti o un’altra stella del firmamento musicale? Schifani punterebbe comunque i piedi. Perché il presidente della Regione traccheggia da mesi per piazzare in quel posto Andrea Peria, un pagnottista del suo cerchio magico. Ovviamente fedele, docile e molto sensibile alle ragioni..

Il detto e il non detto
nella notte degli azzurri

Chi crede più nei comunicati stampa? Nessuno: sarebbe come credere che da una pietra, all’improvviso, possa sgorgare sangue; o, più felicemente, sangue e latte. Leggete bene la nota con la quale Forza Italia racconta l’incontro tra il presidente della Regione e il gruppo parlamentare dell’Ars. Ci troverete semplicemente il lungo monologo col quale Schifani ha esposto i successi, chiamiamoli così, ottenuti in due anni di governo. Mentre sarebbe stato interessante sapere se almeno uno dei tredici deputati azzurri ha trovato il coraggio di scoperchiare il pentolone dei mugugni e di contestare al governatore il fatto che lui, per due anni, ha puntualmente ignorato le istanze del gruppo: ha distribuito gli assessorati ai suoi tecnici di fiducia e il sottogoverno ai riccastri che gli organizzano le feste. Se questi nodi non..

Non accadeva neppure
nella corrotta Bisanzio

La legge contro il crack si poteva scrivere in due giorni e approvare nel giro di una settimana: la chiedeva un esercito di vite bruciate, la invocava con forza l’arcivescovo di Palermo, erano d’accordo tutti i gruppi politici. Ma la Regione, si sa, non è fatta per risolvere i problemi. All’apparenza è una macchina ricca e lussuosa: una Rolls-Royce. Ma con un problema: ha il motore fuso. L’Assemblea regionale non cava un ragno dal buco e Palazzo d’Orleans non sa più pensare a una norma che non sia una torta da spartire. Poi ci sono i capricci e gli spagnolismi di un taglianastri come Renato Schifani. Dopo un anno la legge contro il crack sembrava già pronta ma la fumata bianca è dovuta slittare di un giorno perché il governatore..

Una strigliata d’amore
per il Trapani calcio

Le strigliate di Renato Schifani non fanno più notizia: sono un tributo che il presidente paga al teatrino della politica. Ma ieri forse ha esagerato un po’. Ha letto dei 191 passeggeri di un volo Ryanair costretti a dormire per terra all’aeroporto di Trapani e si è inalberato. Tra i passeggeri abbandonati dalla compagnia aerea c’erano i giocatori della Juventus NG che nel pomeriggio avevano disputato la partita col Trapani Calcio. Valerio Antonini, patron della squadra di casa, ha avvertito l’imbarazzo ed ha ricordato che lui, mesi fa, si era detto disponibile a privatizzare lo scalo. Schifani ha colto il messaggio e ha convocato il presidente di Airgest per la strigliatura di rito. Un colpo di teatro. Quando si tratta del Trapani Calcio, il governatore non bada a spese e..

L’articolo della Trattativa
applicato agli ex amanti

Toh, chi si rivede: un articolo del codice penale che credevamo sepolto dalla storia e dalle risate di chi ancora crede nello stato di diritto. E’ il “338”. Che prevede “violenza o minaccia a un corpo politico dello Stato”. Lo avevano tirato fuori dodici anni fa alcuni magistrati palermitani – i cosiddetti magistrati coraggiosi – che con l’allegro romanzo della Trattativa volevano incastrare, oltre ai più sanguinari boss di Cosa Nostra, anche alcuni alti ufficiali del Ros, il raggruppamento operativo dei carabinieri. Lo ha rispolverato ieri la procura di Roma nel tentativo di venire a capo di un altro romanzo, addirittura più greve e scollacciato: quello che vede ormai contrapposti l’ex ministro Gennaro Sangiuliano e l’influencer Maria Rosaria Boccia. Segno che il “338”, più che a complicate questioni di mafia,..

Una sala vuota
per Totò Schillaci

L’assessore al Turismo, Elvira Amata, poteva scegliere un decoroso silenzio, invece ha voluto piritolleggiare anche su Totò Schillaci. E piritolleggiando ha fatto sapere che al grande calciatore appena scomparso l’assessorato intesterà la “sala delle decisioni”. Un annuncio roboante, ampolloso, addirittura pretenzioso. Resta però in piedi una domanda: quali decisioni verranno prese nella “Sala Schillaci”? Certo, l’assessore Amata deciderà personalmente a chi assegnare i contributi per la sagra del peperoncino o per la festa del Santo Patrono. Ma le decisioni importanti – quelle che muovono milioni di euro: ricordate lo scandalo SeeSicily? – non vengono prese in via Notarbartolo. Il piatto ricco lo amministra direttamente la “corrente turistica” che fa capo al Balilla e ai gerarchi romani. La sala resterà chiusa, lo spirito di Schillaci potrà riposare in pace.

Gerenza

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