“Per tutti, qui, sono il direttore, ma si rivolgono a me con affetto, amicizia. Non ossequio”, diceva Emilio Fede in una delle ultime interviste rilasciata a Libero in cui raccontava della sua nuova quotidianità in una struttura dove nell’ultimo anno della sua vita aveva risieduto. Per necessità, dovuta all’età e alle ripetute cadute che avevano convinto sua figlia Sveva a trasferirlo in una Rsa, ma forse anche un po’ per solitudine: “Ho appena compiuto 94 anni, sono vicino ai 100: un bel traguardo. In questa struttura mi trovo bene perché ci sono rapporti umani veri. Ho riscoperto l’importanza dell’affetto: il vero potere è avere l’affetto degli altri”, confidava, aggiungendo che il sogno più grande era “di arrivare al più presto accanto a mia moglie” (Diana De Feo, scomparsa nel giugno 2021, ndr). “È ancora con me, sarà sempre con me. Se mi manca? Da impazzire”. Un passaggio che restituisce un ritratto intimo dell’ultimo miglio di un personaggio istrionico e discusso. Di un giornalista, conduttore televisivo e direttore di molte testate, in particolare del Tg4, indiscusso protagonista di un’epoca in cui la televisione italiana sembrava fatta su misura per la personalità eccentrica, divisiva e teatrale. Fede è stato, per oltre mezzo secolo, al centro del racconto televisivo del Paese, spesso con toni enfatici, anche con prese di posizione faziose, con uno stile che talvolta sconfinava nella parodia. Ma sempre con una consapevolezza precisa: quella di voler lasciare il segno. Continua su Huffington Post
