È Ferragosto, e anche il governo regionale ha le sue amenità. C’è chi va al mare, chi si ritrova in spiaggia con amici e parenti, e chi – tra un pranzo e un brindisi – trova il tempo di annunciare una piccola rivoluzione balneare: basta staccionate e tornelli che separano i bagnanti dal mare. Il divieto, sancito da una circolare dell’assessora Giusi Savarino, arriva dopo dieci anni di varchi e recinzioni dell’Italo-Belga a Mondello. Mai più apparati che ostacolino l’accesso alla battigia e via pure quelli già installati: è la promessa, accompagnata da un monitoraggio sulle concessioni con Guardia costiera al seguito. Applausi persino dalle opposizioni, che in queste settimane avevano fatto blitz, presentato ordini del giorno e denunciato il “mare negato”. Peccato che i tornelli fossero lì da un pezzo e, secondo la stessa assessora, senza alcuna autorizzazione.

I temi leggeri al netto delle inchieste giudiziarie che si sono abbattute sui patrioti di Fratelli d’Italia riempiono questi giorni di mezza estate. Altrettanto pittoresca è la vicenda dell’A19, dove il presidente Schifani – commissario per gli interventi di manutenzione – ha preferito non sporcarsi le mani quando i cantieri lumaca di Anas, nel ponte del 2 giugno, hanno regalato code chilometriche a chi cercava di uscire o rientrare da Palermo. I due subcommissari, messi alle strette, si sono dimessi e sono stati sostituiti (anche se la consulente Simona Vicari ha dovuto cedere il passo all’ing. Duilio Alongi). Nel frattempo il governatore aveva tuonato contro Anas (accusata di “scarsa collaborazione e persistente carenza di programmazione”), invocando e ottenendo il cambio ai vertici della struttura territoriale siciliana.

Uno scaricabarile perfetto: il commissario politico che indica il colpevole tecnico, mentre gli automobilisti restano fermi in colonna. Ma anche da questa vicenda, con Anas costretta a distribuire bottigliette d’acqua all’imbocco della strettoia, il presidente della Regione è uscito con fare vincente: lo scorso 4 agosto ha annunciato lo stop, “con 40 giorni d’anticipo”, ai lavori sul viadotto Cannatino, tra gli svincoli di Buonfornello e Scillato. Mentre il cantiere di Bagheria era stato affannosamente smontato a inizio luglio. Non temete, tornerà.

Nella lista delle amenità rientra anche la chiusura lampo della sala vip “Prima Vista” all’aeroporto di Palermo, dopo la visita del presidente e la sua segnalazione per “carenze igieniche” (qualcuno sostiene che la furia derivasse dall’assenza dei cornetti vuoti nel banco dei prodotti freschi): sette ispettori dell’Asp in pista e serrata immediata per mancanze nell’autocontrollo Haccp. Un rigore raro, se si considera la velocità con cui è scattato l’intervento rispetto alla lentezza cronica di altre pratiche ben più pesanti. Piccolo inciso: la Sala Vip ha riaperto i battenti in men che non si dica.

Poi c’è il capitolo concerti, che negli ultimi mesi ha prodotto più polemiche che applausi. A giugno, per il benefico “Gigi D’Alessio & Friends” a Palermo, utile a raccogliere fondi per la realizzazione del Polo Pediatrico, la Regione ha messo sul piatto mezzo milione di euro (tramite il Policlinico), ma dal palco non è arrivato nemmeno un ringraziamento. Schifani ha parlato di “inadempienza contrattuale”, l’organizzatore Tommaso Dragotto ha replicato che i loghi c’erano e che il presidente forse se n’era andato troppo presto. È stato l’amaro finale di un’amicizia storica, già messa a dura prova dal coinvolgimento della moglie di Dragotto nell’inchiesta a carico di Galvagno e Amata.

Qualche mese prima, nell’agosto 2024, la Valle dei Templi era stata chiusa per due giorni per ospitare le riprese televisive del concerto de Il Volo, trasmesso la Vigilia di Natale su Mediaset. Un’operazione da oltre un milione di euro di fondi pubblici. Ma sono gli incassi derivanti dallo sbigliettamento ad essere finiti nel mirino di Davide Faraone: secondo il deputato di Italia Viva metà platea era entrata gratis e i proventi erano di gran lunga inferiori alle attese. Il direttore del Parco ha replicato fornendo altri numeri – solo 60 omaggi – ma resta l’impressione di una montagna di soldi per un ritorno, economico e d’immagine, tutto da misurare. L’intervento deciso della Regione, oltre a provocare le dimissioni in seno alla Fondazione Agrigento Capitale della Cultura (dal presidente Minio al direttore Albergoni), non ha recato grandi benefici all’organizzazione di una rassegna che ancora prima della fine viene vista come un’occasione persa: segnata da gaffe, sgrammaticature e poca coesione territoriale.

Tra le “faccende” che portano la firma del governatore c’è anche la defenestrazione di Vito Riggio da Amministratore delegato della Gesap. Il casus belli? Un parere non gradito sull’abolizione dell’addizionale comunale per gli aeroporti minori, misura finanziata dalla Regione e ratificata da un emendamento del Senato al Decreto Economia. Vantaggi? Soprattutto per Ryanair, che così potrà basare un aereo a Trapani e aumentare il numero delle rotte da Birgi, dove detiene l’assoluto monopolio. Pur non detenendo – al contrario – nemmeno una quota dello scalo palermitano, Schifani ha esercitato una moral suasion sufficiente a determinare le nomine (di Gianfranco Battisti come Ad) e a rilanciare il progetto di privatizzazione della società di gestione. Che anche Riggio voleva… Ma, evidentemente, alla politica torna più utile quella proposta dal suo successore.

Insomma, al netto delle inchieste e della manovra-ter finita in caciara, e della maggioranza seppellita dai franchi tiratori, è stata una stagione di grande ingegno politico: tornelli aboliti a Ferragosto dopo anni di indifferenza, subcommissari saltati, una sala vip chiusa in 24 ore, palchi scintillanti, le solite spese contestate, un amministratore delegato allontanato chissà da quale pulpito. Se uno cercasse una politica delle amenità, eccola servita: grandi gesti visibili, inquadrature perfette e interventi chirurgici sull’effimero. Meno convincente, invece, la presa in carico dei problemi reali che continuano a rendere la Sicilia una regione cui ridere dietro.