Gaetano Galvagno ha tutto il diritto di credere che non è successo nulla e di restare inchiodato alla poltrona di presidente dell’Ars. Anche l’assessore al Turismo, Elvira Amata, ha il diritto di dirsi innocente e di rifiutare le dimissioni dal governo Schifani. Come Manlio Messina che, dopo avere bruciato denaro pubblico per milioni di euro – Cannes e SeeSicily – ha dichiarato alla gentile intervistatrice di Repubblica: “Io indagato? Non credo”. Alla stregua dello smarrito commissario del partito Luca Sbardella che, ignorando le ruberie, si arroga comunque la spocchia di sostenere che la corrente turistica di Fratelli d’Italia non esiste. Ma il problema non è di questi signori. E’ di Giorgia Meloni. Può la leader suprema dei patrioti consentire che il suo partito si faccia rosolare dal fuoco lento degli scandali per altri due anni, fino alle prossime elezioni?