Renato Schifani ha trasformato ogni uscita pubblica in un annuncio di spesa. Una fiera di paese, una visita istituzionale, un incontro con i salesiani o con gli agricoltori diventano il pretesto per sciorinare milioni che dovrebbero scendere a cascata sulla Sicilia. È un flusso continuo: soldi per le famiglie, per i comuni, per le strade, per le filiere agricole, per la cultura. Nessun settore resta escluso.

A Catania, nel quartiere popolare di San Cristoforo, il presidente ha garantito il sostegno alla casa salesiana delle Salette, con un impegno diretto della Regione a rifinanziare la formazione professionale. Alla Fiera dell’agroalimentare di Ragusa ha evocato fondi straordinari, “misure compensative” da attivare nel caso in cui gli Stati Uniti decidano di colpire con nuovi dazi le filiere siciliane. In quel caso – ha detto – “siamo pronti a impegnare risorse finanziarie perché a noi interessa la crescita dell’economia regionale”.

L’elenco continua dentro le pieghe della manovra-quater, ancora in discussione all’Ars. Schifani ha sventolato 35 milioni per interventi infrastrutturali nei comuni, altri 25 milioni di riserva per misure varie e un emendamento da 10 milioni per potenziare il fondo di solidarietà destinato alle famiglie. «Le risorse – ha spiegato – si vanno ad aggiungere ai 30 milioni già previsti con la legge 28 del 2024 e a un altro milione integrato successivamente. Il nuovo finanziamento dovrebbe consentire di fare scorrere la graduatoria per oltre tremila domande».

Il capitolo sociale è diventato un terreno fertile per le sue luminarie. Il governo ha rifinanziato con 8 milioni la cosiddetta legge sulla povertà, per sostenere gli enti del terzo settore impegnati nel contrasto all’emergenza alimentare e abitativa. E lo stesso Schifani, a Catania, ha assicurato che “una parte degli oltre 2 miliardi risultanti dall’avanzo di amministrazione verrà destinata alla spesa sociale”. Una promessa che suona bene, ma resta sospesa: quei soldi non sono ancora disponibili, serve prima la parifica della Corte dei Conti sui rendiconti ancora in stand-by. Chissà, magari in primavera…

Non mancano le incursioni sul terreno della cultura. Il governatore si è già speso per sostenere la candidatura di Catania Capitale della Cultura 2028, assicurando che “non possiamo né intendiamo perdere questa occasione” e che la Regione “farà senz’altro la sua parte”, con la promessa di non ripetere l’esperienza di Agrigento, che qualcosa dovrebbe pur avere insegnato. E poi c’è il prestito d’onore per gli studenti universitari: in attuazione della legge regionale 28 del 2024, è stato istituito un fondo da 6 milioni per garantire prestiti fino a 10 mila euro a studente, senza garanzie e con rimborso decennale. «Nessun giovane siciliano deve rinunciare all’università per difficoltà economiche – ha detto Schifani – il prestito d’onore rappresenta uno strumento concreto per garantire a tutti pari opportunità di crescita e di futuro».

Altro capitolo ancora: le infrastrutture. Lo scorso 8 settembre il governo ha annunciato 55 milioni di euro per la manutenzione straordinaria delle strade provinciali, dando priorità alle aree interne. «Il nostro obiettivo – ha detto il governatore – è ripristinare l’efficienza delle arterie viarie, spesso interrotte o accidentate a causa di frane e smottamenti». Nel frattempo, l’agricoltura è stata servita con un altro piatto ricco: 35 milioni di euro, distribuiti dall’Agea, per sostenere le colture colpite dalla siccità. Diciotto milioni andranno al comparto agrumicolo, undici agli ulivi, sei a mandorli e pistacchi. L’annuncio è arrivato proprio all’indomani del rientro in giunta di Luca Sammartino: un tempismo che non è sfuggito.

Qualche promessa, invece, resta sospesa. Il fondo per l’editoria, stoppato in Aula, attende di essere ripristinato (diventando permanente). La Film Commission aspetta nuove risorse per scorrere la graduatoria e finanziare anche la pellicola sulla vita di fratel Biagio Conte, già annunciata e poi sparita nel nulla.

Accanto a questa sequenza di annunci c’è la narrazione ufficiale: la Sicilia sarebbe finalmente in salute. Schifani lo ripete ad ogni occasione: «La Sicilia cresce, come certificano da tempo Istat e Bankitalia, con il maggiore aumento di Pil tra tutte le Regioni italiane e con le principali agenzie di rating che premiano la nostra affidabilità finanziaria». E soprattutto: il disavanzo è stato azzerato. Un risultato che il governatore agita come bandiera e che diventa lo sfondo di tutte le sue promesse. Perché se i conti sono in ordine, allora si può spendere.

Schifani, ormai, parla da presidente già riconfermato: «La coalizione ha garantito il bis per i governatori uscenti, senza problemi. Non mi aspetto sgambetti e sono sereno», ha detto a Live Sicilia. E la sensazione, osservando questa sequenza di proclami, è che la Sicilia sia entrata in una campagna elettorale permanente. È un flusso senza interruzioni che ricorda, per ritmo e ostinazione, le operazioni della corrente turistica di Fratelli d’Italia, a partire dal programma “SeeSicily” targato Manlio Messina: milioni distribuiti a pioggia per alimentare consenso, con la differenza che adesso il campo d’azione è più vasto e le categorie interessate sono praticamente tutte.

Resta il dubbio di fondo: tutti questi soldi esistono davvero? Una parte sì, scritta nero su bianco nei capitoli di bilancio; un’altra arriverà – forse – con l’ok della Corte dei Conti; un’altra ancora appartiene alla dimensione dell’annuncio, che serve più a tenere alta l’attenzione mediatica che a produrre spesa reale. I capitoli di spesa di Schifani somigliano ai rotoloni Regina: non finiscono mai. Funziona per i titoli dei giornali e per i comunicati stampa, un po’ meno per chi aspetta di vederli trasformati in opere, cantieri, servizi. Ma intanto lo spettacolo va avanti.