Non c’è solo l’inchiesta che coinvolge il presidente dell’Ars, Gaetano Galvagno, e l’assessore al Turismo, Elvira Amata. Nelle ultime settimane si sono accumulate altre ombre sulla Regione, che vanno dalle gare per l’elisoccorso, finite sotto la lente dell’Anac, alla vicenda sanitaria che ha coinvolto l’ex direttrice del “Di Cristina” di Palermo, Desirée Farinella, investendo in pieno il parlamentare forzista Gaspare Vitrano; fino ai rilievi della Corte dei Conti su patrimonio immobiliare, acqua e rifiuti. Un insieme di capitoli che restituisce l’immagine di un sistema sotto pressione.
Il caso più recente riguarda il servizio di elisoccorso. Repubblica ha rivelato che l’Autorità anticorruzione ha avviato un procedimento di vigilanza, chiedendo alla Regione la documentazione degli ultimi dodici anni: dall’affidamento del 2013, vinto dalla Inaer Aviation (poi Babcock e oggi Avincis Aviation Italia), fino alle proroghe più recenti e ai bandi del 2025. Il contratto originario, scaduto nel 2021, è stato rinnovato di anno in anno: 1,8 milioni al mese il canone fisso da versare al gestore privato.
Per aprire alla concorrenza, nei mesi scorsi la Regione ha avviato due procedure: una gara aperta da 109 milioni, della durata di due anni e mezzo, e una gara-ponte da 33 milioni per otto mesi. Ma due lotti sono andati deserti, mentre per l’unico rimasto si è presentata ancora una volta la stessa società, Avincis. L’intervento dell’Anac ha bloccato tutto, segnalando “criticità” sia nella progettazione che nello svolgimento delle gare. Nel frattempo, dentro l’assessorato alla Salute, si è consumato un cortocircuito che fotografa bene il livello di tensione interna, con l’effetto di lasciare ancora una volta la Sicilia appesa a proroghe e procedure sospese.
Altra pagina delicata è quella che coinvolge l’ex direttrice dell’ospedale dei Bambini, Desirée Farinella. Dopo la denuncia di una madre ai giornali, la dirigente venne demansionata dal manager del Civico, Walter Messina, pur essendo stata difesa dal personale e dai sindacati. Una commissione incaricata dal Dasoe – il Dipartimento Attività sanitarie dell’Assessorato alla Salute – stabilì che non andava punita. Ma nel frattempo erano già emerse pressioni politiche: secondo la Procura, il deputato regionale Gaspare Vitrano avrebbe tentato di convincerla a mettersi in malattia, per “dare una risposta” al presidente Schifani. La dirigente resistette, registrando i colloqui, e oggi lavora altrove.
Vitrano rischia il processo per tentata violenza privata, ma neppure il governatore può dirsi estraneo alla vicenda. In una delle registrazioni, infatti, il deputato di FI si lascia andare a un commento che i magistrati non hanno potuto ignorare: «In certi casi prima si chiamano i Nas e si fanno dichiarazioni il giorno dopo, non il giorno prima… lui è stato un po’ precipitoso, doveva dire ‘accerto il risultato e poi valuterò l’operato dei miei’. Ora però ha capito la minchiata da recuperare, cerca di non perderci la faccia». Una frase che lascia intendere quanto la gestione del caso Farinella fosse seguita da vicino anche ai piani alti di Palazzo d’Orléans, con l’obiettivo di far volare qualche testa.
Non si tratta di episodi isolati. Negli ultimi mesi è andato in scena un duro confronto con la Corte dei Conti, che ha aperto più di un fronte. L’ultimo riguarda il mancato acquisto, da parte della Regione, del palazzo ex Sicilcassa di via Cordova, a Palermo. La Procura contabile, diretta da Pino Zingale, ha chiesto alla Guardia di Finanza di acquisire documenti negli uffici della presidenza, dell’assessorato all’Economia, del Fondo pensioni Sicilia e all’Ars. L’ipotesi è quella di un danno erariale di circa un milione di euro, per via dei canoni di locazione che la Regione continua a pagare per gli immobili di via Cordova e di via Notarbartolo, sede degli uffici di controllo della stessa Corte. La proposta d’acquisto, inserita in un articolo dell’ultima manovra-ter, è stata bocciata dal parlamento col voto segreto.
Il referto sull’emergenza idrica, intanto, parla chiaro: il 52% dell’acqua immessa in rete va dispersa, con punte fino al 75% a Catania. Sette dighe fuori uso, venti limitate, invasi interrati. Per correre ai ripari la Regione ha puntato sui dissalatori di Porto Empedocle, Gela e Trapani, dal costo complessivo di 167 milioni, affidati a Siciliacque. Ma la produzione stimata coprirà appena il 2% delle perdite annue, con costi quasi tripli rispetto all’acqua da fonte tradizionale. Il capitolo rifiuti non è meno controverso. Il Piano regionale prevede due termovalorizzatori da 400 milioni ciascuno, a Palermo e Catania. La Corte dei Conti, insieme all’Anci Sicilia, ha espresso dubbi sul dimensionamento e sulla sostenibilità economica, ritenendo che l’impiantistica prevista sia sovrabbondante rispetto agli obiettivi di raccolta differenziata fissati dall’Europa.
In questo contesto anche i partiti non restano immuni. Fratelli d’Italia ha già perso un pezzo da novanta come Manlio Messina, che si è sentito poco difeso dal partito di fronte alle voci e alle polemiche ispirate dall’inchiesta della Procura di Palermo, che nasce da Cannes. Cioè dalle iniziative milionarie che prima Messina, poi i suoi allievi, portarono avanti con una società lussemburghese – attraverso le prestazioni della “key account” Sabrina De Capitani (poi divenuta portavoce di Galvagno) – allo scopo di organizzare un ricco shooting fotografico sulla Croisette.
Da quelle vicende sono maturate, appunto, le inchieste della magistratura, che hanno portato a ipotesi di reato specifiche e circostanziate: corruzione e peculato per Galvagno, corruzione per la Amata. Che, in attesa di conoscere il proprio destino giudiziario, rimane aggrappata alla poltrona senza che Schifani si assuma l’onere di revocarle l’incarico. Il presidente, fin qui, ha impedito che la discussione si trasferisca in Assemblea (dove le opposizioni l’attendono col coltello fra i denti), allo scopo di non mortificare il partito della premier.
Vicende che si accavallano, dunque, e che alimentano la sensazione di una Regione sempre più esposta. Restano gli interrogativi: quali saranno le refluenze politiche – benedetta questione morale – delle vicende che coinvolgono il presidente dell’Ars e l’assessore al Turismo? Quali gli effetti dell’intervento dell’Anac su funzionari e dirigenti che hanno gestito i bandi e le proroghe dell’elisoccorso? La Corte dei Conti troverà risposte convincenti sui dissalatori, sui termovalorizzatori e sul palazzo in cui “abita”? Intanto le ombre crescono, e diventano il tratto dominante della legislatura.