Sempre sia lodato il Black Friday, festa solenne della religione di tutte le donne e gli uomini di buona volontà che preferiscono godersi la vita, essere felici, perfino socializzare con la pizza discount che non macerarsi il corpo, e dunque lo spirito, idolatrando una religione senza joie de vivre che negando il corpo nega pure l’anima. Insomma il cristianesimo manicheo e vittimario in formato cilicio, senza carne (al massimo vegan per non inquinare) che ha ridotto i beni del mondo a un demoniaco “consumo” da evitare.

Vade retro sconto! Sempre sia lodato il Black Friday, del resto si celebra il venerdì dopo il Thanksgiving, quando si mangia un bel tacchino grasso alla faccia di tutte le mestizie dell’anno. Il moralismo contro i compratori da black season – cioè i cittadini della Città terrena che “da questi beni trae letizia”, come dice sant’Agostino – contro i fratres omnes del nostro tempo che dopo aver controllato il conto si comprano una lavastoviglie o fanno un weekend in saldo magari coi bambini è la cosa meno cristiana, e più rompicoglioni, che ci sia. Roba da darsela a gambe.

Invece quel bollettino del lumpenproletariat religioso che è diventato Avvenire ad ogni santo Black Friday deve fare la morale contro il dio consumo. L’affida sempre a Luigino Bruni, economista del pauperismo comunitario che per il Black Friday ha una vera fissazione, che è peggio della malattia. Un Savonarola della penitenza, ma senza nemmeno una prospettiva escatologica. Scrive ogni anno da anni lo stesso pezzo: nel 2023 “Indebitarsi per la festa”, “il Black Friday è diventato l’inizio dell’anno liturgico della religione capitalistica”. Nel 2021 erano “beni senz’anima”. Ci ha scritto un libro nel 2019, quest’anno siamo a “idoli e colpa nel carrello”. Insomma la gente compra per senso di colpa o vergogna (è una teoria sociologica: ve la risparmiamo). Continua su ilfoglio.it