Piccole arroganze crescono. Nella prima Repubblica c’erano imprenditori che amministravano grandi aziende di Stato, come Eni o Enel, e maneggiavano miliardi di lire. “Razza padrona”, la chiamarono Eugenio Scalfari e Giuseppe Turani in un libro del 1974. Nella repubblichetta siciliana – quella che amministra clientele e pagnottisti – s’avanza una casta di sottogoverno che pretende di spadroneggiare al riparo di ogni critica. Un esempio arriva dal dossier di “Report” sugli scandali che hanno travolto i meloniani di Sicilia. Avete sentito con quanta spocchia Antonella Ferrara, reginetta di Taobuk, ha replicato alla giornalista che le chiedeva conto di una collana regalata a Elvira Amata, l’assessora al Turismo che aveva inondato di contributi la manifestazione di Taormina? Adulare i grandi scrittori con i soldi della Regione dev’essere un mestiere che dà alla testa.

