A dieci anni dalla scarcerazione, Totò Cuffaro torna nel mirino della magistratura. L’ex presidente della Regione Siciliana, oggi segretario nazionale della nuova Democrazia Cristiana, è infatti tra i destinatari della richiesta di arresto avanzata dalla Procura di Palermo nell’ambito di un’inchiesta che ipotizza un vasto sistema di corruzione e turbative negli appalti della sanità regionale. Insieme a lui è coinvolto anche l’ex ministro Saverio Romano, deputato e coordinatore di Noi Moderati, oltre ad altre sedici persone tra politici, imprenditori e dirigenti pubblici.

All’alba i carabinieri del Ros hanno eseguito diverse perquisizioni, anche nell’abitazione di Cuffaro. Le accuse formulate dai pm guidati da Maurizio de Lucia sono pesanti: associazione a delinquere, corruzione e turbativa d’asta. Come previsto dalla riforma Nordio, agli indagati è stata notificata la richiesta di misura cautelare. Nei prossimi giorni compariranno davanti al giudice per le indagini preliminari, che dovrà decidere se disporre o meno gli arresti. In caso di parere favorevole, per Romano sarà necessaria l’autorizzazione a procedere della Camera dei deputati.

Secondo l’accusa, l’ex presidente della Regione avrebbe utilizzato l’influenza derivatagli dalla lunga carriera politica e dai ruoli ricoperti nell’amministrazione regionale e messo a disposizione la sua rete di conoscenze per incidere su concorsi, gare di appalto e procedure amministrative in modo da favorire imprenditori amici, procurare loro vantaggi e al tempo stesso rafforzare il proprio consenso politico. I pm parlano di un comitato di affari occulto in grado di “infiltrarsi e incidere sulle attività di indirizzo politico-amministrativo della Regione Sicilia e catalizzare il consenso elettorale del maggior numero di cittadini”. L’ex governatore, per l’accusa, sarebbe stato il dominus dell’associazione “impartendo direttive ai coindagati, mediando con i rappresentanti di enti e imprese, con cui erano in corso o in esecuzione le intese corruttive, e stabilendo l’entità delle utilità indebite richieste”. Al centro dell’attività del comitato d’affari nomine di dirigenti e funzionari pubblici e regionali negli enti e apparati amministrativi di maggior rilievo nell’ambito di settori nevralgici come la sanità, gli appalti e le opere pubbliche, “in modo tale da potere poi condizionare, attraverso questa pregressa opera di fidelizzazione, l’attività di indirizzo politico-amministrativo della Regione Sicilia”, dicono i magistrati.

Tra gli altri indagati, come riferito da Repubblica, figurano Vito Raso (storico collaboratore di Cuffaro), Carmelo Pace (deputato regionale della Dc), Roberto Colletti (ex manager di Villa Sofia), Antonio Abbonato, Ferdinando Aiello, Paolo Bordonaro, Alessandro Caltagirone, Marco Dammone, Giuseppa Di Mauro, Vito Fazzino, Antonio Iacono, Mauro Marchese, Sergio Mazzola, Paolo Emilio Russo, Giovanni Tomasino e Alessandro Vetro. Secondo la Procura, le perquisizioni sono state disposte per evitare la dispersione di elementi probatori a seguito della notifica degli avvisi di interrogatorio “preventivo”, come previsto dalla nuova procedura. Cuffaro, 67 anni, aveva già scontato una condanna a sette anni per favoreggiamento aggravato a Cosa nostra e rivelazione di segreti d’ufficio. Negli ultimi anni è tornato protagonista della scena siciliana, guidando la rinascita della Democrazia Cristiana. Nel 2023 il tribunale di sorveglianza di Palermo lo ha riabilitato, restituendogli la piena agibilità politica.

Cuffaro (DC): “Fiducioso negli organi inquirenti”

“Stamani mi hanno notificato un avviso di garanzia e hanno effettuato perquisizioni nella mia abitazione e in ufficio. Ho fornito ai carabinieri la massima collaborazione e sono sereno, rispetto ai fatti che mi sono stati contestati, per alcuni dei quali non conosco né le vicende né le persone. Sono fiducioso nel lavoro degli organi inquirenti e pronto a chiarire la mia posizione”. Lo dichiara Totò Cuffaro, segretario nazionale della DC.

Romano (Noi Moderati): “Sono a disposizione”

«Apprendo dalla stampa di una richiesta della procura di Palermo che mi riguarderebbe: non ne so nulla e non ho ricevuto alcuna comunicazione. In ogni caso sono assolutamente tranquillo e a disposizione, pronto a chiarire eventuali dubbi dei magistrati, dei quali ho la massima stima e considerazione». Lo afferma il coordinatore politico di Noi Moderati Saverio Romano.