Varchi la soglia di Palazzo dei Normanni e scopri che l’ufficio del Presidente dell’Assemblea regionale è la tana di Sabrina De Capitani, l’ape regina di scandali e affari che, con un colpo di mano avallato dal suo santo protettore, si è impadronita della Fondazione Federico II e voleva pure agguantare Agrigento Capitale. Vai al Teatro Massimo e ci trovi Marcella Cannariato, una allegra salottiera che mentre stregava, con le sue feste, Renato Schifani e Roberto Lagalla, si dedicava – si legge nel dossier della procura – non solo alla beneficenza (con i soldi degli altri) ma anche e soprattutto alla corruzione. Transiti dal Politeama, sede dell’Orchestra Sinfonica e ci ritrovi Marianna Amato, indagata per i traccheggi con Gaetano Galvagno, il golden boy di Fratelli d’Italia che ora pensa di pulirsi la coscienza con un semplice magone.
Bussi poi alla porta di Sicilia Film Commission, che dovrebbe essere il cuore pulsante dell’arte cinematografica e ti viene incontro Nicola Tarantino, l’ex ufficiale della Guardia di Finanza che doveva vigilare – ma si è molto distratto – sulla truffa milionaria di Cannes. Getti uno sguardo sul Bellini International Context e apprendi che per i cartelloni e l’ufficio stampa sono stati versati all’amico Vincenzo Montanelli oltre novecentomila euro e che la consulenza di un’altra amica, Gianna Fratta, è stata pagata centomila euro. Passi poi da Morgantina, e ti rendi conto che il festival è “nde manu” di Andrea Peria, uno che accalappia incarichi, dalla Foss al Conservatorio, dicendo “mi manda Renato”. Non c’è festival senza trucco e senza inganno. Pure il Sicilia Jazz ha il suo pagnottista da centomila euro per un mese, sì e no, di lavoro: manco a dirlo è di Catania e si chiama Marco Floriani, rampante patron di Eurema. E così, cavalcando eventi e manifestazioni, si arriva a Taormina dove la Taobuk di Antonella Ferrara e gli altri carrozzoni della Perla Jonica, tutti tenuti in piedi dal denaro pubblico, avvertono comunque il dovere, per la comunicazione, di cedere una pagnotta a Maurizio Scaglione, il super faccendiere che in poco più di un anno, grazie ai suoi agganci con Palazzo d’Orleans, ha rastrellato dalla Regione affidamenti diretti per oltre mezzo milione di euro. E’ la cultura siciliana, bellezza.