Il Massimo e i pentiti
del pagnottismo

Quando hanno insediato Marcella Cannariato nel Consiglio di indirizzo del Teatro Massimo, il Presidente della Regione e il Sindaco di Palermo, sapevano perfettamente quale fosse la caratura politica e culturale della signora Dragotto. Sapevano che non aveva mai varcato la soglia di un conservatorio, che non aveva specifici titoli accademici, che non vantava pubblicazioni all’altezza dell’incarico. Era semplicemente una signora che ostentava la propria ricchezza, che organizzava cene e feste per politici e uomini di mondo, e che all’un tempo grattava contributi a destra e a manca in base al principio che la beneficenza è bella soprattutto se fatta con i soldi degli altri. Ora che la Procura ha smascherato le magagne, Schifani e Lagalla invitano la Cannariato al passo indietro. Ma sono stati loro a trasformare il Teatro Massimo..

Guadagni per tutti
con la beneficenza

Ora che ci siamo lasciati avvolgere e coinvolgere da Fiorella Mannoia e Noemi; ora che, per due sere, abbiamo reso incandescente lo stadio Barbera, ora vogliamo tirare un bilancio di questa vampata di beneficenza pensata a Palermo e finita in prime time su Canale Cinque? Il grande affarone lo ha fatto di sicuro Pier Silvio Berlusconi. La Regione di Schifani gli aveva già regalato due prime serate: il Volo ad Agrigento e il Capodanno di Catania; martedì gli è arrivata la terza. L’altro grande affare lo ha fatto Gigi D’Alessio: un pieno di popolarità, ricco cachet e contrattone di testimonial per Sicily by Car. Ma su tutti ha stravinto quel volpone di Tommaso Dragotto. Ha scucito un milione e mezzo per il poliambulatorio pediatrico e ha incassato un guadagno –..

Politica e miti di Sicilia
Ribaltamenti in corso

Fino all’altro ieri la presidenza di Palazzo dei Normanni sembrava il luogo geometrico della dignità e dell’austerità parlamentare. Ma scatta l’inchiesta per corruzione su Gaetano Galvagno e l’immagine si rovescia: il dossier della procura dipinge quelle stanze maestose come una centrale limacciosa di affari, come un crocevia d’azzardi e spregiudicatezze. La stessa infausta sorte tocca a Taobuk. Per anni quella rassegna è stata considerata una prestigiosa enclave culturale, riconosciuta in Italia e nel mondo; ma una caduta di stile della sua Madre Badessa l’ha fatta precipitare all’improvviso nelle spire di un pagnottismo avido e maleodorante. Si è sbriciolata in un amichettismo scroccone anche l’aureola di benefattori con la quale i coniugi Tommaso Dragotto e Marcella Cannariato rastrellavano contributi e incarichi di sottogoverno. Non ci resta che piangere.

Ma Galvagno ha fatto
un minimo di pulizia?

A giudicare dalle notizie fornite da Salvo Palazzolo – che sembra l’unico cronista di giudiziaria sopravvissuto in Sicilia – il presidente dell’Ars, Gaetano Galvagno, ha saputo dell’inchiesta a suo carico già a inizio d’anno. E’ stato interrogato e ha legittimamente fornito tutti gli elementi a sua discolpa. Durante il confronto in Procura avrà preso certamente visione dell’accuse nei confronti del suo cerchio magico e avrà pure considerato il ruolo della straripante portavoce, Sabrina De Capitani. Il dossier sullo “spendi & spandi” di Fratelli d’Italia non è un polverone, come le letture più compiacenti vorrebbero far credere; è una polveriera che coinvolge in pieno uomini politici, affaristi e superburocrati. Domanda: in questi sei mesi il presidente Galvagno ha allontanato da sé e dall’Ars i collaboratori più spregiudicati? O sono tutti lì,..

E’ la stampa, bellezza!
Quella della linea 529

Pur di non affrontare il caso Galvagno e di appannare l’accusa di corruzione che pende sulla testa del presidente dell’Ars e della sua portavoce, l’organo ufficiale del pagnottismo – ilSicilia – ha dedicato ieri l’apertura di prima pagina alla linea 529 dell’Amat: “Pochi autobus nelle periferie di Palermo, chiesto il potenziamento del servizio”. Miracoli del leccaculismo. Diciamolo: nella notte tra giovedì e venerdì lo scandalo, che ha sparso un’altra carrettata di fango sulla classe dirigente di Fratelli d’Italia, è praticamente scomparso. Almeno su quella evanescente flottiglia di giornali e giornaletti che dicono di rappresentare il cuore della nuova informazione ma che in realtà vivacchiano sgraffignando contributi, pagnotte, affidamenti diretti e biglietti gratis in tutti i retrobottega e i sottoscala della Regione. E’ la stampa della linea 529, bellezza!

L’allegro gran turismo
di santoni e pagnottisti

Spendiamo carrettate di milioni per lustrare l’immagine della Sicilia, per offrire al mondo il meglio della nostra cultura, del nostro mare, del nostro patrimonio artistico. Richiamiamo in servizio attori appassiti del varietà, teatranti sul viale del tramonto, cinematografari già in disarmo e li impegniamo nelle sagre di paese con l’illusione che le loro recite malinconiche richiameranno la curiosità dei viaggiatori. Foraggiamo senza badare a spese le badesse di Taobuk e Taofilm con i loro codazzi di pagnottisti, e le eleviamo sugli altari della visibilità dandogli anche l’opportunità di costruire, coi soldi della Regione, le loro satrapie. E poi, quando arrivano i turisti gli facciamo trovare una Palermo sozza e impresentabile come quella di Mondello o via Maqueda, e autostrade impraticabili come la Palermo-Catania o la Palermo-Messina. E’ il Grande Scempio.

Un governatore
e il suo doppio

C’è lo Schifani che striglia, che bacchetta, che incalza e non perdona. E poi c’è lo Schifani che si distrae, che si lascia trascinare dagli umori e che imbarca, spesso senza rendersene conto, anche qualche avventuriero. Come Ninni Sciacchitano, l’opaco commercialista al centro di un altro brutto scandalo della sanità. C’è lo Schifani che giudica e manda, che mette mano su ogni dettaglio e accentra tutto su di sé. E poi c’è lo Schifani che, se qualcosa non va per il verso giusto, stenta ad assumersi la responsabilità perché le colpe sono sempre degli altri. Come i vice commissari della Palermo-Catania, scelti da lui e da lui silurati immediatamente dopo il maxi ingorgo del 2 giugno. La Regione, si sa, è una brutta bestia, con troppi vizi nascosti sotto la..

E l’assessora Amata
sfilò con Scorsese

No, non chiederemo mai di sapere quanto ci è costato Michel Douglas perché la sua simpatia ha stregato tutte le ragazze di Sicilia. Non chiederemo neppure quanti soldi abbiamo pagato per avere tra noi l’incantevole Catherine Deneuve, sempiterna diva di Francia, perché sarebbe un esercizio volgare, quasi da lumpen proletariat: ci basta sapere che ha affascinato tutti gli uomini di questa felicissima terra del Sud. E non chiederemo nemmeno quanto ha sborsato Tiziana Rocca, femme fatale del festival cinematografico di Taormina, per arruolare un vecchio leone come Martin Scorsese e fargli intonare un inno alle sue radici siciliane. Per non avere né rimorsi né rimpianti e per mandare al diavolo ogni prurigine moralista, mettiamo tutto sul conto di Elvira Amata, assessore regionale al Turismo, anche lei sul tappeto rosso accanto..

La sete non si risolve
col motto di San Paolo

Riecco la siccità. Con le arsure di giugno torna a materializzarsi lo spettro della grande sete. Negli invasi c’è un terzo dell’acqua che potrebbero contenere; i dissalatori che dovevano essere già pronti tardano ad arrivare; la riforma dei consorzi di bonifica non si sa in quale caverna sia finita; le reti colabrodo registrano perdite fino al 50 per cento; l’immagine che affiora è quella dei rubinetti a secco, del razionamento, delle autobotti. La Regione, in questi giorni, dovrebbe fremere per colmare ritardi e approntare soluzioni. Invece se ne sta, come sempre, a distribuire soldi a destra e a manca. Un contributo non si nega a nessuno: “caritas Christi urget nos”, per dirla con San Paolo. Ma Palazzo d’Orleans non è un istituto di assistenza e beneficenza né un’opera pia. La..

S’avanza il nome
di Carolina Varchi

Schifani o non Schifani: chi sarà il prossimo candidato alla presidenza della Regione? E’ bastata l’ovvia risposta di Luca Sbardella per riaprire il gioco della margherita. Il commissario di Fratelli d’Italia si è limitato a dire che “è ancora presto” per definire la candidatura. Ma gli amici più stretti del governatore hanno letto, in quelle parole, il rischio che i patrioti possano proporre un proprio uomo. E hanno subito alzato le difese: “Noi invece saremo sempre e comunque con Schifani”, ha precisato il leader della DC, Totò Cuffaro. Intanto però c’è chi continua a sfogliare la margherita. Al punto che, nelle quotazioni di oggi, appare accantonato il nome di Gaetano Galvagno, attuale presidente dell’Ars, mentre sembra affermarsi quello di Carolina Varchi: donna di ottime relazioni politiche, giovane, colta, brillante e..

Gerenza

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