Totò Cardinale interviene nel dibattito interno a Forza Italia siciliana difendendo Renato Schifani e respingendo l’uso strumentale delle parole di Pier Silvio Berlusconi. L’ex ministro, in un’intervista a ‘La Sicilia’, contesta l’idea di un rinnovamento inteso come resa dei conti generazionale: «Rinnovare non significa rottamare», avverte, sottolineando che parlare di “padrone” che impartisce ordini al partito è una forzatura che «non fa bene a Forza Italia, soprattutto in questa fase».
Per Cardinale, il congresso regionale deve essere il segno di un partito libero e plurale, non l’attesa passiva di decisioni calate dall’alto: «Se facciamo un congresso, significa che esiste un partito pronto a discutere. Se invece bisogna solo attendere le decisioni del padrone, il partito è morto».
Il passaggio più netto riguarda però il governo regionale. Cardinale chiede a Schifani un’iniziativa politica forte dopo le tensioni che hanno attraversato la maggioranza a seguito dell’indagine su Cuffaro: «Non possiamo far finta che certe immagini non siano giunte a cittadini che non arrivano alla fine del mese o che hanno problemi con la Sanità. Questo governo, così com’è, insomma, non va più bene. Serve un colpo d’ala e bisogna fare presto». La soluzione, chiarisce, non può che essere politica: «Bisogna fare una nuova giunta politica, chiamando i partiti ad assumersi una responsabilità politica forte», anche per programmare l’utilizzo dei due miliardi di avanzo nei prossimi due anni.
Sul congresso di Forza Italia, Cardinale scioglie ogni riserva e annuncia il suo sostegno a Marcello Caruso: «Io sto con Caruso. Ha tutte le qualità», aggiungendo una stoccata agli avversari interni: «Non vedo tutti questi Cavour pronti a sostituirlo». Un sostegno che si riflette anche sulla leadership regionale: «Non c’è alcun dubbio: Schifani è il nostro candidato», rivendica, parlando di risultati economici e politici «incontestabili».
Infine, chiude polemicamente sull’ipotesi di un commissariamento del partito: «Commissariare un partito che va al congresso è un controsenso», perché «il più bravo dei commissari sarà sempre più scarso del più scarso degli organi collegiali». Un messaggio chiaro: il rinnovamento sì, ma senza rottamazioni né padroni.


