“La delibera non può essere dichiarata conforme a legge”. In 32 pagine la Corte dei Conti spiega il perché del “no” al visto sull’atto del governo che dava il via libera alla costruzione del ponte sullo Stretto di Messina. Tre, in particolare, il rilievi della magistratura contabile. Quello considerato più grave dalla Corte riguarda il contratto tra il ministero per le Infrastrutture e la società Stretto di Messina Spa. Il problema, spiega la Corte dei conti sono “le modifiche sostanziali intervenute rispetto all’originario rapporto contrattuale”. Una di queste modifiche, sulla quale i magistrati si soffermano molto, riguarda le “modalità di finanziamento dell’opera”.
Il secondo rilievo, invece riguarda la determinazione delle tariffe per chi dovrà attraversare il Ponte. Non è, infatti, stato chiesto il parere dell’Autorità di regolazione dei trasporti. Parere che, scrive la la Corte, sarebbe stato particolarmente importante, data la peculiarità dell’opera. Non basterebbe, dunque, la classificazione di “strada extraurbana”, che ha fatto il Ministero dei trasporti.
L’ultimo rilievo è quello ambientale. Secondo i magistrati contabili, la delibera non rispetta appieno una direttiva europea “relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali”.
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