Negli anni nebbiosi del Covid, l’ingegnere Tuccio D’Urso, soggetto attuatore del Piano straordinario per le terapie intensive, era una sorta di Diabolik. Arrivava con la velocità del suono e con la furia del superuomo decideva quali reparti dovevano essere demoliti per fare largo alle postazioni che avrebbero dovuto fronteggiare le emergenze più acute create dall’epidemia. Successe così che, dall’oggi al domani, fu raso al suolo il sesto piano del padiglione centrale dell’ospedale “Cervello”, dove c’era un’eccellente struttura specializzata nella diagnosi, nella cura e nella riabilitazione psicofisica delle donne colpite da tumore al seno. Fu una devastazione gratuita, arrogante, velleitaria. Le terapie intensive non videro mai la luce. In compenso fu ridotta in macerie e mai più recuperata una Breast Unit d’avanguardia. Uno schiaffo a tutte le donne di Sicilia.