La suggestione del luogo non è secondaria. Una saletta riservata della “Trattoria del Cavaliere” di Catania, già teatro del celebre “patto dell’arancino” tra Berlusconi, Salvini e Meloni. Stavolta non una cena, ma un pranzo «molto frugale», come racconta Mario Barresi su La Sicilia. Quattro i commensali: Renato Schifani, ospite di Raffaele Lombardo, con accanto il nipote Giuseppe e l’ex assessore Antonio Scavone. Alici e gamberetti marinati, una mupa all’acqua pazza, e in mezzo una chiacchierata «sulle tante ragioni che ci uniscono».

«Antonio Tajani ha grandissima stima di te», avrebbe confidato Schifani al leader autonomista, che ricambia con un plauso alle nomine di sottogoverno: «Genovese farà un ottimo lavoro all’Ast». Nessun patto da firmare, precisano i diretti interessati, ma l’incontro privato ha preceduto di poche ore l’evento salesiano al quale Schifani – dopo l’accorato invito di Lombardo – non ha mancato di presenziare. Con tanto di impegno a finanziare le “Salette” di San Cristoforo, per la gioia dell’ex governatore, orgoglioso allievo di Don Bosco. «Grande serenità»: la formula che emerge da entrambi i fronti.

Così Schifani, da equilibrista, apparecchia la strada verso la riconferma. Nel weekend, la tappa a Ribera per la Festa dell’Amicizia di Totò Cuffaro, altro ex presidente con cui i rapporti restano idilliaci. «Sulla strada che porta alla riconferma c’è spazio per tutti»: è la cifra politica del governatore, capace di tenere insieme pezzi diversi di un centrodestra siciliano che senza collanti rischierebbe di implodere. In aula, intanto, si attende l’esito del parere che modificherebbe lo Statuto con l’introduzione del deputato supplente. All’ultimo vertice di maggioranza – ieri – i partiti avrebbero dato il via libera. D’altronde, ci sono in ballo 12 nuove poltrone.