Forza Italia ha deciso di logorare Renato Schifani sul terreno più delicato: la sanità. Non è l’opposizione a muoversi, ma una parte del suo stesso partito, che non intende regalargli campo libero nella gestione del settore che più di ogni altro assorbe risorse e produce consenso. Da Trapani a Milazzo, passando per Palermo, ogni criticità diventa un’arma. E Mulè, Gasparri, Calderone – tre figure pesanti degli azzurri – hanno scelto di usarla per tentare (almeno) di dare la sveglia al presidente e alla sua assessora, Daniela Faraoni.

A Trapani, Mulè e Gasparri hanno fatto visita all’ospedale Sant’Antonio Abate, finito sotto i riflettori per lo scandalo dei referti istologici. Migliaia di esami erano rimasti in sospeso per mesi, con pazienti costretti ad attendere diagnosi decisive. Un caso che aveva fatto rumore a livello nazionale e che aveva determinato, dopo il tira e molla e le dimissioni di Ferdinando Croce (FdI), l’arrivo della nuova commissaria, Sabrina Pulvirenti. Alcuni mesi dopo, i parlamentari di Forza Italia hanno deciso di tornare in corsia per verificare di persona se le cose siano davvero cambiate. La missione non si è limitata a un sopralluogo: gli azzurri hanno incontrato i vertici aziendali per discutere di liste d’attesa e riorganizzazione interna. “Forza Italia vuole una sanità moderna, equa e vicina ai cittadini – è stato ribadito durante la visita – capace di rispondere ai bisogni reali e di restituire fiducia nel sistema pubblico”.

Da Roma, nel frattempo, Tommaso Calderone – deputato forzista e presidente della commissione Insularità – ha acceso i riflettori sull’ospedale di Milazzo. La sua lettera all’Asp di Messina, indirizzata anche a Schifani e Faraoni, parla chiaro: «Le segnalazioni delineano un quadro estremamente preoccupante relativo alle condizioni strutturali e organizzative del reparto di Ostetricia e Ginecologia». Il dossier elenca una serie di criticità difficili da smentire. Camere senza bagni, con le pazienti costrette a utilizzare i servizi comuni nei corridoi, accanto ai contenitori per la raccolta differenziata. Campanelli di chiamata inesistenti o non funzionanti, che impediscono alle gestanti di chiedere assistenza. E ancora: la risonanza magnetica ferma da sei mesi, il reparto di Neurologia con soli tre medici in servizio, la Gastroenterologia trasferita a Barcellona Pozzo di Gotto, dove mancano rianimazione e centro trasfusionale. «Tutto questo – avverte Calderone – incide direttamente sulla tutela della salute delle pazienti e dei nascituri, oltreché sulla dignità degli operatori sanitari».

Non si tratta di episodi isolati. Mulè, Gasparri e Calderone appartengono alla fronda di Forza Italia che non vuole cedere la leadership siciliana a Schifani e al suo ventriloquo, Marcello Caruso. La cui posizione da coordinatore ha cominciato a scricchiolare all’indomani dell’ultimo Consiglio nazionale del partito, in cui si è deciso che i vertici regionali saranno eletti da un congresso. Qualche giorno fa anche Marco Falcone, europarlamentare ed ex assessore all’Economia, aveva esternato le proprie critiche rispetto alla gestione del partito, invitando Schifani a non sottovalutare certe “difficoltà molto evidenti (..) Sono pochissimi i deputati che pubblicamente si lamentano, ma la maggior parte di loro si ritiene esclusa dalle scelte importanti e molti lamentano che la Regione non faccia proprio scelte importanti”.

Il fronte della sanità rappresenta, ovviamente, un nervo scoperto. A Palermo la più grande Asp dell’Isola è da sette mesi senza Direttore generale. La guida è affidata ad interim al sanitario Antonio Levita, ma il governo non è riuscito a nominare un manager titolare (proprio al posto della Faraoni, nominata a piazza Ziino ormai sette mesi fa)). Una vacatio – dovuta ai veti politici incrociati – che rischia di trasformarsi in paralisi e che alimenta l’accusa di immobilismo rivolta a Palazzo d’Orléans.

C’è poi il caso di Desirée Farinella, ex direttrice del “Di Cristina”, demansionata dal manager del “Civico”, Walter Messina, nonostante la difesa del personale e dei sindacati. Una commissione dell’assessorato escluse responsabilità “personali”, ma nel frattempo erano emerse pressioni politiche: secondo la Procura, il deputato regionale di FI Gaspare Vitrano avrebbe cercato di convincerla a mettersi in malattia per non creare imbarazzi a Schifani, che nel frattempo aveva mostrato il pugno duro e il desiderio di individuare un responsabile.

Un altro fronte caldo è quello dell’elisoccorso. L’Anac ha avviato un procedimento di vigilanza, chiedendo alla Regione la documentazione degli ultimi dodici anni: dall’affidamento del 2013, vinto dalla Inaer Aviation, fino alle proroghe più recenti e ai bandi del 2025. Il contratto originario, scaduto nel 2021, è stato rinnovato di anno in anno: 1,8 milioni al mese il canone fisso da versare al gestore privato. Per aprire alla concorrenza, nei mesi scorsi la Regione ha avviato due procedure: una gara aperta da 109 milioni, della durata di due anni e mezzo, e una gara-ponte da 33 milioni per otto mesi. Ma due lotti sono andati deserti, mentre per l’unico rimasto si è presentata ancora una volta la stessa società di sempre.

Sul tavolo resta infine la nuova rete ospedaliera. Doveva rappresentare il fiore all’occhiello della programmazione sanitaria di questa legislatura, ma è ancora ferma. Schifani difende la sua assessora, ricordando i sopralluoghi nei territori e la trattativa con il Ministero per salvare la cardiochirurgia pediatrica di Taormina (che ha ricevuto una proroga fino al 31 dicembre). Ma sindaci e sindacati parlano di un piano troppo vago, mentre il Movimento 5 Stelle denuncia l’assenza di dati reali su bacini di utenza, attività per province e tassi di mortalità per patologia. «Un restyling maldestro di una rete vecchia», l’ha definita il capogruppo Antonio De Luca, «che non considera l’invecchiamento della popolazione, i flussi intraregionali e le reali esigenze dei territori». In una recente intervista a ‘La Sicilia’ Schifani si è mostrato comunque fiducioso: «A settembre il piano sarà sottoposto in commissione all’Ars e contiamo di approvarlo in giunta poco dopo. Oltre a completare il percorso per la fuoriuscita dal piano di rientro sanitario, questa programmazione serve per adottare scelte importanti, come ad esempio il mantenimento della Cardiochirurgia pediatrica a Taormina».

In questo contesto, ogni difficoltà si trasforma in un colpo politico. Le visite a Trapani, le denunce da Milazzo, la vacatio a Palermo, il caso Farinella e la rete ospedaliera sospesa: tutte tessere di un mosaico che mostra il presidente vulnerabile sul fronte più sensibile. E che i suoi stessi compagni di partito hanno deciso di trasformare in un campo di battaglia.