Si trova sommerso dal fango di un’inchiesta che lo vede indagato per corruzione e peculato, ma Gaetano Galvagno, il golden boy di Fratelli d’Italia non si preoccupa più di tanto. E, col piglio di uno scavezzacollo della politica continua a fare finta che non è successo nulla né a lui né alla sua portavoce, Sabrina De Capitani, coinvolta fino al collo in un giro di affari, di intrighi, di azzardi e di mazzette. Ieri mattina il presidente dell’Ars ha dato vita alla consueta cerimonia del ventaglio: un appuntamento fisso con la stampa parlamentare per uno scambio di auguri in vista delle vacanze. Ma anche stavolta ha sbagliato il momento.

Il 19 luglio scorso, giorno della commemorazione di Paolo Borsellino, il giudice assassinato dalla mafia, aveva preferito – come si ricorderà – disertare la fiaccolata e partecipare alla festa colossal apparecchiata da Totò Cuffaro, nella tenuta di San Michele di Ganzaria, per le nozze del figlio. Oggi ha preferito dedicarsi al ventaglio mentre sarebbe stato molto più opportuno scegliere la via della ramazza. E sì. Perché la allegra compagnia degli scandali continua a fare, dentro Palazzo dei Normanni, il bello e il cattivo tempo. Basta considerare il ruolo della De Capitani, indicata nelle intercettazioni come la zarina o anche come un’ape regina che spesso e volentieri sovrasta, nelle decisioni più delicate, lo stesso Galvagno.

Cacciata con un colpo di mano e con una pec Patrizia Monterosso, un punto di riferimento per la cultura siciliana, il presidente Galvagno – con delibera dell’ottobre 2024, avvallata non si sa come dai moralisti di salotto che siedono nel Consiglio di presidenza – le aveva affidato le chiavi della Fondazione Federico II e le aveva assegnato uno stipendio, per quattordici mesi, di settantadue mila euro. Il contratto scadrà al 31 dicembre 2025. Decenza e opportunità avrebbero suggerito a chiunque di evitare che la portavoce – vera protagonista dell’inchiesta della procura di Palermo – continuasse a maneggiare i milioni di euro assegnati dall’Ars alla Fondazione. Ma il golden boy – o lo scavezzacollo: decidete voi – ha continuato imperterrito a pagarla e a mantenerla nel delicatissimo incarico. Anzi, rispondendo alla domanda di un giornalista presente alla cerimonia del ventaglio, ha candidamente ammesso di averle trasferito tutti i poteri – cosa che non poteva fare: il contratto parla di un incarico per la comunicazione – e si è addirittura congratulato per i risultati raggiunti: “Con Sabrina De Capitani – ha specificato – l’utile della Fondazione è cresciuto da un milione e 26 mila euro a un milione e 750 mila euro, quasi raddoppiato. Ha lavorato bene e in buona fede, applicando un metodo manageriale”.

Con Galvagno, la compagnia degli scandali va forte, si autoassolve, vive e lotta assieme a noi. Per il bene della Sicilia, ovviamente.