Se basta la fuffa
per finire in gloria

Oddio quanti titoloni. L’Antitrust si è limitato ad aprire un’indagine per accertare se il caro voli è frutto di una indegna speculazione o di una sacrosanta legge di mercato. Un semplice atto dovuto, insomma. Che però è servito a Renato Schifani non solo per mascherare il flop delle sue martellanti sfuriate contro le compagnie aeree, ma anche per giganteggiare sulle prime pagine dei giornali di Sicilia. Il suo giubilo è riuscito a ottenere titoli a nove colonne, un’evidenza che un tempo si assegnava ai terremoti, allo scoppio di una guerra o alla conquista della luna. Il presidente della Regione non ha conquistato un bel niente: anche sotto questo Natale le tariffe restano purtroppo inavvicinabili. Ma, nella sua strampalata caccia alle mosche, gli è bastato sussurrare una parola di fuffa perché..

Ma ci sono pagelle
ancora da assegnare

Dopo avere letto le deliziose pagelline assegnate da “La Sicilia” ai dodici assessori che nel teatrino della Regione fanno da corona a Renato Schifani, a noi reprobi di “certa stampa” rimane un solo desiderio: leggere una seconda puntata della magnifica inchiesta. Non vediamo l’ora di conoscere i voti che il quotidiano catanese darà ai personaggi nascosti dietro le quinte di Palazzo d’Orleans. La cronaca insegna che, mentre sul boccascena il Capo Comico recita la parte del bravo presidente – circondato da soavi pagetti e madamine – nel retropalco si muovono cortigiani di più callida rozzezza. C’è il traffichino che da dieci anni macina affari e scemenze al solo scopo di farsi mantenere dal denaro pubblico; e ci sono i pagnottisti che vengono ricoperti d’oro perché, giorno dopo giorno, baciano con..

Non tutti i concerti
sono innocenti

Mettiamolo subito in chiaro. Noi di “certa stampa” siamo follemente innamorati della musica. Non ci perdiamo un concerto né un’opera lirica. Qui, in redazione, saltelliamo spesso tra la scrittura e l’arpeggio. L’altro giorno, in una pausa di lavoro, un nostro cronista, Costantino Muscarà, si è avventurato in una discettazione che ci ha commossi: è partito dall’Aria sulla Quarta Corda di Johann Sebastian Bach al solo scopo di incantarci con l’Adagetto di Gustav Mahler. Mentre un altro collega, Enrico Ciuni, ci ha tenuti inchiodati a un sublime confronto tra le Variazioni Goldberg e il “Molto allegro con fuoco” di Felix Mendelssohn. Non ci piace invece la musica di sottogoverno: quella finanziata dalla Regione per foraggiare pagnottisti, affaristi, dive ministeriali e tutte le faccette nere che in Sicilia si arricchiscono col gioco..

Amori e disamori
di un presidente

Renato chiama e Aeroitalia risponde. Avete visto con quanta velocità la compagnia aerea che tanto piace al presidente della Regione ha detto sì al piano, anzi ai milioni messi in palio da Palazzo d’Orleans per calmierare il caro voli e regalare un momento di felicità non solo ai siciliani che vogliono trascorrere le feste in famiglia, ma anche e soprattutto alle compagnie; in particolare alla più piccola e più fragile che, manco a dirlo, corrisponde a quella tanto amata dal governatore? E’ la politica, bellezza! Quando un ente – o un carrozzone – gli sta particolarmente a cuore, Renato Schifani non bada a spese: pioggia di soldi per l’Orchestra sinfonica, per Taormina Arte e per Aeroitalia. Ma quando bisogna pensare al calvario dei siciliani per una visita medica o per..

Milioni in regalo
alle compagnie aeree

Renato Schifani si gode gli applausi: per contrastare il caro voli ha messo sul piatto 28 milioni di euro e i giornali gli hanno subito dedicato la prima pagina. Noi di “certa stampa” sentiamo invece un brutto odore di bluff. Certo, bisognerà vedere come sarà congegnato il bando ma un dato è certo: resta intatta, per le compagnie, la libertà di aumentare le tariffe. E’ il mercato, bellezza! Bene. Facciamo un esempio. Prima dell’intervento di Schifani, il Santo Natale comportava un aumento dei biglietti non inferiore al 200 per cento. Da ora in poi le compagnie, furbissime, potranno decidere aumenti anche del 250 per cento. Il maggior costo sarà risarcito per il 25 per cento dalla Regione ma il grosso rimarrà comunque a carico del passeggero. Che verrà dissanguato come..

Si prepara la grande
abbuffata clientelare

Mancano solo i pacchi di pasta e le scarpe spaiate da consegnare in due tempi: una prima e l’altra dopo le elezioni. Renato Schifani ha preparato la Finanziaria del “magna magna”. E’ riuscito a polverizzare ottocento milioni in mille canali di spreco, di favori, di inciuci e di impegni presi solo per conquistare una manciata di voti alle elezioni europee del giugno 2024. Si avverte già l’odore della grande abbuffata. Gioiscono pagnottisti e galoppini: tutti destinati a un pascolo abusivo ma senza rischio di abigeato. Prima o poi, potete star certi, arriverà pure il sondaggio farlocco – confezionato, va da sé, dal noto sondaggista – che attribuisce a Forza Italia, il partito del presidente della Regione, almeno un 27 per cento. Sarà questione di giorni. L’agenzia di stampa, quella che..

La vendetta nascosta
tra le pieghe del comma

"Vendetta, tremenda vendetta". L’ha covata in seno per dieci giorni. Ha masticato amaro da quando ha saputo che Mister Nakajima, il magnate giapponese che per il proprio compleanno ha preso in affitto il Massimo e il Politeama, aveva invitato il sindaco Lagalla e non lui. E ha rosicato. Ma ieri, tra un comma e l’altro della legge di stabilità, ha dato finalmente sfogo ai propri risentimenti e ha inserito una norma – Art. 36, comma 8 – con la quale “si fa obbligo” agli enti gestori di emanare un regolamento sull’uso dei Teatri allo scopo di tutelarne il decoro e “le finalità culturali e artistiche”. Basta, dunque, con le platee trasformate in ristoranti. Basta con gli stucchi imbrattati dall’olio delle panelle. Ogni violazione sarà punita con la revoca dei finanziamenti...

Ma chi governa
l’infelice Palermo?

Più che assessori sembrano avventori. Siedono nella giunta comunale di Palermo ma sembrano finiti lì per caso. Prendete Carolina Varchi, punta di diamante di Fratelli d’Italia e baldanzosa vice del sindaco Lagalla. Dal 31 ottobre a oggi ha pubblicato su Facebook sette post. Sei dei quali dedicati all’epopea governativa di Giorgia Meloni e uno dedicato a Palermo, una città disperata che avrebbe bisogno di aiuto e di cure non più rinviabili. Oppure prendete Maurizio Carta, i cui titoli fanno tremare i polsi: è “assessore alla rigenerazione urbana, allo sviluppo urbanistico della città policentrica e alla mobilità sostenibile”, cioè al traffico. Ma avete visto i caos di via Crispi? E’ l’arteria, che fiancheggia il porto. E’ l’inferno quotidiano che impedisce ai palermitani di affacciarsi in quell’angolo di paradiso chiamato molo trapezoidale...

Il presidente
ritorna tra noi

Peccato che il magnate giapponese, dopo la grande festa che ha illuminato il Massimo e il Politeama, abbia deciso di lasciare Palermo e di raggiungere il Sol Levante. Peccato. Perché da oggi Renato Schifani uscirà dall’imbronciatura che per sette giorni lo ha tagliato fuori dal mondo e tornerà tra noi con le sue bizze e i suoi cattivi umori. Il mancato invito al faraonico compleanno di Mister Nakajima rimane una ferita difficile da rimarginare. Il presidente della Regione si è sentito tradito un po’ da tutti. Non solo dal sindaco Lagalla. Anche dai pagnottisti che lui ha insediato al vertice del Politeama e che non hanno saputo scombinare un evento dove lo spettacolo principale era, manco a dirlo, la sua assenza. Da oggi torna comunque al timone di Palazzo d’Orleans...

E’ in linea l’ambasciata
del Katonga: “Renado?”

Oggi su Livesicilia non c’è nemmeno un francobollino che racconti le sue imprese. Non c’è traccia di lui nemmeno tra le pagine del Giornale di Sicilia. Stranamente muta pure La Sicilia di Catania. Ma che succede a Renato Schifani? Da sei giorni il presidente della Regione non parla, non sussurra, non auspica, non rivendica, non tresca. Fonti confidenziali dicono che se ne sta a casa, chiuso in un angolo del ballatoio. Ingrugnito. La moglie lo invita a venir fuori e a sedersi a tavola ma lui non si scioglie: “Non ho fame”, ripete con voce affilata, malinconica e metallica. Il mancato invito del magnate giapponese lo ha segnato profondamente. In un’epoca dominata dai fuorionda e dagli scherzi telefonici può salvarlo solo una chiamata dell’ambasciatore del Katonga che lo invita come..

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