Nuovo round nel duello tra Totò Cuffaro e il Movimento per l’Autonomia. Dopo il botta e risposta sulla riforma dei Consorzi di Bonifica, naufragata nelle scorse settimane, arriva ora un secondo affondo, più diretto, più velenoso. E tutto nasce dal voto di ieri alla manovra-ter.

“Un plauso al governo regionale e un merito al presidente Schifani che porta a casa il risultato dell’approvazione di una buona finanziaria”, esordisce il segretario nazionale della DC. Che poi punta il dito contro le opposizioni che hanno fatto saltare alcuni articoli cruciali. “Credo che si sia smarrito il senso del bene comune e si stia minando il significato di un Parlamento che legiferi per risolvere i bisogni della gente”. Poi la stoccata all’indirizzo di chi ha ostacolato l’approvazione di alcuni articoli, come il fondo all’editoria o la realizzazione dei laghetti aziendali, dopo aver impallinato col voto segreto la riforma dei Consorzi di Bonifica: “Non mi si dica che sono un indovino se dico ai siciliani quali sono i partiti e chi sono questi deputati”. Più avanti, il bersaglio si fa esplicito: “Se un partito come il PD, in alleanza con i 5 Stelle e in combutta con Mpa e alcuni deputati chiamiamoli ‘giochettisti’, blocca la norma sui precari dei Consorzi, mi viene da pensare che abbiano smarrito il senso della politica”. E conclude: “La DC non si presterà alle voluttà di questi ‘giocarellisti’”.

Il Movimento per l’Autonomia, tirato direttamente in ballo, non ci sta. E replica in modo altrettanto frontale, ma senza mai nominarlo. “Apprendiamo con curiosità – e un certo stupore – il tono insolito e vagamente inquieto con cui il Segretario della DC commenta le ultime vicende parlamentari”. Colpisce, sottolineano dal coordinamento regionale del Mpa, “l’invettiva rivolta al Mpa, accusato di ‘giocherellare’ in aula. Un’accusa che non può che far sorridere chi ha memoria della storia recente e delle battaglie reali condotte da questo Movimento”. Il Mpa rivendica “gli unici emendamenti concreti presentati in favore dei lavoratori dei Consorzi di Bonifica e per i fondi Asacom”, che “portano la firma del Mpa. Emendamenti mai neppure discussi, per ragioni che non spetta a noi indagare, ma che lasciano spazio a molte domande”. Il passaggio più duro arriva però alla fine: “L’unico ‘giocherellista’ che la storia recente della politica siciliana ricordi – e lo diciamo senza rancore, ma con rispetto per la verità – è stato chi, da ruoli apicali, ha portato la politica a confondersi troppo spesso con altri ambiti meno nobili. E non occorre essere ‘indovini’ per sapere a chi ci riferiamo”.

Un affondo che lascia poco spazio alle interpretazioni. Anche perché, al netto delle dichiarazioni di fedeltà al governo Schifani, tra DC e Mpa si consuma ormai da mesi una sfida tutta interna, con venature personali e risvolti politici. E con una domanda di fondo che resta inevasa: quanto potrà reggere una maggioranza che si guarda in cagnesco?