L’ultimo strappo, Guido Crosetto, l’ha consumato qualche ora fa. Matteo Salvini frenava sulle armi americane da acquistare e da girare a Kiev e lui, senza strepiti ma con un marcato gesto polemico, ha annullato il viaggio programmato a Washington. “Cosa vado a dire agli americani? Che siamo indecisi a tutto?”. Sempre nelle stesse ore, il ministro della Difesa ha risposto picche alla richiesta del leader leghista di aumentare i soldati impegnati dal 2008 nell’operazione “Strade sicure”. “Aumentarli? No. Anzi, devono tornare a fare i soldati”. E più sberle Crosetto mena a Salvini, più è distante il suo aplomb istituzionale dalla grintosa e ringhiosa postura di Giorgia Meloni, più il ministro della Difesa piace alle opposizioni. Tant’è, che davanti al terrore in purezza di ritrovarsi al Quirinale tra quattro anni l’underdog della Garbatella, a sinistra già scatta la ola per Crosetto.

“È presto per parlarne, naturalmente. E speriamo di poter votare nel ’29 uno dei nostri”, dice la deputata dem Debora Serracchiani, “ma certamente Crosetto è il più civile degli esponenti del centrodestra. E senza dubbio, se risolverà i suoi problemi di conflitto d’interessi, sarà il candidato di quella parte più quotato per il Quirinale”. Una benedizione arriva anche da Lorenzo Guerini, uno dei leader dei riformisti del Pd e predecessore di Crosetto al dicastero di via XX Settembre: “Io e Guido siamo amici. Il suo lavoro alla Difesa è in continuità con il mio”. Applausi pure dal capogruppo di Azione alla Camera, Matteo Richetti: “Parlare ora del Colle è prematuro. Però è indubbio che Crosetto non venga dal Msi come qualcun’altra… E questo, al momento giusto, farà la differenza”.

Già. Il ciclopico ministro della Difesa ha un pedigree da democristiano doc. La politica, Crosetto, l’ha cominciata poco più che ventenne con lo Scudocrociato tatuato sul braccio, per poi passare con Forza Italia quando arrivò il ciclone di Mani Pulite che spazzò via la Prima Repubblica e i suoi partiti. Ma “chi nasce democristiano, muore democristiano”, diceva Giulio Andreotti.

“Di certo, Crosetto sa tenere i rapporti politici e istituzionali”, osserva Ettore Rosato, esponente di Azione. “E se dovessi scegliere se buttare lui o Meloni dalla torre, sicuramente butterei giù Giorgia”, sorride Stefano Graziano, deputato dem in Vigilanza Rai. La sintesi la fa uno dei quattro leader del centrodestra, Maurizio Lupi: “La strada verso il Quirinale è molto lunga. Crosetto è un amico. Toccherà a lui spiegarlo a Tajani…”, ghigna il capo di Noi moderati. Già perché il segretario di Forza Italia, si narra ormai da mesi, su imbeccata di Meloni avrebbe chiesto al sarto di cominciare a cucirgli l’abito per il giuramento quirinalizio.

Quel che è sicuro, si diceva, è che Crosetto ha un gradimento bipartisan. Lega esclusa. È apprezzato da Sergio Mattarella con cui intrattiene un ottimo rapporto. Non è affetto dal populismo penale, chiedendo il varo di un reato al mese, come Meloni e Salvini. Non è neppure un cultore degli slogan “legge e ordine” cari alla destra. Ed è sinceramente antifascista. Eloquenti, al riguardo, le sberle rifilate a Roberto Vannacci: “Sono farneticazioni personali che screditano l’Esercito, la Difesa e la Costituzione”, tuonò il ministro quando il generale dette alle stampe il “Mondo al contrario”. E quelle promesse, in costanza del silenzioso imbarazzo di Meloni, ai militanti della sede di Parma di Fratelli d’Italia. Quelli che qualche giorno fa hanno intonato cori fascisti: “Gente da prendere a calci e da mandare via”.

Il meglio di sé, Crosetto, l’ha dato esattamente un mese fa sulla Global Sumud Flotilla per gli aiuti a Gaza. Mattarella aveva definito l’iniziativa “di valore”. Meloni l’aveva etichettata come un’impresa di “irresponsabili” impegnati a “mettere in difficoltà il governo”. E cosa ti fa il ministro? Prima manda una nave militare, la fregata Fasan, a scortare la Flottilla. Poi nell’aula della Camera, difende il “diritto a manifestare” e, con tono sinceramente preoccupato, avverte: “Se andate avanti non potremo garantire la sicurezza”. Bilancio: furono più gli applausi dal banchi del centrosinistra, che da quelli del centrodestra.

Dentro Fratelli d’Italia nessuno però vuole parlare di Crosetto al Quirinale. Ovvio. C’è Meloni che ha già prenotato la poltrona in caso di bis nel 2027. E un senatore di peso scommette: “Se e quando arriverà il momento, Guido si farà da parte per non ostacolare Giorgia”. Eppure, Crosetto il profumo del Colle già l’ha annusato. E gli piacque.

Era il 26 gennaio del 2022, il Parlamento era come al solito impantanato, così Meloni lo propose come candidato di bandiera. Prese ben 114 voti, 51 in più dei 63 grandi elettori di Fratelli d’Italia. “Sono onorato e commosso, significa che in Parlamento ho tanti amici…”.

Ecco, come dice Rosato, “per salire al Quirinale gli amici servono. E non poco”. Spiegazione: “Se Draghi nel ’22 non ce la fece e Mattarella fu rieletto è stato anche perché nessuno aveva il numero di cellulare di Super Mario e tutti, o quasi, quelli del Presidente”.