Non solo hanno regalato a Mediaset il primato di ascolti che apparteneva ad “Affari tuoi”; non solo hanno consentito a Ubaldo Cairo, padrone de La7, di svuotare e ridurre al lumicino Rai3. L’altro ieri i soloni e i santoni di Viale Mazzini hanno consegnato ai telespettatori della rete ammiraglia una “Domenica In” inguardabile e soprattutto irriconoscibile. Non è che nella precedente stagione abbia fatto faville: l’eterna Mara Venier metteva in fila le sue promotion – markette, stavo per dire – e mamma Rai la lasciava fare. Ma con la nuova edizione i codici dell’amichettismo, costruiti dalla conduttrice in tanti anni di potere assoluto, non valgono più. La trasmissione è diventata la ruota di scorta del retequattrismo. E diciamo questo anche se il peccato più grave di domenica non è stato il collegamento con Giorgia Meloni in diretta dal Colosseo. E’ stata la miseria di un programma costruito solo con i filmati – utili per l’autocelebrazione dei presenti – e con due interminabili necrologi purtroppo fuori tempo: l’omaggio a Pippo Baudo, morto e ampiamente osannato oltre un mese fa, e il ricordo di Giorgio Armani.

Per celebrare lo stilista milanese è stato mobilitato Enzo Miccio, una new entry di “Domenica In”, prelevato dalle seconde file della tv e famoso soprattutto per i suoi vestiti color pastello. Il quale ha sciorinato gli aulici concetti sentiti e risentiti nei giorni del lutto e del funerale. Per parlare e riparlare di Pippo Baudo invece sono stati chiamati in studio, per non smentire la tradizione, i personaggi di sempre: prima Loretta Goggi; poi Albano, Giletti e Pingitore. Con una novità da non sottovalutare: Tommaso Cerno, direttore del quotidiano romano “Il Tempo”, è l’altro volto che affiancherà la Venier nelle puntate della nuova stagione. Vanta un illustre passato, oltre che di giornalista, anche di senatore; è un autorevole esperto di politica e, da ospite fisso delle tv targate Mediaset ieri ha intrattenuto i telespettatori di Rai1 sottolineando un anacronismo: oggi – ha sostenuto – nessuno si sognerebbe di lanciare contro Baudo l’accusa di essere un presentatore nazional popolare: il grande presentatore siciliano era un un uomo colto, ironico, moderno.

Bisognerebbe spendere anche poche ma sentite parole su Teo Mammuccari, impegnato in una parodia de “La Ruota della Fortuna” di Gerry Scotti. Ma di parole ne basta una sola: penoso. Semmai bisognerebbe avviare una piccola indagine per scoprire quanto è costato alla Rai il trimalcionico “pranzo della domenica” organizzato all’Orto Botanico di Palermo per assecondare il circo di devozione al ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida. A parte il costo – certamente esagerato: la trasmissione gli ha dedicato sì e no cinque minuti di video – bisognerebbe anche capire con quale criterio sono stati scelti gli ospiti e, soprattutto, il sedicente chef che ha sollevato la cassata siciliana, ovviamente preparata non da lui ma da chissà chi.

Quella cassata era il simbolo di questa sfortunata Sicilia: sfarzosa, barocca, spagnolesca. Che i soliti amici degli amici hanno sbafato a sbafo, senza sapere chi l’ha fatta e chi ha pagato. Allegria.