“Il gesto di Croce conferma nuovamente la statura dell’uomo e del professionista”. “Troviamo allarmanti le tante e purtroppo vane richieste d’aiuto che Croce ha avanzato”. “Schifani dovrà verificare con meticolosità le effettive responsabilità suo caso dei referti istologici”. Questo è l’incedere delle dichiarazioni dei deputati regionali di Fratelli d’Italia dopo aver appreso delle dimissioni di Ferdinando Croce (con lacrime annesse) da Direttore generale dell’Asp di Trapani.

Per un paio di mesi, il pupillo di Ruggero Razza, nonché capo di gabinetto dell’ex assessore alla Sanità, aveva tergiversato: presentando – per altro – ricorso contro la sospensione di 60 giorni dall’incarico (respinto dal Tribunale del Lavoro). A una settimana dalla revoca da parte dell’assessorato, Croce è comparso di fronte alla commissione Salute dell’Ars e, accertato che non ci sarebbero stati i margini per ricucire (era stato scaricato dalla Conferenza permanente per la programmazione sanitaria e socio-sanitaria), ha scelto di dimettersi e di vuotare il sacco: da un lato s’è scusato “per tutto quello che è accaduto”, dall’altro ha manifestato la propria contrarietà al verdetto di condanna: “Non andavo punito”.

Fratelli d’Italia ha provato a difenderlo, “rallentando” a lungo l’iter di decadenza dall’incarico. Lasciando Schifani a bagnomaria per tutto il tempo necessario agli ispettori della Regione e del Ministero di radunare le carte. Ma alla fine non è riuscita a spuntarla. La difesa d’ufficio ha fatto flop di fronte a tremila biopsie refertate in ritardo, a un morto (in attesa di verdetto), alle testimonianze di pazienti oncologici che hanno visto il tumore peggiorare e hanno dovuto rivolgersi altrove (come l’insegnante di Mazara a cui, per primo, ha dato voce il vicepresidente della Camera, Giorgio Mulè).

In questa storia triste sarebbe servito almeno un po’ di pudore. Invece niente. Anche perché FdI, che non ha mai indagato le responsabilità gestionali dell’Asp e dell’intero reparto di Anatomia patologica (che eseguiva un terzo delle diagnosi previste dal target di riferimento: è la commissione ispettiva dell’assessorato della Salute a dirlo), ora ha deciso di alzare la posta in palio. Croce da responsabile diventa un capro espiatorio, una vittima sacrificale, ed è altrove – secondo Sbardella & Co. – che bisogna accertare le responsabilità. “Le dimissioni che oggi ha presentato in Commissione, la sede per eccellenza della rappresentanza dei cittadini, costituiscono non un passo indietro, ma quel doveroso balzo avanti verso una verità che tutti, per primo Croce a questo punto, pretendiamo – dicono i parlamentari della Meloni -. Siamo assolutamente certi che il presidente Schifani, come è nel suo stile, verificherà con meticolosità ogni aspetto emerso nella relazione depositata oggi, inquadrando, nello specifico, le effettive responsabilità sul caso dei referti istologici dell’Asp di Trapani”.

In questi mesi Croce si è difeso allo stremo. Ha parlato delle Pec inviate in assessorato per denunciare la carenza di dirigenti medici e il “tappo” degli esami arretrati; dice di aver invocato l’aiuto delle altre aziende (invano). Sostiene che “tutti” erano a conoscenza di quanto stesse avvenendo a Trapani, perché i problemi – lui – li ha ereditati dalla precedente gestione. “In questi mesi – ha ribadito ieri all’Ansa – ho presentato agli ispettori della Regione, agli ispettori del ministero e all’autorità giudiziaria la documentazione che attesta il mio lavoro per risolvere una vicenda dolorosa, che ha comportato la sofferenza per tanti pazienti e per le loro famiglie. Ho cercato come ho potuto, in pochi mesi, di risolvere quel che si era determinato negli anni precedenti”. In questo modo ha fornito a FdI un assist per un regolamento di conti che potrebbe caratterizzare le prossime settimane. In cui i patrioti si attendono – anzi, pretendono – una immediata ricompensa per il sacrificio del loro soldato.

Non è un caso che molte questioni, anche di vitale importanza, siano rimaste “pendenti”. A Salvatore Iacolino è stato prorogato di appena cinque mesi (anziché due anni) il contratto per la guida del dipartimento Pianificazione strategica. Una posizione apicale per la quale i meloniani si sono mossi in anticipo, individuando il loro preferito in Mario La Rocca (attualmente a capo del Dipartimento Beni culturali); mentre all’Asp di Palermo è vacante il ruolo di Direttore generale, prima appannaggio della Faraoni. La quale è divenuta assessore lo scorso gennaio. La sua nomina è indigesta ai più: non fa riferimento a Forza Italia, né a Fratelli d’Italia, bensì a Schifani e Sammartino (il leader della Lega).

E’ chiaro che dietro la spartizione del potere in sanità ci sono logiche e dinamiche che nulla hanno a che vedere con la salute dei pazienti, con la tempestività delle cure, con la qualità dell’assistenza. Anche se le decisioni sbagliate, o le mancate decisioni (come all’Asp di Palermo), hanno un riverbero diretto sulla salute. L’uscita di scena di Croce, che avrebbe dovuto rappresentare un momento di chiarezza e di responsabilità per l’intera classe politica – che ne aveva ‘imposto’ la nomina – rischia invece di essere un detonatore delle tensioni e degli interessi che ammorbano questo settore strategico.

“Devono pagare tutti”, insistono dall’opposizione. “Devono pagare anche altri”, sottolinea Fratelli d’Italia. In questa legislatura ha sempre prevalso l’arroganza e i patrioti l’hanno sempre avuta vinta. Aver fatto saltare questo meccanismo, porterà gli arroganti a diventare sempre più arroganti. E la macchina a perdere aderenza con l’asfalto.