La sanità che piace
ai patrioti arroganti

Credevamo che il più spregiudicato tra i patrioti fosse il Balilla, il cui nome resterà scolpito a caratteri d’oro nella storia delle scempiaggini del potere. Invece no. Le nomine della sanità dimostrano che sul podio dell’arroganza dovranno salire almeno altri due campioni: Ruggero Razza e Alessandro Aricò. Per dimostrare al mondo che appartiene ancora alla casta dei vincenti, l’ex assessore Razza ha imposto, a capo dell’Asp di Trapani, Ferdinando Croce, un fedelissimo che non aveva nemmeno i titoli per entrare nella rosa magica dei candidati. Mentre Aricò, per offrire un segno roccioso della propria potenza e prepotenza, ha collocato al vertice dell’Ospedale Civico di Palermo quel Walter Messina che, da manager del Cervello, era stato commissariato due volte perché incapace di utilizzare i finanziamenti milionari destinati alla sua struttura. Vinca..

Passi a Forza Italia?
Avrai una consulenza

La Confraternita dei SS. Renato e Marcello – famosi quanto i Santissimi Cosma e Damiano, protettori di Sferracavallo – hanno accolto a Palazzo d’Orleans un trovatello. Si chiama Salvo Alotta. Era stato eletto al consiglio comunale di Palermo con 873 voti in una lista incolore e insapore denominata “Lavoriamo per Palermo”. Ma si sentiva un senzatetto. E ha vagato per poco più di un anno in cerca di una famiglia dal grande cuore. La Confraternita di Forza Italia non si è lasciata sfuggire l’occasione e a settembre Alotta era già accasato. Ora, un decreto appena firmato da Schifani rivela che, in politica, tutto ha un prezzo. Il trovatello è stato nominato consulente del presidente della Regione, con uno stipendio di circa mille e trecento euro al mese. Come i chierici..

Un nuovo chierico
per Palazzo d’Orleans

La Confraternita di Palazzo d’Orleans, quella dei Santissimi Renato e Marcello, patroni di Forza Italia, si arricchisce di nuovi chierici. Non bastava Gaetano Armao, l’opaco avvocato d’affari che, dietro un compenso di sessantamila euro l’anno, cura la sacrestia – il retrobottega, stavo per dire – del presidente della Regione. Non bastava Simona Vicari, ex senatrice ed ex sindaco di Cefalù, alla quale viene pagato uno stipendio di altri sessantamila euro. L’altro ieri, dopo un noviziato durato quasi un anno, è entrato a far parte del ristretto circolo degli esperti anche Tony Scilla, riverito cacicco forzitaliota di Trapani. Era stato tra gli ultimi ad abbandonare Gianfranco Micciché e a transitare nella Confraternita dei SS. Renato e Marcello. L’attesa è stata lunga ma alla fine il miracolo si è compiuto. Sessantamila euro..

Chapeau. All’Ars
s’avanza il rigore

Chapeau. La commissione dell’Ars, chiamata a giudicare i nuovi manager della sanità, non si è lasciata intimidire dal governo e ha deciso di sottoporre a un esame dettagliato ogni nome e ogni posizione. Senza sconti. Se l’atteggiamento di rigore sarà mantenuto fino in fondo, molte delle scelte fatte da Schifani & C. potrebbero finire nel cestino dei rifiuti. Il buongiorno si è visto dal mattino quando i deputati, sia di maggioranza che di opposizione, hanno chiesto all’assessore che ha firmato le nomine, oltre ai casellari giudiziari dei vincitori della lotteria, anche una valutazione sul raggiungimento annuale degli obbiettivi. La Commissione, insomma, vuole sapere chi, tra i diciotto fortunati, ha lavorato pensando alla salute dei siciliani e chi invece ha fatto di tutto per trasformare le Asp e gli ospedali in..

Urge un giudizio severo
sui manager della sanità

Oggi gli austeri deputati dell’autorevole commissione dell’Ars, chiamati a giudicare i manager della sanità, potrebbero istaurare una nuova procedura. Ciascun membro provi a chiamare una struttura pubblica per prenotare una Tac o una risonanza magnetica o un’operazione all’utero per il taglio di un polipetto maligno. Verifichi, sulla propria pelle, quanta indecenza hanno accumulato le liste d’attesa e quale indignazione avverte un paziente quando gli dicono che il primo varco disponibile è a giugno. Il Parlamento avrebbe oggi la possibilità di decidere – sui manager delle Asp e degli ospedali – non per sentito dire ma con dati alla mano. E avrebbe pure la possibilità di replicare con un sussulto di dignità ai giochi perversi di Schifani, di Aricò e di tutti gli altri padrini della politica che si sono arrogati..

Lo sfascio avanza
Dio salvi la Sicilia

L’azienda dei trasporti, meglio nota come Ast, affonda lentamente, inesorabilmente. L’Orchestra sinfonica, altro baraccone di sottogoverno, rischia di vedersi revocare i finanziamenti perché il sovrintendente, nominato tra le incompatibilità, non rassegna le dimissioni. La sanità è un mostro ingovernabile, inafferrabile, scandaloso. Bastano questi tre esempi per descrivere la profondità di uno sfascio ormai fuori controllo. Ma chi se ne occupa? Il presidente della Regione sa solo spargere elemosine, prebende e contributi a fondo perduto. Gli assessori non si vedono e non si sentono e quei pochi che si muovono preferiscono coltivare i propri orticelli. Non si intravede un’idea, un progetto, un colpo d’ala. Palazzo d’Orleans e Sala d’Ercole non sono più due santuari della politica ma due costose residenze a disposizione di una casta bramina. Dio salvi la Sicilia.

Piersilvio e Bianchina
Un azzardo, due disastri

L’hanno pagata a peso d’oro perché lei - Bianca Berlinguer - gli ha fatto credere che avrebbe portato nella cattedrale del centrodestra il venticello caldo e rassicurante della sinistra. Ma, una volta firmato il contratto, Bianchina si è spinta oltre e ha trasformato il talk-show di Retequattro in una sala d’accoglienza per combattenti e reduci dell’anti berlusconismo. Un azzardo. Che ha finito per spaventare un pubblico addestrato per lungo tempo ad applaudire Porro, Sallusti, Del Debbio, Giordano e tutti i venerati guardiani della rivoluzione meloniana. L’innesto non poteva che rivelarsi innaturale e i dati d’ascolto non potevano che scivolare sotto il tre per cento. Un disastro per Bianchina. Ma anche per Piersilvio Berlusconi che in nome del pluralismo - o per un punto di share in più - ha aperto..

Mimì metallurgico
a Palazzo d’Orleans

Non si contano più gli schiaffoni che l’Assemblea regionale, la Corte Costituzionale e la magistratura contabile assestano, giorno dopo giorno, a Renato Schifani e al governo che lui crede invece di guidare con piglio deciso e autorevole. Macchè. Il presidente della Regione, reduce da due sonore sconfitte in Parlamento, ieri ha dovuto incassare il colpo più severo e più bruciante; un colpo che, richiamando il titolo di un film, lo accosta a Mimì metallurgico ferito nell’onore. E sì. Perché la Corte dei Conti ieri ha negato alla Regione la parifica del rendiconto 2020 e ha di fatto censurato pesantemente le scelte e gli azzardi di Gaetano Armao, a quell’epoca assessore al Bilancio; dello stesso Armao che Schifani ha scelto come consigliere personale dandogli, oltre a un lauto stipendio, anche mano..

Quei democristiani
raccattati da Salvini

Umberto Bossi, vecchio patriarca della Lega, non concedeva attenuanti e bollava i democristiani come “ladroni”. Matteo Salvini, invece, raccatta tutti i democristiani disponibili sul mercato del trasformismo, nella speranza di vivere e sopravvivere con i voti del bianco fiore; un banco fiore appassito, logorato, aduso alle virtù e ai tanti vizi del potere. I nomi dei cosiddetti leader che, alle elezioni europee, andranno ad affiancare il Capitano raccontano storie non sempre edificanti. Prendete Lorenzo Cesa, dell’Udc. Non scandalizza tanto il fatto che sia un recordman del cambio casacca o un reduce – indenne, per sua fortuna – di tortuose inchieste giudiziarie. Preoccupano di più i legami del suo vecchio spicciafaccende con l’avvocato d’affari che cura il retrobottega di Palazzo d’Orleans e che è il punto di riferimento di tutte le..

Un capro espiatorio
per il disastro sanità

Le cronache descrivono, ogni giorno, lo sfascio di ospedali e pronto soccorsi, lo scandalo delle liste d’attesa e il calvario dei pazienti in cerca di una struttura privata che, a metà mese, non abbia già esaurito il budget. Ma la classe politica non si scompone. Tiene in sella un assessore fantasma e mantiene al vertice dell’Asp di Palermo una zarina che non riesce neppure a contabilizzare le prestazioni che risalgono a due, a tre o a quattro anni fa. Poi, all’improvviso, il governo della Regione individua una vittima sacrificale – come la dirigente dell’Ospedale dei Bambini – e si strappa le vesti. Ordina un’ispezione e la sventurata viene impiccata in fretta e furia all’albero della gogna da un manager che, manco a dirlo, è lo stesso che non ha saputo..

Gerenza

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