Da ora in poi chiamatelo
governo Armao-Schifani

Si completano e si integrano. Il presidente ha difficoltà a relazionarsi e se gli frulla in testa il sospetto che ad una cena o a un ricevimento possa esserci una persona a lui sgradita, respinge l’invito e manda tutto a carte quarantotto. L’altro invece vive di relazioni, anche le più avventate. E’ un avvocato d’affari e come tale ha dispensato consigli e consulenze anche agli avventurieri più spregiudicati: da Stefano Ricucci, quello dei “furbetti del quartierino”, a Ezio Bigotti il magliaro che, con un censimento farlocco dei beni immobiliari della Regione, ha intascato cento milioni di euro finiti in un paradiso fiscale del Lussemburgo. Ricordate il frammento 553 dei Pensieri di Pascal? “Tu non mi cercheresti se non mi avessi già trovato”. I due si sono ritrovati e impadroniti della..

Il cortigiano impenitente
di Palazzo d’Orleans

Ma potrà mai quel capriccioso reuccio di Palazzo d’Orleans perdonare Tommaso Dragotto, il vulcanico imprenditore che ha fatto grande Sicily by Car ma che da anni non azzecca più una sola mossa? Si è candidato a sindaco di Palermo ed ha toppato. Si è proposto per il vertice di Sicindustria e l’hanno mandato a quel paese. E quando ha tentato di prendere posto nel cerchio magico di Renato Schifani ha combinato non uno ma due pateracchi. Si è fatto nominare presidente dell’Irfis senza che le carte fossero a posto e si è dovuto dimettere di gran fretta. Un mese dopo, per rimediare, ha invitato il governatore all’inaugurazione di una sua villa: gli ha promesso di riceverlo con la banda, gli ha apparecchiato il bacio della pantofola, ma ha dimenticato di..

E la giunta invocò
lo psicologo di base

Finalmente un colpo d’ala. Gli assessori regionali hanno deciso di abbandonare la la sonnacchiosa palude del dolce far niente e di sottoporre immediatamente al voto dell’Ars la legge che istituisce lo psicologo di base. L’hanno fatto in autotutela. Si sono resi conto che nei palazzi della politica si aggira un personaggio che si crede un re e che, dopo le elezioni di settembre, è cambiato di faccia e di umore. Era un placido pensionato ma l’impatto col potere lo ha trasformato in un tirannuccio da avanspettacolo: sospettoso, permaloso, rancoroso, livoroso. Organizzare una cena, un ricevimento o l’inaugurazione di una villa è diventato un problema anche per i leccaculisti che gli apparecchiano il bacio della pantofola. Lui controlla preventivamente la lista degli invitati e se avvista un nome che lo disturba..

Tre stelle di legalità
su Palazzo d’Orleans

Tacciano i moralisti che gli rinfacciano di essere imputato in uno stralcio del processo Montante. E tacciano quei fanatici che rimproverano a Renato Schifani un debole impegno nel contrasto a Cosa Nostra. Il presidente della Regione è un apostolo della legalità. E per dimostrarlo basta ricordare che nel vasto mondo delle sue amicizie brillano tre stelle della magistratura: Anna Palma, vice procuratore generale di Palermo, che è stata suo capo di gabinetto al Senato; Caterina Chinnici, da poco transitata dal Pd a Forza Italia; e Giusy Bartolozzi, vice capo di gabinetto di Carlo Nordio, ministro di Giustizia. Un rapporto mai invasivo quello che Schifani mantiene con loro. Più diretto il legame con i rispettivi mariti. Si pensi all’avvocato Armao, compagno della Bartolozzi: il governatore lo ha appena inserito tra i..

Gli smemorati santoni
dell’antimafia chiodata

Ora che la Cassazione ha scritto la parola fine sulla boiata pazzesca della Trattativa, i più ardimentosi santoni dell’antimafia si strappano le vesti per Chiara Colosimo, la deputata di Fratelli d’Italia che, secondo le indicazioni della maggioranza, andrà a presiedere quella Commissione parlamentare d’inchiesta che da sessant’anni e passa cerca di capire come contrastare al meglio, sul terreno sociale e politico, l’invadenza dei boss e le trame delle cosche. La accusano di avere partecipato qualche anno fa a un incontro, sui problemi del carcere, promosso dall’associazione dell’ex Nar Ciavardini. Sinceramente non so quale sia la caratura antimafia di Chiara Colosimo. So per certo che molti dei santoni scandalizzati dalla sua presenza, hanno abbracciato e baciucchiato, per la gloria della boiata pazzesca, i più spregiudicati pentiti e pataccari di Cosa Nostra.

Ci sono Douglas e Depp
però manca Scarpinato

Perdonategli pure il disastro della sanità e di tutto ciò che non funziona in Sicilia. Perdonategli, se volete, anche gli scatti d’ira o i rigurgiti di rancore che lo rendono comunque un presidente della Regione unico nel suo genere. Perdonategli anche la magnificenza con la quale ha assegnato un vitalizio ai suoi amici del cuore, Gaetano Armao e Simona Vicari. Ma non perdonategli quel no alla passerella di Cannes. Schifani, perché l’hai fatto? Sul tappeto rosso della Croisette sfilano in questi giorni i divi del cinema. C’è Michael Douglas che ritira la Palma d’Oro alla carriera e c’è Johnny Depp che si gode gli applausi per la sua interpretazione di Luigi XV. Ma tra tante celebrità – diciamolo – manca il maresciallo Francesco Scarpinato, l’assessore che tutti noi avremmo voluto..

Nonostante tutto c’è
un filo di speranza

Un precipizio, una voragine, un abisso, un buco nero: come chiameremo la sanità siciliana in mano all’assessore Giovanna Volo? Nessuna parola rende le dimensioni di questo disastro politico e sociale. L’unico filo di speranza si chiama Salvatore Iacolino, un tecnico di grande esperienza e competenza che si è appena insediato al vertice di piazza Ottavio Ziino col compito di colmare un vuoto divenuto ormai allarmante. Lo aspettano prove non facili. La prima riguarda le Asp. Riuscirà il nuovo responsabile della Pianificazione Strategica a smontare i metodi clientelari – mafioseschi, stavo per dire – con i quali vengono governate le più importanti Aziende sanitarie? Ci sono manager che si comportano come i campieri dei vecchi feudi baronali. Hanno in cassa i soldi ma non pagano né i medici né i fornitori...

Un sommo poeta
per Palazzo d’Orleans

Non bastano le parole inamidate che le volpi argentate di Palazzo d’Orleans sussurrano ai giornali per dire che la disfida tra il presidente dell’Ars e il presidente della Regione è stata vinta da quest’ultimo, da Renato Schifani. La vittoria è stata fulgida e perciò non può restare senza un’ode, senza un verso scolpito a lettere d’oro. Aureo dies signanda lapillo. Qui serve un poeta, e noi l’abbiamo. E’ sceso direttamente dal Parnaso e si è posato su Rai Sicilia per celebrare da par suo l’impresa del Messina Calcio. Gli rubiamo le parole. Di fronte al trionfo di Schifani “sgorgano di gioia le ghiandole lacrimali”. Il presidente della Regione ha “scacciato la bruma cinerea di un pari fatale” e ha agguantato la vittoria “quando la contesa sbozzava muschio sul nulla di..

Il Golia sovrastimato
di Palazzo d’Orleans

Per sette mesi si è gonfiato il petto, manco fosse il re di tutte le terre di Sicilia, e si è cinto il capo con una corona che gli desse un’investitura napoleonica: “Dio me l’ha data, guai a chi me la toglie”. Per sette mesi ha creduto di governare il partito come una chiesa dove l’unica messa cantata fosse la sua; ma una chiesa molto misericordiosa con gli infedeli, con i reprobi, con gli spergiuri e con chiunque gli baciasse la pantofola. Per sette mesi ha recitato la parte del Golia davanti al quale fuggivano gli eserciti. Ma all’improvviso arrivò un piccolo Davide – al secolo Gaetano Galvagno, 38 anni, presidente dell’Ars – che, con un colpo di fionda, ha abbattuto il gigante, ha fatto volare la corona e ha..

Così parlò Schifani
di ritorno da Anagni

Potremmo chiamarlo lo schiaffo di Anagni, ma obiettivamente Gaetano Galvagno non è Giacomo Colonna, detto Sciarra, e Renato Schifani non è Bonifacio VIII, il papa che, preso di mira dal re di Francia, aveva trovato rifugio nella piccola città del Lazio. Ma lo schiaffo c’è stato. Ed ha fatto rumore. Lo dimostra il fatto che Schifani, dopo il severo richiamo del presidente dell’Ars, non si è ancora ripreso. Balbetta, farfuglia, dice cose, cerca capri espiatori, promette verifiche e tagliandi, ma sostanzialmente non sa come nascondere la propria inefficienza di governatore della Sicilia e la totale inconsistenza della sua giunta. Leggete l’intervista che ha rilasciato a Livesicilia. Vi accorgerete che ogni risposta è avvolta nel borotalco del politichese. O, se preferite, nella cipria di chi ha bisogno di velare il rossore..

Gerenza

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