Questo Fratel Biagio deve essere un pazzo. Con quell’aria di santo, un un po’ visionario e un po’ straccione, vorrebbe trovare uno spazietto in un mondo, quello della Regione, plasmato dal Balilla e dalla corrente turistica di Fratelli d’Italia per regalare oltre tre milioni di euro a Patrick Nassogne, l’avventuriero lussemburghese che ha fatto da complice e compare nello scandalo di Cannes; per assegnare una mazzetta di quarantacinquemila euro a Sabrina De Capitani, la portavoce del presidente dell’Ars, Gaetano Galvagno; per pagare centoquattromila euro alla pianista e amica Gianna Fratta in cambio di una consulenza sul Bellini International Context; per donare duecentomila euro alla finta beneficenza di Marcella Cannariato, meglio nota come Lady Dragotto; per foraggiare, con parcelle da capogiro, la filiera dei pagnottisti con in testa, va da sé, quel Maurizio Scaglione che in un anno ha incassato da Palazzo d’Orleans oltre mezzo milione di euro in consulenze e affidamenti diretti.
Questo Fratel Biagio, con quell’aria un po’ così di missionario in partibus infidelium, pretendeva addirittura di ottenere un contributo della Regione per realizzare un film sulla propria vita di laico votato a due virtù cardinali come la speranza e la carità. Magari citava San Paolo: “Caritas Christi urget nos”, ci spinge l’amore per Cristo. Dimenticava, povero figlio, che da queste parti di apostoli, come quello folgorato sulla via di Damasco, non ce ne sono. Qui, alla Sicilia Film Commission, il potentato che concede i contributi ai produttori cinematografici, regna e governa Nicola Tarantino, un ex ufficiale della Guardia di Finanza reclutato ovviamente dal Balilla e trasformato nel cucchiaio di tutte le minestre, in particolare di quelle maleodoranti come il brutto affare della mostra fotografica organizzata con tutti gli sfarzi possibili dall’assessorato regionale al Turismo all’hotel Majestic, nel pieno del Festival cinematografico di Cannes.
Tarantino è uomo che bada al sodo. La santità di Fratel Biagio non lo smuove. Tanto è vero che, nel momento in cui ha dovuto scegliere i produttori ai quali assegnare il contributo della Regione, ha pensato bene di dare 434 mila euro a “L’isola delle donne volanti” della Citrullo International e di bocciare l’omaggio al missionario laico di Palermo. E ciò nonostante il “solenne impegno” assunto dal presidente della Regione, Renato Schifani, davanti ai volontari della missione “Speranza e Carità” di via Archirafi.
Ma alla Regione è così: contano le cordate. E Tarantino – a giudicare dal dossier della procura di Palermo su Cannes e altre corruzioni – appartiene alla cordata del Balilla. E’ dunque un intoccabile. Come Elvira Amata, l’assessore che è arrivata in via Notarbartolo dopo Manlio Messina e che ha mantenuto la babilonia del Turismo non solo a dispetto della magistratura che vuole rinviarla a giudizio per corruzione ma anche con la copertura – un po’ sfacciata, sia detto sinceramente – di Schifani. Il quale si è genuflesso davanti a lei, già sputtanata dall’inchiesta giudiziaria, con la stessa sudditanza con la quale nel 2023, a Brucoli, ha baciato la pantofola del Balilla, già pizzicato dallo scandalo di Cannes. e di tutta la corrente turistica di FdI.
Dimmi, Fratel Biagio. Ma non c’era in Paradiso un santo un poco più scavato e soprattutto in grado di metterti in guardia sulle trame, le nefandezze e i retrobottega della Regione siciliana? E’ vero che il Vangelo dice: “Bussate e vi sarà aperto”. Però qui certe porte si spalancano velocemente solo per gli amici, per i parenti, per i clienti, per i compari, per i pagnottisti. Per gli altri, sapessi che fatica.