Il “caso Cannes” si chiude, almeno in parte. Il Gip Patrizia Ferro ha accolto la richiesta di archiviazione avanzata dai pm De Benedittis e Fusco per tre dirigenti regionali: Lucia Di Fatta (oggi capo di gabinetto al Turismo), Nicola Tarantino (Film Commission) e Calogero Franco Fazio. Per loro cade ogni ipotesi di falso e turbativa d’asta: “Allo stato – ha scritto il giudice – non si ravvisano circostanze meritevoli di approfondimento”. La loro posizione è stata stralciata.
L’inchiesta, tuttavia, non è affatto chiusa. La Procura di Palermo attende le carte della rogatoria internazionale chiesta ai magistrati francesi: dai documenti potrebbero emergere altri risvolti, soprattutto a livello politico. E c’è un secondo filone che riguarda l’ex assessore al Turismo Manlio Messina. Su di lui i finanzieri hanno passato al setaccio voli, ricevute e note spese sospette, tra cui 12 mila euro per un appartamento occupato dal “Messina team” in Costa Azzurra. Ma in questo caso l’indagine è di fatto congelata: per procedere serve l’autorizzazione della Camera dei deputati, di cui Messina è oggi parlamentare.
Intanto, sullo sfondo, resta la costellazione di nomi e rapporti emersa dalle carte di Cannes: dall’imprenditrice Marcella Cannariato alla ex portavoce di Galvagno, Sabrina De Capitani, fino allo stesso presidente dell’Ars. Un sistema in cui la politica, i fondi pubblici e i favori personali si intrecciano e che, anche se una parte della vicenda si è già sgonfiata sul piano penale, continua a restituire l’immagine di una gestione opaca e clientelare delle risorse regionali.
Anche sul fronte contabile il caso è tutt’altro che chiuso. La Corte dei Conti sta verificando possibili danni erariali per circa 250 mila euro. Tra le spese sospette: 25 mila euro a Nassogne come “freelance”, 45 mila per la collaborazione della De Capitani, 9.600 euro per due notti in ville di lusso, 28 mila per il noleggio di una Mercedes di rappresentanza, 10 e 12 mila euro per i pernottamenti dei “team” Tarantino e Messina.