In Sicilia e Sardegna, “la problematica legata al deficit idrico è particolarmente evidente e critica. Questa carenza di risorsa idrica fa sì che sia maggiormente difficoltosa l’azione di presidio del territorio svolta dal settore agricolo e questa situazione, accompagnata agli incendi boschivi sempre più frequenti, rende il territorio maggiormente vulnerabile rispetto ai fenomeni alluvionali e franosi”. Ad affermarlo è il capo del dipartimento della Protezione civile, Fabio Ciciliano, nell’audizione in commissione parlamentare per il contrasto degli svantaggi derivanti dall’insularità. Le due isole maggiori, ha spiegato, sono allocate in un contesto geografico “molto particolare, al centro del Mediterraneo”, caratterizzato da “un aumento della frequenza di fenomeni siccitosi, interrotti da brevi periodi di fenomeni alluvionali particolarmente repentini e conseguenti fenomeni franosi che provocano gravi danni alle infrastrutture e agli insediamenti abitativi e nei casi più gravi la perdita di vite umane”.

Per far fronte a questa emergenza, il governo nazionale ha stanziato 21 milioni di euro per la gestione dei dissalatori di Gela, Porto Empedocle e Trapani: 10 milioni nel 2025 e 11 nel 2026. L’obiettivo è immettere nella rete idrica fino a 500 litri al secondo, coprendo il fabbisogno diretto di oltre 200 mila abitanti e contribuendo, in sinergia con le altre fonti, a garantire l’approvvigionamento per più di 800 mila persone. Si tratta di un intervento strategico, frutto della collaborazione tra Regione Siciliana, Governo nazionale e commissario per l’emergenza idrica Nicola Dell’Acqua, che ha parlato di un “passo concreto” per contrastare gli effetti sempre più devastanti della crisi climatica. I dissalatori, però, verranno attivati nelle prossime settimane. Come confermato dal Giornale di Sicilia, il rinvio, a Porto Empedocle e Gela, è dovuto a problemi tecnici nei lavori “sui moduli empedoclini, più precisamente sul canale di scarico a mare della salamoia, inizialmente previsto di una lunghezza di 750 metri, per allontanare il più possibile i residui dalla costa e venire incontro alle associazioni ambientaliste, e poi ridotto provvisoriamente a 200 metri. Una volta superata la difficoltà e accese le macchine, tra analisi chimiche e rimineralizzazione, serviranno almeno sette giorni di prova prima di immettere il prodotto grezzo desalinizzato nella rete idrica”.