“C’è tanta bontà passiva, che poi altro non è se non pigrizia, non voler grane, confusione, fatica”, scriveva Steinbeck ne ‘L’inverno del nostro scontento’. Non è inverno, bensì estate, eppure lo scontento sembra essersi impadronito dell’Unione Europea, senza che nessuno faccia niente per dirottare una situazione di apatia generale, senza soddisfazione, né orgoglio. Ci si trascina. Basti vedere come va la corsa per il cambio alla presidenza dell’Eurogruppo: i paesi maggiori dell’Ue, Francia, Germania e pure Italia, sono scontenti di Paschal Donohoe, Popolare irlandese che ha guidato già per due mandati. Eppure sono incapaci di cambiare. E così gattopardescamente Donohoe è riconfermato per la terza volta. E basti vedere come è ridotta la maggioranza di Ursula von der Leyen all’Europarlamento: ufficialmente compatta a respingere la mozione di sfiducia presentata dal sovranista rumeno Gheorghe Piperea, eppure ormai frantumata dai continui accordi dei Popolari con i partiti dell’ultradestra e dalle conseguenti accuse di tradimento da parte dei Socialisti&Democratici e dei liberali di Renew Europe. Il dibattito di oggi a Strasburgo, in vista del voto sul testo Piperea giovedì, dà il senso di una Unione ai minimi termini anche se la legislatura è solo iniziata. Continua su Huffington Post
