Avida, ingorda, famelica. Non ci sono più aggettivi per descrivere Sabrina De Capitani, la faccendiera calata dal Nord per rastrellare in Sicilia, con la copertura di Manlio Messina e Gaetano Galvagno, carrettate di piccioli. Non le sono bastati i quarantacinque mila euro pagati cash dall’avventuriero lussemburghese che, con la scusa di Cannes, ha piazzato una truffa milionaria alla Regione. Non le sono bastati i bonifici dell’impresario Nuccio La Ferlita che l’ha dovuta ringraziare dell’intermediazione con il presidente dell’Ars per il concerto di Capodanno a Catania. Non le bastavano le ricompense di Marcella Cannariato e della Fondazione Dragotto e non le bastava nemmeno lo stipendio di portavoce. La “califfa” Sabrina ha preteso e ottenuto in gran segreto da Gaetano Galvagno non solo il pieno e totale possesso della Fondazione Federico II ma anche uno stipendio aggiuntivo di cinquemila euro al mese.

Ufficialmente – ma senza informare il consiglio di presidenza – Galvagno le ha firmato nell’ottobre dell’anno scorso un contratto di collaborazione “coordinata e collaborativa” valido quattordici mesi e con una remunerazione di 72 mila euro. In realtà le ha consegnato tutti i poteri che appartenevano fino al giorno della defenestrazione, alla direttrice Patrizia Monterosso, una figura storica non solo della Regione – è stata anche segretaria generale di Palazzo d’Orleans – ma anche e soprattutto della cultura siciliana. In parole povere – senza averne i titoli e la titolarità di legge – l’ape regina di Palazzo dei Normanni si è impadronita di una istituzione che poteva e può tuttora contare su un budget di tre milioni l’anno. Un tesoro.

Sabrina non sopportava la presenza della Monterosso alla Federico II: troppo distante da lei, troppo autonoma e troppo lontana dagli interessi di bottega di Fratelli d’Italia. E le intercettazioni della Guardia di Finanza rivelano tutte le trame messe a punto dalla portavoce per convincere il presidente dell’Ars – che di diritto è anche il presidente della Fondazione – a licenziare con un semplice pec la direttrice e a lasciare a lei campo libero per la scelta delle mostre, per la contrattazione con gli artisti e per ogni evento che potesse in qualche modo tornare utile al clan.

Galvagno ovviamente ha obbedito. E lo ha fatto con la stessa sottomissione con la quale si è lasciato andare a tutte le leggerezze, gli azzardi e gli scambi di favori che di fatto hanno bruciato la sua carriera di golden boy di Fratelli d’Italia. Le ultime indiscrezioni provenienti dai vertici del partito meloniano non gli assegnano tempi lunghi di permanenza al vertice dell’Assemblea regionale. Lui ha creduto che con la protezione di Ignazio La Russa e dell’ex assessore al Turismo, Manlio Messina – quest’ultimo nei guai fino collo per Cannes e SeeSicily – gli fosse tutto consentito, anche lo spreco più indecente di denaro pubblico. Ma è finito nel tritacarne di una pesante inchiesta per corruzione e peculato. Sabrina De Capitani nel tentativo di alleggerire la sua posizione ha già tagliato la corda e se n’è tornata a Monza, da dove era arrivata in Sicilia. Galvagno tenta ancora di resistere ma il dossier della procura di Palermo non gli lascia molti spazi di manovra.

Post Scriptum/1. A margine di tutti gli scandali che abbiamo sin qui visto e commentato; e a margine di tutte le giaculatorie sulla presunzione d’innocenza che abbiamo ascoltato nella penosa e surreale seduta di martedì scorso, vorremmo rivolgere una domanda all’onorevole Nuccio Di Paola, un grillino molto sensibile, pare, al moralismo e alla questione morale: da vice presidente dell’Ars e da autorevole membro del Consiglio di presidenza era stato debitamente informato del colpo di mano messo a segno sulla Federico II da Galvagno e dalla sua ape regina?

Post Scriptum/2. Sabrina De Capitani, travolta dallo scandalo, ha lasciato, almeno ufficialmente, l’incarico di portavoce del presidente dell’Ars. Ha rinunciato pure al contratto con la Federico II oppure la Fondazione le dovrà comunque pagare fino a dicembre 2025 lo stipendio di cinquemila euro mensili?