Sembra diventata una gara a chi la spara più grossa. Ogni settimana un annuncio, ogni volta un numero più grande del precedente. La Regione sembra essersi trasformata in una gigantesca macchina della propaganda, dove a contare non è la spesa, ma la cifra pronunciata in conferenza stampa o, come avvenuto ieri, direttamente sui social. Il video postato dal presidente Schifani, accanto all’assessora Elvira Amata (completamente riabilitata dopo un’inchiesta – ancora in corso – in cui è indagata per corruzione), è l’esempio perfetto: “Siamo riusciti a trovare 5 milioni per finanziare la produzione di film in Sicilia. Una grande soddisfazione, perché tra i progetti che potranno essere sostenuti c’è anche il famoso film su Biagio Conte”.
Cinque milioni “trovati”, come fossero monete dimenticate sotto il cuscino. Peraltro dopo la figuraccia del “giovedì nero” dell’Ars quando, per la seconda volta, l’aula ha respinto un emendamento del governo con le stesse finalità. Poi, però, basta scorrere i capitoli di spesa per accorgersi che i soldi erano già lì, a disposizione, come ha fatto notare il deputato Pd Antonello Cracolici: nel bilancio della Regione, per il 2026 e il 2027, erano previsti sei milioni per la Film Commission. “Parlavo di una ‘storia montata ad arte e di cialtroneria istituzionale’ – ha ribadito il presidente dell’Antimafia regionale – perché nel capitolo della Film Commission erano già previsti 3 milioni di euro per il 2026 e altri tre per il 2027. Bastava scorrere la graduatoria, ma, come avevo dichiarato appena una settimana fa, non lo sanno neanche”.
Dietro la vetrina delle cifre si nasconde un paradosso: la Sicilia è la terra dei milioni annunciati, ma raramente spesi. Prendete il Pnrr: è qui che si misura la distanza tra annunci e realtà. Secondo i dati pubblicati ieri dal Giornale di Sicilia, su un miliardo e 900 milioni di euro disponibili la Regione ne ha spesi soltanto 510 (il 26%) e rendicontati appena il 7%. Meno di uno su dieci, per capirci. Con 3.557 progetti da completare entro giugno 2026, la scadenza incombe. E La fotografia della spesa fa tremare i polsi: l’assessorato all’Istruzione ha investito 25,4 milioni su 57 disponibili (44%); la Formazione, sempre sotto la regia di Mimmo Turano, appena uno su tredici.
Va ancora peggio l’assessorato all’Energia, che con i suoi 67 milioni di budget è riuscito a spenderne appena il 10%. A brillare, si fa per dire, è il dipartimento della Funzione pubblica, guidato oggi da Salvatrice Rizzo, che è riuscito a impegnare poco più della metà dei fondi disponibili. Il resto è un deserto di procedure, atti sospesi, capitoli congelati. Schifani, a primavera, aveva già strigliato i super-burocrati, parlando di “difficoltà significative nel raggiungimento dei target previsti”. Evidentemente non è bastato. Martedì è fissato un nuovo incontro, e sulla testa dei burocrati sventola una nuova minaccia: «l’eventuale mancato rispetto degli adempimenti sarà utilizzato ai fini della valutazione dei dirigenti responsabili», dice Schifani, e potrebbe portare «all’avvio delle procedure di contestazione, propedeutiche all’eventuale revoca dell’incarico».
Ma intanto la corsa agli annunci non si ferma. L’assessore alle Attività produttive Edy Tamajo è l’uomo dei numeri tondi: 89 milioni per il risparmio energetico e l’innovazione verde, 160 milioni per la ricerca e il capitale umano, altri 104 milioni per il bando “Più Artigianato”. Questo solo a ottobre. Una pioggia di denaro che, sulla carta, dovrebbe sostenere le imprese siciliane. Eppure, a oggi, i risultati si misurano più nei post su Facebook che nella realtà. Anche in agricoltura, il neo assessore Sammartino ha lanciato il suo bando da 40 milioni per agriturismi e attività didattiche.
Eppure la domanda resta sempre uguale, e attraversa ogni stagione politica e ogni ciclo di fondi: perché i soldi annunciati non arrivano mai a destinazione? Perché il Pnrr, ad esempio, continua a impantanarsi fra carte e rimpalli di competenze, con fondi che si muovono solo quando il tempo è già scaduto? Quale meccanismo contorto blocca i canali della spesa e trasforma la macchina amministrativa in un labirinto di passaggi inutili, dove tutto si perde – dai progetti alle opportunità, fino alla credibilità della politica stessa?
La Regione invoca la lentezza della burocrazia (ad esempio ha imputato la mancata spesa relativa al bando della meccanizzazione agricola ai beneficiari che “stanno inviando con lentezza le richieste per potere accedere all’acconto o al saldo”), i dirigenti parlano di norme farraginose, Roma accusa le amministrazioni locali di ritardi: ma nel frattempo le imprese aspettano, i cantieri non aprono, le risorse restano ferme. Un gioco di rimbalzi e responsabilità sfumate che, più che garantire rigore, finisce per produrre immobilismo e danno d’immagine.
In questo scenario, i 5 milioni per il film su Biagio Conte sembrano una foglia di fico su una Regione incapace di trasformare la pioggia di risorse in sviluppo e occupazione. Peraltro, in attesa di capire chi è stato il mago a estrarre dal cilindro (del Turismo) il tesoretto, una considerazione va fatta sul metodo. L’assessore Dagnino, di fronte allo stralcio dalla manovra-ter di un emendamento ad hoc per fare scorrere la graduatoria e alla polemica sollevata da Giorgio Mulè, il 27 agosto si pronunciò in questo modo: “Non rientra nella prassi del governo individuare soluzioni volte ad aggirare le competenze del Parlamento regionale, al quale va sottoposta l’approvazione delle leggi di spesa”. Ma nel giro di poche settimane, e a fronte dell’ennesima bocciatura dei deputati dell’Ars, si è compiuto il miracolo: l’aula può essere bypassata. Mentre l’assessorato degli scandali, il Turismo, dispensa improvvisamente risorse e amorevolezza: per Biagio Conte questo e altro.
Rullo di tamburi anche per la Amata, che nel corso dell’accorato intervento social con Schifani, comunica di aver destinato al settore 25 milioni in tre anni. Altri soldi la cui ricaduta sulle produzioni, e di conseguenza sul brand Sicilia, non sono facilissime da intuire. Così come i motivi che tengono al vertice della Film Commission un dirigente legato al Balilla, già protagonista di una stagione controversa della corrente turistica (in confronto a quegli scandali, lo sgarbo alla Missione “Speranza e Carità” è una sciocchezza).
C’è un’ultima domanda, che resta sospesa: dov’è la Corte dei Conti? L’organo che in passato non ha esitato a richiamare la Regione per scelte discutibili – basti pensare ai rilievi sulla gestione della siccità, ai termovalorizzatori o ad alcune operazioni nel settore sanitario – in questa fase sembra muoversi più in sordina. Conduce verifiche sui criteri di spesa? Vigila sull’effettiva attuazione dei progetti, o si limita ai controlli formali? Domande legittime, perché se i numeri degli annunci continuano a non coincidere con quelli della spesa reale, il problema non riguarda soltanto la politica, ma anche la capacità del sistema dei controlli di accorgersene per tempo.