Sarà l’effetto Fico che li ha rinvigoriti, o sarà forse la frequentazione con Ismaele La Vardera, che ha smascherato gli impicci dell’Italo-Belga a Mondello trasformandoli in una questione di Stato. Sarà tutto questo, o forse nulla di tutto questo, semplicemente un ritorno al passato: eppure gli ultimi Cinque Stelle somigliano (un filino, giusto un’ombra) ai primi, quelli di Beppe Grillo che attraversava lo Stretto a nuoto. Al netto della piazzata di Conte sulla questione morale – domenica scorsa a Palermo – e della mozione di sfiducia con il resto delle opposizioni, l’ultima vicenda su cui puntare un faro riguarda Schifani (e chi sennò).

O meglio il premio che il presidente della Regione s’è assegnato da solo nell’ambito di una manifestazione appena nata, celebrata dall’assessora al Territorio Giusy Savarino. Ambasciatore dell’ambiente. Per cosa, poi? Per dei termovalorizzatori che esistono solo nelle slide? Per un livello di differenziata che nelle città metropolitana farebbe arrossire un cittadino dei sobborghi di Nairobi? Forse… In quella occasione Schifani ha ribadito “la centralità della tutela ambientale nell’agenda del Governo, richiamando gli investimenti avviati in tema di prevenzione incendi, infrastrutture ambientali e sostegno alle imprese nella transizione ecologica”. Prevenzione incendi e infrastrutture ambientali? Ma davvero?

“Se non siamo al ridicolo poco ci manca – scrive in una nota Antonio De Luca, “capitano” dei 5 Stelle all’Assemblea regionale -. Per giunta, tutta questa messinscena ha pure un costo per i siciliani: vogliamo conoscere tutti i dettagli e lo faremo con un’interrogazione e un accesso agli atti che presenteremo in questi giorni. Qui ci sono spese per la pubblicità sui media, per il teatro, per le grafiche, per l’organizzazione…”. Ieri, un paginone su Repubblica. Con il resoconto di un’iniziativa presentata dalla Savarino, assessore di Fratelli d’Italia, la cui vision è riconoscere l’impegno diffuso sul territorio e trasformarlo in un modello di riferimento per l’intera comunità. «Il Premio Custode dell’Ambiente – dice – è il riconoscimento che, per la prima volta, la Regione assegna a quelle realtà siciliane che sanno creare sviluppo avendo cura della sostenibilità”. “C’è una Sicilia – comincia il pubbliredazionale, tono da brochure turistica – che custodisce il proprio territorio con continuità, che rigenera spazi, che innova nei processi e che non si rassegna al deterioramento delle risorse ambientali”.

Insomma, la Sicilia di Schifani. Quella reduce da “un momento magico”, dove si respira aria di festa a ogni angolo. E in cui si istituiscono premi. “La Sicilia, con la forza dei suoi paesaggi e delle sue comunità, merita un percorso all’altezza del proprio patrimonio – ha detto la Savarino -: per questo abbiamo voluto mettere insieme ordini professionali, associazioni, studenti, imprese e cittadini attorno a un obiettivo comune”. La minaccia è che la cerimonia si svolgerà anche il prossimo anno, mentre non si attenuano le polemiche sulla prima edizione che ha premiato – guarda caso – altri due ambasciatori dell’ambiente: il presidente dell’Ars Galvagno e il presidente del Senato La Russa. Il primo ha anche restituito l’auto di rappresentanza con cui – carte dell’inchiesta alla mano – il suo collaboratore scorrazzava da una parte all’altra di Palermo per ritirare il sushi o accompagnare membri della famiglia.

“Qualcuno dica a Schifani che un metodo per conquistarsi la benevolenza dei siciliani c’è: fare cose utili – suggerisce De Luca – come, per esempio, abbattere le liste d’attesa e non autoattribuirsi premi farlocchi come ha recentemente fatto per mano della sua assessora all’Ambiente che, guarda le coincidenze, non ha dimenticato di premiare pure i suoi colleghi di partito Ignazio La Russa e Gaetano Galvagno”. “Per l’autocelebrazione – aggiunge – bastano e avanzano le conferenze stampa fasulle (memorabile quella in cui fu comunicato l’azzeramento delle liste d’attesa) o le dichiarazioni assurde che parlano di una Sicilia che sta vivendo un momento d’oro, ma farlo pure a pagamento, con i soldi dei siciliani è veramente troppo”.

Su questa vicenda sarà fatta luce. Forse. O magari no. Ma la propaganda, condita dalla gaffe di autoconsegnarsi il premio da solo, merita un approfondimento. Non è granché, verissimo. Ci sono tanti aspetti della vita amministrativa siciliana che andrebbero indagati; personaggi che andrebbero allontanati; processi da gestire. Invece, ieri, è stata presentata la mozione di sfiducia all’Ars, con l’impulso da parte delle opposizioni di avviare l’iter di un tentativo che, al 99% non porterà a nulla; se non a sterilizzare per un altro pomeriggio intero Sala d’Ercole (il 2 dicembre) e ricompattare un centrodestra dilaniato di fronte alla prospettiva di perdere la poltrona. Ma d’altronde cosa ci si aspetta da una Regione paralizzata e scoraggiata dalle inchieste?

L’unica cosa che ci si aspetterebbe è un’opposizione intransigente. Forse è troppo tardi anche per quello. Ma grazie a Fico che vince in Campania e al secondo presidente della Regione conquistato dal Movimento in pochi mesi (dopo Todde in Sardegna), il M5s ha ripreso a ruggire. Anche se dietro quel ruggito c’è ancora quell’apatia, mista a omologazione (specie sulle mance), difficile da estinguere.