Dal nostro inviato
sul fronte operativo

Abbiamo tanto parlato di sanità – del suo sfascio e delle sue disperazioni – che mi è venuta voglia, come si addice a un vecchio cronista, di mollare per alcuni giorni carta e penna, di ricoverarmi in un ospedale, di sottopormi a un intervento chirurgico e di vedere l’effetto che fa. E sì. Basta con la narrazione di esperienze che non ci appartengono. Voglio avvertire il brivido arcano del bisturi che, serpigno, si ingrotta nel mio corpo, tra le stelle filanti delle flebo e le luci colorate dei monitor; voglio assaporare la soave apnea dell’anestesia – una discesa negli inferi blandi delle paure – e poi vivere il momento stridulo del risveglio e il lento ritorno alla percezione, anche se punteggiata da mille dolori. Fidatevi. Per una settimana non leggerete..

Sanità, dalla Sicilia
un urlo: “Fate presto”

C’è lo sfascio di Villa Sofia, dove i poveri cristi vengono lasciati morire sulle barelle abbandonate nei corridoi e c’è lo scandalo del Policlinico, dove una cricca di furbetti e mascalzoni truccava le liste di attesa. C’è un vuoto di potere all’Asp di Palermo – la più grande, la più ricca e la più sgangherata della Sicilia – e c’è il cappio che il ministro Orazio Schillaci, meloniano di ferro, ha stretto, con le nuove tariffe, al collo degli specialisti e dei laboratori convenzionati. Per la sanità che cade a pezzi - bisogna riconoscerlo - non mancano le mobilitazioni e gli impegni della politica regionale: governo e opposizioni formulano promesse e lanciano proclami, ma la luce in fondo al tunnel ancora non si intravede. La situazione è al collasso. Non c’è..

Un gioco politico
ad altissimo rischio

Si fa presto a dire: magistratura. E la destra ha fatto presto, troppo presto a scatenare una guerra senza quartiere contro i pubblici ministeri che aprono inchieste, giuste o sbagliate poco importa. Certo, le persecuzioni giudiziarie non si contano e la politicizzazione dell’azione penale è stato un vergognoso show-down che per vent’anni ha accompagnato la vita, le imprese e i governi di Silvio Berlusconi. Tutto vero. Ma è altrettanto vero che sul brutto affare del torturatore libico riportato dolcemente a casa, ci sono state opacità e negligenze che l’opinione pubblica non può ignorare e che Giorgia Meloni non può cancellare con un attacco indiscriminato al sistema giudiziario. Finirebbe per buttare con l’acqua sporca anche il bambino. L’Italia, piaccia o no ai sovranisti di Palazzo Chigi, ha ancora bisogno di un..

L’ente, morto, è risorto
Miracolo del pagnottista

L’Esa, l’ente che tutti noi credevamo morto, è appena risorto. Il miracolo è avvenuto sul giornaletto di Maurizio Scaglione, il super pagnottista che in due anni ha ottenuto dalla Regione affidamenti diretti per oltre mezzo milione di euro. Sotto un vistoso titolo di prima pagina, corredato dalle foto di rito, appare un articolo debordante ove si narrano le eccelse e meritorie imprese del commissario Carlo Turriciano. Il quale – “dietro impulso”, va da sé, dell’assessore all’Agricoltura, Salvatore Barbagallo – ha messo in sicurezza, sui tre angoli della Sicilia, canali e corsi fluviali trascurati da chissà quanti anni. Scaglione, da par suo, riveste la cronaca con i toni ampollosi e salivosi dell’epopea. Un dettaglio non trascurabile. Lascia spazio al dubbio che, dalla resurrezione dell’Esa, il super pagnottista ci abbia ricavato un’altra..

Due svarioni che Giorgia
poteva e doveva evitare

Giorgia Meloni, ha tutto il diritto di rivendicare le proprie ragioni. Ma perché delegittimare – sfregiare, stavo per dire – un procuratore della Repubblica equilibrato e per niente fanatico come Francesco Lo Voi? Nella piccata difesa televisiva, consegnata ai social e puntualmente ripresa da tutti i tg, la presidente del Consiglio sbeffeggia anche l’avvocato Luigi Li Gotti, autore della denuncia sui tanti misteri legati al rimpatrio del torturatore libico Osama Njeem Almasri. Ma nella foga, chiamiamola così, della sua controreplica dimentica di dire che il suo accusatore ha una storia politica vissuta dentro il Msi. Gli rinfaccia solo di avere difeso i più importanti pentiti di mafia e di essere un uomo “di sinistra” in quanto è stato anche sottosegretario del governo Prodi. Due svarioni che, con un contegno più..

L’indecente bivacco
di Palazzo dei Normanni

Vivono in un palazzo dorato, un tempo abitato dai principi e dai re. Sono avvolti da una storia di magnificenze. Sono ricoperti di denaro e di privilegi. Ma i settanta deputati dell’Assemblea regionale non fanno altro che bivaccare tra Sala d’Ercole e il cortile Maqueda. Hanno perso il lume della politica. E anche della decenza. Non intercettano più i bisogni della società e non riescono a incardinare una sola riforma degna di questo nome. Sono allo sbando. Le emergenze della Sicilia si fanno ogni giorno più pressanti ma chi se ne frega della siccità o della sanità? Loro, i settanta di Palazzo dei Normanni, vibrano soltanto quando ci sono da incassare le mance distribuite dal governo per imbambolare le opposizioni. Che aspetta il presidente Gaetano Galvagno a dichiarare pubblicamente il..

Sono retequattristi
o avanguardisti?

Più che retequattristi sembrano avanguardisti. Ovviamente non indossano né orbace né camicia nera ma ci sono dibattiti in cui sembrano stringere un pugnale tra i denti o un manganello tra le mani. “A chi Trump? A noi”. “A chi Musk? A noi”. Difendono la nuova destra, quella tecnologica che arriva impetuosa e straripante da Oltreoceano. E se nei talk-show incontrano un poveraccio che la pensa diversamente, insorgono col piglio dei picchiatori. Il conduttore, manco a dirlo, li lascia fare. E loro randellano con le armi della retorica più vetusta e più aggressiva: con l’irrisione, con gli sberleffi, persino con le faccine puntualmente inquadrate dal regista di turno per ridicolizzare e svilire, all’occhio del telespettatore, ogni argomento sostenuto dai malefici rossi della sinistra. Più che Musk o Trump o Giorgia Meloni..

Un sussulto di pudore
per il super pagnottista

Maurizio Scaglione – lo ricorderete – è il super pagnottista che in due anni ha ottenuto dalla Regione affidamenti per oltre mezzo milione di euro. Tutti con la banalissima scusa di garantire agli allocchi del Turismo o di Palazzo d’Orleans “una copertura mediatica” a prova di bomba. Per accreditarsi come “grande operatore della comunicazione” e collezionare incarichi dagli assessorati e dagli enti collegati alla Regione, il callido Scaglione ha utilizzato un giornaletto di sua proprietà che si definiva “indipendente nei fatti”. Un azzardo. Perché nel giornaletto trovavano spazio, con interviste tagliate su misura, gli stessi personaggi che consentivano al suo editore di rastrellare denaro pubblico. Ma in questi giorni, complice un restyling, la scritta “indipendente nei fatti” è scomparsa dalla testata. Anche i pagnottisti, ogni tanto, hanno un sussulto di..

Ma la Faraoni conosce
le strade della politica

La tentazione più scontata sarebbe quella di dire: esce un cartonato e al suo posto si insedia un altro cartonato. Oppure: esce una controfigura di Renato Schifani ed entra un’altra controfigura del medesimo presidente della Regione. Ma Daniela Faraoni, da ieri nuovo assessore alla Sanità, ha poco da spartire con Giovanna Volo, la “figura tecnica” che l’ha preceduta al vertice di Piazza Ottavio Ziino. E per capirlo basta dare uno sguardo alla geografia degli applausi che, al momento del giuramento, le forze politiche hanno tributato all’ex manager dell’Asp di Palermo. Perché, a differenza della Volo, la Faraoni è impastata con la politica: conosce uomini e cose, ha sempre trattato con i partiti e all’occorrenza ha cambiato pure cavallo e punti di riferimento. Ma non sempre le relazioni politiche sono fiori..

Da Washington
alla Noce di Palermo

Nel giorno in cui Donald Trump si insediava alla Casa Bianca e, tanto per gradire, annunciava la deportazione di milioni di migranti, Sergio Mattarella entrava in una scuola multietnica di Palermo – la De Amicis del quartiere Noce – per incontrare gli alunni vittime di un gratuito e squallido episodio di razzismo: “Voi siete una scuola che con la cultura, la lettura, la musica e tante altre iniziative di crescita culturale esprime i valori della convivenza”, ha detto il Capo dello Stato, rivolto particolarmente ai ragazzi – tutti italiani, ma nati da genitori ghanesi e mauriziani – che lo scorso novembre, davanti alla Feltrinelli di via Cavour, furono insultati da alcuni passanti. Non facevano del male a nessuno: raccoglievano soldi per l’acquisto di libri. L’America, si sa, è una grande..

Gerenza

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