“Qui in Calabria ho la Lega con me e faccio il liberale lo stesso”. Gongolava così, a inizio novembre, Roberto Occhiuto. Incassata la vittoria “sacrosanta e liberale” sui taxi, quindi contro i lacciuoli su Ncc stretti da Matteo Salvini, esultava sventolando quello che pareva già un manifesto. Del governatore calabrese si parla tanto in Parlamento. E non più sottovoce. Il forzista, rieletto dopo un azzardo tutto politico, non smania. Convegni, iniziative regionali, incontri milanesi e amici romani lavorano per lui.

La notizia sta dividendo la sonnacchiosa Forza Italia. I pretoriani di Antonio Tajani si affrettano a smentire. “Panna montata”. Simbolo di un certo nervosismo, chiosa l’ala ai margini dell’attuale classe dirigente azzurra. Perché i messaggini stanno arrivando “a valanga”. Prima, il ricevimento a casa Berlusconi, rivelato da AdnKronos: un mese fa, Occhiuto è stato accolto dalla primogenita del Cav. Un incontro da cui è trapelato poco, ma l’urgenza di una svolta liberale per il partito è un refrain degli ultimi anni, come nota è la stima di Marina Berlusconi per Occhiuto.

Che sia lui il volto giusto per guidare in futuro Forza Italia rimane solo una suggestione. Almeno per ora. Vero è che più parlamentari notano crescenti frequentazioni romane. Contatti, nuovi ponti, magari solo necessità regionali. Qualcosa è però cambiato con la notizia del convegno, che sa già di correntone. Il 17 dicembre Occhiuto sarà l’ospite d’onore in un luogo simbolo del berlusconismo, Palazzo Grazioli. Location non banale, come il titolo del panel: “In libertà. Pensieri liberali per l’Italia”. Una tela tessuta da Andrea Ruggieri, ex parlamentare azzurro e volto tv, di solito accomodato nel salotto di Rete 4. Con lui, anche Nicola Porro e l’ad di Tim, Pietro Labriola, ma il parterre è ancora aperto.

Ruggieri non cerca “adunate di popolo”, altrimenti “avrei scelto un luogo ben più capiente”. Insomma, è “solo un convegno su un’Italia poco per giovani, con produttività e salari fermi al palo da decenni, e una traiettoria anagrafica sfavorevole”. L’indirizzo è chiaro: serve un “nuovo liberalismo aggiornato ai tempi odierni”. Perché nonostante FI sia al governo le parole d’ordine per un liberale appartengono a un vocabolario “secondo me un po’ dimenticato”. Per incarnare certi valori “l’unico” venuto in mente agli organizzatori è appunto “Roberto Occhiuto”.

Non è una trovata correntizia, ma l’ambizione di Occhiuto è nota. Si gonfiano i retroscena. Le sue quotazioni sono in ascesa dopo la vittoria calabra. Indagato per corruzione, il presidente in carica ha annunciato prima le dimissioni e poi la ricandidatura. Un contropiede, che ha spiazzato magistrati e sinistra e che lo ha portato a un nuovo trionfo con il 57% dei voti, di cui il 13% dalla sua lista personale.

“Finalmente aria nuova”, esulta chi vede nell’agitazione attorno a Occhiuto uno spiraglio per il post Tajani. Anche il vicepremier, saldamente alla guida del partito e della pattuglia azzurra alla Camera, ha incontrato Marina. Sempre a Milano, a Corso Venezia. Uno scambio di vedute, una colazione di lavoro prenatalizia con l’intramontabile Gianni Letta, storico braccio destro del Cav.

Sono soprattutto le battaglie care al berlusconismo a lanciare Occhiuto. “Roberto su Uber ha fatto capire che si possono fare politiche davvero liberali”, commentano i forzisti. Con una “sacrosanta battaglia liberale”, come la definisce lo stesso Occhiuto, ha rimandato alla Consulta il decreto firmato da Matteo Salvini a difesa dei tassisti e ha avuto la meglio. Una vittoria nel segno del liberalismo e di Uber.

Come anche l’investimento di Ryanair avviato in Calabria: 15 milioni di euro, 300 posti di lavoro e un nuovo hangar. Progetti partiti dopo l’abolizione dell’addizionale comunale in regione decisa dal presidente azzurro. Proposte e successi che Occhiuto ha ottenuto anche altrove. Come apprezzata è la sua cautela sull’autonomia differenziata, che piace tanto ai colleghi leghisti nel Nord. E poi l’immigrazione, dossier che a destra viene declinato sempre col pugno duro. Non da Occhiuto, che ragiona di inclusione ed “emergenza con cui convivere”.

Insomma, per dirla con il presidente azzurro, Meloni va bene ma “penso che il governo possa fare di più e meglio”. Anche sui diritti, a partire dalla cittadinanza. Parole al miele per la famiglia Berlusconi, che apprezza la tendenza liberal.

Non è un segreto che Fininvest voglia svecchiare il cerchio romano attorno a Tajani. Magari con inserimenti chirurgici, come quello di Deborah Bergamini come capogruppo alla Camera. “Non ora, c’è il referendum”, è il mantra che rimbalza tra i parlamentari. Ma l’insofferenza è nota. Lo ha detto senza giri di parole Piersilvio Berlusconi: “Gasparri è bravissimo, ma ci vuole anche altro, nel senso di apertura, di visione del futuro”.

Un colpo netto, quello dell’ad di Mediaset, alla vecchia guardia, che guarda in cagnesco l’ambizioso Occhiuto. Il presidente della Calabria vola basso, non dà peso ai rumors. Troppo presto. Per svelare le carte non basta la truppa calabrese in Parlamento. Funzionano meglio i gesti, sventolati sempre in antitesi all’appiattimento dei tajanei su FdI e Lega. Azioni che lanciano Occhiuto verso un ruolo nazionale e che non dispiacciono dalle parti di Arcore.

Leggi Huffington Post