La Procura di Palermo contesta al presidente dell’Ars, Gaetano Galvagno, nuove ipotesi di peculato, falso e truffa. Il nuovo avviso di conclusione delle indagini – che sostituisce quello notificato lo scorso luglio – amplia il quadro accusatorio legato all’utilizzo improprio dell’auto blu di servizio e ai rimborsi delle missioni dell’autista Roberto Marino. A riportare la notizia è Riccardo Lo Verso su Live Sicilia.
Secondo i pubblici ministeri Felice De Benedittis e Andrea Fusco, Marino – formalmente assistente parlamentare e agente di pubblica sicurezza – avrebbe falsificato i fogli di missione controfirmati dal presidente dell’Ars, attestando giorni e orari di servizio non corrispondenti al vero e inserendo spese mai sostenute. In tutto sono cinquanta gli episodi contestati in concorso ai due, per un totale di oltre 19 mila euro tra rimborsi e diarie. Da qui nasce la nuova ipotesi di truffa ai danni dell’amministrazione regionale.
Parallelamente, Galvagno resta indagato per peculato in relazione all’uso dell’Audi A6 di servizio, impiegata – secondo gli inquirenti – come un’auto privata anche da familiari, collaboratori e persone vicine al presidente per spostamenti non istituzionali: trasferimenti in aeroporto o in albergo, acquisti in farmacia, al fioraio o al supermercato. All’autista Marino vengono inoltre contestati circa 150 viaggi compiuti con la stessa vettura per finalità personali.
Rispetto alla precedente versione dell’inchiesta, nel nuovo avviso non compare il capitolo sul Capodanno 2024 a Catania, per il quale la Procura sembrerebbe orientata all’archiviazione. Restano invece al centro dell’indagine i finanziamenti deliberati dall’Ars o concessi dalla Fondazione Federico II – presieduta dallo stesso Galvagno – a favore di iniziative e fondazioni riconducibili, secondo gli investigatori, a un presunto sistema di favori e incarichi. Galvagno e Marino hanno ora venti giorni per chiedere di essere interrogati o presentare memorie difensive prima dell’eventuale richiesta di rinvio a giudizio.


