Il leader della minoranza del Pd, Stefano Bonaccini, pensa di entrare in maggioranza con Elly Schlein – “ci sono le condizioni”, ha detto in tv da Massimo Giletti. Un bonaccione, Bonaccini. E’ presidente del partito, è leader dell’opposizione interna, ed è capo di una corrente che si chiama “Energia popolare”. Anche se tutti ormai nel Pd, da Roma a Catania, la chiamano “energia litorale”. Forse per via di quella certa svogliatezza blasé, da lungomare riminese, con la quale il suo leader si oppone a Schlein. Chissà. Fatto sta che da tre anni, da quando cioè l’ex modernizzatore renziano Bonaccini ha perso il congresso, in tanti lo implorano: “Fatti sentire”, “gliele devi cantare a Elly”, “ma sull’Ucraina che facciamo?”, “contestala almeno sui referendum contro il Jobs Act che è roba nostra”, “Stefano, di’ qualcosa di riformista”, “…di’ qualcosa”.
Quelli della minoranza, per dire, si lamentavano della politica estera del Pd, e Bonaccini: “Tranquilli parlo con Elly sistemo tutto”. Poi ci parlava. E niente cambiava. Quelli si lamentavano delle candidature alle regionali, tutte regalate ai grillini, e lui “tranquilli parlo con Elly”. Poi ci parlava. E niente cambiava. Quelli lo imploravano di convocare una direzione nazionale per discutere la linea, ma l’unica linea era quella che cadeva al telefono: “Pronto, Stefano, ci sei ancora?”.
Adesso addirittura Bonaccini entra in segreteria, pare. In maggioranza. Lui che è il capo dell’opposizione. Nel Pd chiamano “unità” ciò che altrove sarebbe un paradosso. Sulla costa romagnola, nella regione di cui Bonaccini è stato a lungo un bravo governatore, invece la chiamerebbero semplicemente risacca. L’uomo che doveva incarnare l’alternativa riformista finisce per fare il bagnino della sinistra radicale. Un modo per restare in partita, certo. Ma soprattutto un modo per restare a galla. Sul pattìno. Energia litorale, appunto.


