Non è ancora entrato nel vivo il voto dell’articolato, che il governo Schifani già si ritrova sotto scacco. Alla ripresa della discussione sulla legge di Stabilità, in un’aula semideserta, il deputato di Forza Italia Alessandro De Leo ha attaccato frontalmente l’esecutivo e, insieme, la gestione del suo partito. Nel mirino l’iter della manovra in commissione Bilancio, dove il testo è lievitato da 28 a 134 articoli. “Una commissione-lampo, alla quale non sono stati dati il tempo e la serenità necessari per svolgere il suo compito”, accusa De Leo, denunciando un metodo che ha finito per “ampliare e appesantire” la Finanziaria anziché snellirla.
Ma l’affondo va oltre il merito tecnico. Secondo il deputato messinese, vicino al parlamentare nazionale Tommaso Calderone, in commissione si è consumata “una pioggia di emendamenti senza alcun confronto né analisi approfondita”, dinamica che “riflette purtroppo la stessa situazione che vive il mio partito, dove non ci sono dialogo, condivisione e coordinamento”. Un atto d’accusa che colpisce direttamente la linea politica del governo Schifani e della dirigenza azzurra in Sicilia.
De Leo rivendica la propria autonomia e alza il livello dello scontro: “Ho una dignità politica che nessuno può permettersi di calpestare. Non sono qui per ricevere ordini o prestare il fianco a intimidazioni politiche, ma per rappresentare i siciliani”. Pur riconoscendo che nella manovra “ci sono misure che vanno nella giusta direzione”, il deputato sottolinea come esse “meritavano un confronto serio e coordinato”.
Anche le opposizioni vanno all’attacco della manovra. “Volete capirlo o no che la finanziaria non è lo strumento per farvi i fatti vostri? Spero che questa notte vi porti consiglio e la cambiate, oppure vi finirà peggio che in occasione delle variazioni di bilancio, i cui segni portate ancora addosso”. Lo ha detto il capogruppo del M5S, Antonio De Luca. “Il maxi fondo che volete istituire per accontentare i desideri dei deputati di maggioranza e consentirgli di fare quello che vogliono – ha detto il capogruppo M5S – lo ostacoleremo in tutti i modi, inoltre chiederemo il voto segreto per tutte le norme. Avete sempre fatto finanziare pessime, ma ora vi siete superati. Cercate almeno di sembrare seri, ma nemmeno quello riuscite a fare”.
“Questa legge – ha aggiunto De Luca – è un’accozzaglia di articoli scollegati l’uno dall’altro, senza visione e prospettive e piena di norme ridicole, ad esempio quella sulle liste d’attesa, norma che non si cura minimamente di accorciare i tempi di attesa o di implementare visite ed esami, ma che punta solo a monitorare i ritardi, dimostrando chiaramente che il governo non conosce nemmeno le vere dimensioni del problema”. “Ridicolo – ha aggiunto De Luca – aumentare, anche giustamente, le ore agli ex Pip, fregandosene però completamente delle 15 mila famiglie dei contrattisti degli Enti locali che tengono in piedi l’attività dei Comuni”. Fra i 3 mila emendamenti presentati dalle opposizioni, tantissimi sono soppressivi.
“Ancora una volta, nonostante si stia discutendo una legge fondamentale come la manovra finanziaria, registriamo l’assenza dall’aula del presidente della Regione Renato Schifani. E non possiamo non notare una curiosa coincidenza: un testo che all’inizio era composto da meno di 30 articoli, all’indomani della discussione sulla mozione di sfiducia presentata dalle opposizioni nei confronti del presidente della Regione, è stato appesantito da altri 100 articoli”. Lo ha detto Michele Catanzaro, capogruppo del Pd all’Ars, intervenendo in aula nel corso della discussione generale sulla finanziaria regionale. “In questa manovra non ci sono interventi concreti per garantire il diritto alla salute, non ci sono misure sul diritto allo studio, non ci sono strumenti per affrontare i veri problemi dei siciliani. Ancora una volta il governo Schifani va avanti per approssimazione e senza alcuna programmazione”.
Proposto un emendamento del governo sui Pip
La vertenza storica degli ex Pip entra in una nuova fase, dopo la stabilizzazione avviata a inizio legislatura. Il governo regionale ha presentato un emendamento alla legge di Stabilità 2026-2028 che punta al miglioramento delle condizioni lavorative dei 1.853 lavoratori oggi impiegati a tempo parziale nella Servizi ausiliari Sicilia. A illustrarne i contenuti è stato il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, nel corso di un incontro con le organizzazioni sindacali a Palazzo d’Orléans, presenti anche l’assessore all’Economia Alessandro Dagnino, il ragioniere generale Ignazio Tozzo e il capo di gabinetto della Presidenza Salvatore Sammartano.
Il provvedimento prevede uno stanziamento di quasi 10 milioni di euro per l’allineamento dell’orario settimanale a 24 ore, con incrementi compresi tra le 4 e le 6 ore per ciascun lavoratore, come primo passo verso il raggiungimento dell’orario ordinario. Una seconda misura, che sarà introdotta in Finanziaria, consentirà di rafforzarne ulteriormente l’impiego, migliorando i servizi offerti agli enti e alle aziende pubbliche socie della Sas, nel rispetto degli equilibri di finanza pubblica. La norma consente, inoltre, agli enti e alle aziende pubbliche in cui operano gli ex Pip, qualora vi siano effettive esigenze di servizio, di farsi carico direttamente nei propri bilanci dei maggiori costi necessari all’estensione dell’orario di lavoro, fino a un massimo di 36 ore settimanali.
«L’auspicio – ha spiegato Schifani – è che questo percorso possa proseguire gradualmente, anno dopo anno, compatibilmente con i conti pubblici, fino ad arrivare a una retribuzione più giusta e dignitosa. È stato un cammino complesso, ma fortemente voluto, che ha già prodotto risultati concreti. Ora vogliamo completarlo con gradualità, accompagnando l’adeguamento finanziario degli ex Pip».
Ma anche il fronte dei precari rimane incandescente. Stavolta le critiche provengono da Marianna Caronia, deputata di Noi Moderati: “Non trovo esaustiva, né tantomeno equilibrata la somma stanziata dal governo regionale: i 9 milioni di euro previsti non sono sufficienti neppure a garantire l’aumento dell’orario di lavoro fino a 24 ore settimanali, figuriamoci a dare una risposta strutturale e definitiva a una platea di lavoratori che da anni attende certezze. Basta soluzioni tampone, servono risposte risolutive”. “Inoltre – aggiunge Caronia – si verrà a creare una disparità tra quei lavoratori che, lavorando dentro un’azienda sanitaria, piuttosto che in una società partecipata, possono ambire con più facilità al tempo pieno, rispetto invece alla stragrande maggioranza dei Pip che si trovano dentro la Regione che non avranno la possibilità di raggiungere lo stesso risultato in tempi celeri – sottolinea – Questa mi sembra una sperequazione tra poveri non più accettabile”.


