Il miracolo impossibile
di Santa Rosalia

Magari avrebbe voluto essere come la Meloni: “Sono Renato, padre, uomo, cristiano”. E, in quanto cristiano, avrebbe voluto anche seguire il carro della Santuzza almeno fino ai Quattro Canti. Ma quei pretacchioni della Curia, d’accordo col sindaco Roberto Lagalla, non l’hanno invitato alla conferenza di presentazione del Festino e Renato Schifani, che pure aveva contribuito alla gloria della Santa Patrona di Palermo con 500 mila euro della Regione, uno sgarbo così grave non poteva accettarlo. Infatti non lo ha accettato. E a poche ore dall’inizio dei festeggiamenti ha fatto sapere di essere in convalescenza ma di volere comunque inviare un saluto – una benedizione, si stava per dire – ai fedeli. L’atteso miracolo della riappacificazione dunque non c’è stato: Rosalia ha sconfitto la peste ma trova non poche difficoltà a..

L’acqua dei dissalatori
ci arriverà a Natale

In questa Sicilia dove i laghi non hanno più acqua e i fiumi non sfociano più a mare, succede pure che si inaugurano stazioni ferroviarie dalle quali non passano i treni: è un capolavoro della classe politica che si occupa di trasporti; e, per gli appassionati della nota rubrica “Incredibile ma vero”, anche un luogo da visitare. La stazione fantasma si trova, per chi volesse fotografarla, a ridosso di Maredolce: il treno che non c’è avrebbe dovuto collegare il quartiere di Brancaccio all’aeroporto di Punta Raisi. Ma i paradossi non finiscono qui. Se fate caso ai tempi con i quali la Regione affronta l’emergenza della siccità potete star certi che le prime gocce di acqua marina, filtrate dai dissalatori che il presidente Renato Schifani vuole rimettere in funzione, arriveranno nelle..

Come Galvagno può
ridare dignità all’Ars

Nella Regione Feudale di Sicilia – quella governata da Renato Schifani e dai suoi vassalli – il Parlamento viene considerato un fastidioso orpello. Anzi, una riserva indiana dove settanta nullafacenti aspettano che di tanto in tanto arrivino dei generi di conforto, altrimenti chiamati sussidi o mance. Gaetano Galvagno, con l’autorità riconosciuta al suo alto incarico, avrebbe la possibilità di restituire, hic et nunc, dignità all’Assemblea regionale. Gli basterebbero due mosse. Con la prima dovrebbe convincere i deputati a bloccare la riffa e a dirottare i 160 milioni dalle sagre paesane alle emergenze che affliggono la Sicilia. Subito dopo dovrebbe avviare il dibattito – lo chiedono i grillini – sullo scandalo SeeSicily. Anche per dire al mondo che lui, pur appartenendo alla corrente turistica di Fratelli d’Italia, non è un presidente..

Schifani ha creato
il governo dei vassalli

L’Agricoltura se la tiene lui ma non ci mette piede: se l’è intestata per evitare che un assessorato di spesa finisca nelle mani di un politico che domani possa fargli ombra. Si tiene pure la Sanità che gli serve solo per i giochi di sottogoverno: amministra manager delle Asp e primari d’ospedale. Una pacchia. Con un atto di prepotenza nei confronti di un assessore eletto dal popolo, ha consegnato a un opaco avvocato d’affari – cioè a se stesso – anche il ricco feudo dei fondi europei. E ora che Marco Falcone vola a Bruxelles si prende l’intero assessorato al Bilancio. Che, ovviamente, assegnerà a un tecnico di sua fiducia come Giovanna Volo, assessore fantasma della Sanità. Quello che Renato Schifani ha costruito non è un governo di coalizione, rispettoso..

La quinta emergenza:
le autostrade del Cas

Ogni chilometro è un calvario. Credevamo che le emergenze di questa sventurata Sicilia fossero solo quattro: la siccità, gli incendi, la monnezza e la sanità. Invece sono cinque: avevamo dimenticato, ahinoi, quelle lunghe e pericolosissime trazzere gestite dal Consorzio per le Autostrade Siciliane, il famigerato Cas. Ogni chilometro un attentato alla vita degli automobilisti. E non parliamo solo della Catania-Messina, con code e ingorghi non più gestibili dalla pazienza umana. Ma anche della Palermo-Messina: da Buonfornello a Cefalù, per esempio, è tutta una corsia unica, con la beffa che sull’altra corsia non c’è nemmeno un operaio al lavoro. Una vergogna che diventa scandalo se si pensa che il direttore di questo gigantesco carrozzone, Calogero Franco Fazio, per incipriare le inadempienze paga un clan di pagnottisti con contratti da cinquanta mila..

Ma questo governicchio
non ha un’opposizione

Avrebbero potuto farlo per una delle tante emergenze che assediano la Sicilia: per la sanità che annaspa da due anni senza una guida; per la monnezza che non trova più pace nelle discariche e ci costa un occhio della testa; per il deserto che avanza impietoso e che prosciuga laghi, dighe, pozzi. Sì, avrebbero dovuto farlo un gesto clamoroso, quelli dell’Assemblea regionale: magari occupando l’aula, come si faceva negli anni delle rivolte studentesche; oppure marciando simbolicamente su Palazzo d’Orleans, luogo geometrico di un potere opaco e indecifrabile. Invece i deputati dell’Ars hanno rimesso e continuano a rimettere il destino di cinque milioni di siciliani nelle mani di un governo della Regione smarrito nel labirinto dei traccheggi, dei privilegi, delle spartizioni. Un governicchio. Che, non avendo opposizione, si arroga pure il..

Così Palermo difende
il prestigio del Massimo

Nel deserto di Sicilia dove, oltre al lago di Pergusa, va spegnandosi pure la cultura, si è accesa una luce di speranza: il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla, ha annunciato che il Comune si batterà, con ogni mezzo, per la riconferma di Marco Betta alla sovrintendenza del Teatro Massimo. Un modo chiaro e trasparente per fermare l’ordalia di una politica che si ostina a considerare anche i ruoli più prestigiosi come terra di conquista per le proprie clientele: ricordate la sovrintendenza dell’Orchestra Sinfonica assegnata senza pudore dal presidente della Regione a un pagnottista del suo cerchio magico? Certo, la riconferma di Betta, compositore di fama internazionale, dovrà essere concordata con il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano. Ma la scelta di Lagalla ci dice che, per fortuna, non tutte le istituzioni..

Sulla metafisica
delle fattucchiere

Come diceva Gianfranco Funari, “Nun gna ‘a fà”. Gira attorno ai problemi, annuncia piani e contro piani, fa luccicare montagne di milioni e miliardi, istaura tavoli tecnici e cabine di regia, rassicura giornali e organi di stampa, ma alla fine del girotondo alza le mani e si arrende. Renato Schifani ha con le emergenze che affliggono la Sicilia – siccità, incendi, sanità, monnezza – lo stesso rapporto che la fattucchiera ha con la metafisica. Si illude di dominarle con gli scongiuri. O con la sola imposizione delle mani. In fondo trovare le soluzioni non gli interessa più di tanto. Lui – lo sanno pure le pietre – non è lì per governare le sventure di questa terra ma per amministrare il sottogoverno di una Regione che considera un feudo di..

Schifani si sveglia
e pensa ad Armao

Non li lega una loggia e forse neppure una lobby, ma qualcosa di indecifrato tra i due deve pur esserci. Non si spiega altrimenti la passione di Renato Schifani per Gaetano Armao, l’opaco avvocato di affari che da ex rivale del Governatore è diventato il suo consigliere più ascoltato e il destinatario di deleghe e poteri sempre più ampi: governa i fondi europei e decide sulle imprese che vogliono insediarsi in Sicilia. Insomma, se guardate Schifani state certi che dietro c’è Armao. La conferma di come si sia inchiavardato il loro sodalizio arriva dalla cronaca sul “rimpastino” scritta da Mario Barresi per La Sicilia. “Certo, il presidente ha pure accarezzato l’ipotesi di un ritorno di Armao all’Economia. Stroncata sul nascere soprattutto dai mal di pancia innescati in assessorato”. Altro che..

L’antimafia
della nostalgia

Dopo anni di distrazioni, di silenzi, di ignavia e anche di indulgenze, le anime belle si sono accorte che l’antimafia si è prosciugata, come il lago di Pergusa, ed è diventata una memoria, quasi un cimelio. Che i soliti furbetti mettono comunque a frutto per ricavarci un privilegio, una candidatura o un seggio a Strasburgo con annesso vitalizio di oltre ventimila euro al mese. E’ la desertificazione, bellezza! Sulla quale si è innescato, proprio in questi giorni, il rimpianto. E allora tutti a ricordare e a celebrare i vent’anni di Addiopizzo, la meritoria associazione che agli inizi del nuovo millennio ebbe il coraggio di alimentare una coscienza civile contro le estorsioni e i taglieggiamenti dei boss. “Un popolo che paga il pizzo è un popolo senza dignità”, scrivevano sulle saracinesche..

Gerenza

Buttanissima Sicilia quotidiano online è una testata regolarmente registrata. Registro generale n. 223.
Registro della Stampa n.5 del 24/01/2018 presso il Tribunale di Palermo

Editore: Salt & Pepper S.r.l. Tel +39 091 7302626 P.IVA: 06680540827

Direttore responsabile Giuseppe Sottile

Change privacy settings

Contatti

+39 091 7302626
www.buttanissima.it
Via Francesco Scaduto, 2/D – Palermo
Questo sito è associato alla
badge_FED