La verità del fatto
e la verità sulle colpe

Questa è la verità dei fatti: Renato Schifani ha vinto e Gianfranco Miccichè ha perso. Con le elezioni di settembre i rapporti di forza dentro il partito di Berlusconi si sono ribaltati: Schifani, già pensionato dalla politica, è risorto; mentre Miccichè – che con la guerra contro Fratelli d’Italia aveva già organizzato come meglio non poteva il suo suicidio politico – è stato costretto a chiudere la sua lunga stagione di splendori e strapotere: lo ha travolto l’inarrestabile treno dei risentimenti e dei rancori accumulati in quasi trent’anni da uomini e ominicchi che lui aveva reclutato e poi emarginato. Ieri è stato il giorno apofantico dell’ascensione e della perdizione, per dirla con Gesualdo Bufalino. Ma non ci sono né Giuda né Bruto, né traditori né congiurati, né colpe né peccati...

Personaggi e complici
di uno sporco affare

Il Balilla ha trovato rifugio alla Camera dei Deputati. Nella malaugurata ipotesi che lo sporco affare di Cannes dovesse avere conseguenze penali – le carte sono già nelle mani della Procura di Palermo – potrà sempre tentare, con l’immunità parlamentare, di allungare il brodo dell’inchiesta. Ma il noto Balilla non ha fatto tutto da solo. E’ stato ispirato e fiancheggiato da un suo fraternissimo amico: quel Nicola Tarantino che, malgré tout, continua a dominare la commissione incaricata di spartire tanti milioni tra i produttori di cinema che scelgono la Sicilia come sfondo per i film. Visto che non si dimette serve qualcuno che, per decenza istituzionale, lo accompagni alla porta. E poi c’è Renato Schifani, il donabbondio della politica, che senza rossore tiene all’interno della giunta gli assessori imposti, con..

Le bugie certificate
di uno sporco affare

Altro che scandalo. La sentenza del Tar sulla passerella di Cannes ci dice che il Balilla, per nascondere le responsabilità dello sporco affare, ha raccontato bugie. Ha detto che la scampagnata era stata finanziata con fondi europei e non era vero: i giudici hanno accertato che i due milioni consegnati all’avventuriero Patrick Nassogne per organizzare la faraonica festa, sono stati prelevati dal bilancio della Regione. Seconda menzogna: ha detto che l’incarico era stato assegnato con trattativa privata perché Nassogne aveva l’esclusiva su ciò che ruota attorno al festival del cinema e non era vero: bisognava dunque bandire una gara d’appalto. Toccherà alla procura valutare i risvolti penali della brutta faccenda. Ma il Balilla, con la sua faccia di bronzo, siede ancora in parlamento: lo protegge Francesco Lollobrigida, suo sodale e..

L’allegra confraterinta
dei Brancaleoni di Sicilia

Mi sa che l’immagine del Brancaleone di Sicilia non può essere appioppata solo a Renato Schifani, il presidente dei rancori e delle inconcludenze. Della compagnia fanno parte anche alcuni assessori. C’è Giovanna Volo: in tre mesi è riuscita a diventare il il simbolo del disastro Sanità. Poi c’è Elvira Amata: avrebbe potuto sbloccare l’ingorgo burocratico che affligge gli albergatori alla ricerca di un codice, il Cir, rilasciato dagli enti locali; avrebbe potuto avviare una riforma del Turismo, settore strategico per l’economia dell’isola. Invece si è limitata, fino a questo momento, a finanziare due faraoniche presenze – e vai con i milioni – alla Bit di Milano e a quella di Berlino. E c’è pure, va da sé, il maresciallo Scarpinato relegato, dopo il garbuglio su Cannes, ai Beni Culturali. E’..

I Brancaleoni di Sicilia
alla prova della verità

A quanto pare il fascicolo relativo a Tommaso Dragotto, 85 anni, nominato incautamente da Schifani presidente dell’Irfis, è approdato alla procura della Repubblica: pur di conquistare il vertice dell’istituto di credito, il patron di Sicily by Car aveva reso dichiarazioni un po’ azzardate. Poi, quando gli hanno fatto notare che in quel carteggio potevano esserci estremi di reato, l’aitante imprenditore se l’è data a gambe e ha infiocchettato la fuga con una bugia. Ha detto che si era dimesso perché preferiva dedicarsi all’espansione della sua azienda. Invece lo hanno dimesso e hanno inviato le carte in Procura. Vicenda conclusa? No. Il silenzio di Schifani di fatto ha avallato il bluff. Il presidente della Regione avrebbe dovuto informare l’opinione pubblica e non l’ha fatto. I Brancaleoni di Sicilia: sbagliano, impapocchiano e..

Così insabbiano
l’affare Dragotto

Ma com’è finita con Tommaso Dragotto, l’ottantatreenne al quale Renato Schifani, tra una cena e l’altra, aveva consegnato – incautamente, molto incautamente – la presidenza dell’Irfis? Il patron di Sicily by Car, si è dimesso in fretta e furia perché alcune carte relative alla sua nomina erano a dir poco ingarbugliate. Rischiosissime. Ma il presidente della Regione, con il suo silenzio ha lasciato credere che le dimissioni siano state frutto di una libera scelta dell’imprenditore. Una bugia. I Brancaleoni che regnano a Palazzo d’Orleans e i mandarini che pretendono di rappresentare l’opposizione a Palazzo dei Normanni hanno ingoiato la menzogna. La commissione antimafia, presieduta dal dem Antonello Cracolici, in linea con la strategia dell’inciucio, naviga nell’alto mare delle audizioni di prefetti e magistrati. Tutti recitano la commedia dell’insabbiamento.

Giornalisti
coraggiosi

Onore ai giornalisti parlamentari di Sicilia, agli eroici colleghi impegnati giorno e notte sul fronte caldo della politica regionale. Pensate: l’altro ieri, in nome della libertà di stampa, hanno dovuto fronteggiare la screanzata aggressione di Francesco Di Chiara, capo del Cerimoniale di Palazzo d’Orleans. Erano andati lì per ascoltare le parole borotalcate del presidente Schifani e l’impertinente funzionario li ha costretti, ex abrupto, a liberare il tavolo della sala Alessi sul quale avevano appoggiato i computer portatili. Uno sgarbo insopportabile. Davanti al quale è necessario però mantenere i nervi saldi. Non vorremmo che la stampa parlamentare si lasciasse prendere la mano dal risentimento e cominciasse a raccontare gli scandali – Ente Minerario, affare Dragotto, affare Blogitalia – dei quali non si è mai occupata. La coerenza è un valore irrinunciabile.

Dai cretini di sinistra
agli imbecilli di destra

Salvatore Merlo, vice direttore del Foglio, ieri ha dato sfogo alla sua dolce perfidia ed ha scritto un pezzo sui tanti imbecilli che affollano la corte di sua maestà Giorgia Meloni. Ricorda che alla nascita della Quinta Repubblica, un collaboratore di De Gaulle, sognando di cambiare per sempre la Francia, pare gli abbia detto: “Generale, adesso a morte tutti i coglioni”. Merlo elenca poi i guai che la stupidità dei fedelissimi – ministri e sottosegretari – ha procurato alla leader di Fratelli d’Italia e annota: “Lei si eleva, ma c’è sempre qualcuno che la tira giù”. Clemente e misericordioso, il vice direttore del Foglio non cita la schiera dei Brancaleoni di Sicilia: di quelli che hanno trasformato la Regione in un pantano, in un gioco a mosca cieca, in un..

Il reuccio si incorona
ed è festa in Sicilia

Nei laboratori di analisi e negli ambulatori convenzionati c’era, fino a ieri sera, tristezza e malinconia: per quattro giorni medici e infermieri avevano chiesto alla Regione di onorare la sanità privata e avevano ricevuto solo calci in faccia. Ma stamattina è esplosa all’improvviso una incontenibile allegria. Ballavano tutti sotto la pioggia. Scene di giubilo anche negli ospedali. Feste e soave delirio persino tra i precari del Covid, mazziati dall’assessore Volo; persino tra gli eroi del pronto soccorso, luogo tradizionale dello sfascio, dell’insicurezza, della disperazione. E noi qui a chiederci il perché di tanta gioia e di tanta contentezza. Poi, alla controra, la folgorazione: i giornali avevano appena diffuso i dati di un sondaggio che assegnava al presidente Schifani un consenso bulgaro, una fiducia illimitata e altre amenità. Per questo ridevano..

I precari, il governo
e la lezione di Giobbe

Per capire come funziona la Regione governata da Renato Schifani e da Giovanna Volo; per sapere di quanto prestigio godono il presidente della Regione e l’assessore alla Sanità basta la cronaca sgangherata di ciò che è successo l'altro ieri nelle Asp. Chiamate a concedere una pietosa proroga dei contratti ai precari Covid – contratti scaduti il 28 febbraio – le strutture sanitarie hanno deciso di testa propria: l’Asp di Trapani ha concesso tre mesi, Ragusa due, Enna uno. Agrigento dieci giorni. Palermo, zero. Altro che Brancaleoni di Sicilia. Messi di fronte al primo problema da risolvere in maniera seria, sia Schifani che la Volo hanno mostrato la propria inconsistenza. Sono due che balbettano, che annaspano e si confondono. “Chi è quell’uomo?”, si legge nel libro di Giobbe, al capitolo 38...

Gerenza

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