Lello Analfino non fa sconti. In una intervista all’edizione palermitana di Repubblica, definisce il Sicilia Express un’iniziativa che, pur partendo da buone intenzioni, non affronta il problema strutturale dei collegamenti con l’Isola. «Certamente resta una iniziativa lodevole, ma resta fine a se stessa», afferma, chiarendo subito che «da solo non può risolvere il problema che resta e che deve essere affrontato con decisioni radicali».

Il nodo, secondo l’artista, è nei numeri: «Per 1000 fortunati saliti su quel treno ce ne sono migliaia che non hanno potuto fare il biglietto». Da qui la critica all’idea di affidare a misure eccezionali un diritto che dovrebbe essere garantito: «Non si può assegnare a sorte o perché sei stato più veloce a cliccare sul diritto sacrosanto di rientrare a casa per le feste».

Per Analfino, il Sicilia Express è quindi «un provvedimento tampone», mentre «servirebbe intervenire strutturalmente e a lungo termine». Il rischio, altrimenti, è che tutto resti immutato: «Il prossimo anno che faremo? Ci saranno gli stessi treni? Ce ne saranno di più? Tutto bello, ma resta un provvedimento fine a se stesso». «Questo treno, che ripeto, è meglio ci sia stato piuttosto che no, rappresenta il fallimento della politica».

Al centro della sua riflessione c’è il tema del diritto alla mobilità: «Il ritorno a casa deve essere un diritto. Non può diventare un fatto straordinario». Perché, spiega, «la gente che parte dalla Sicilia per studiare o lavorare è sempre di più» e «invece di premiare il loro sforzo e la loro voglia di mantenere il rapporto con le radici e i propri affetti, li puniamo non trovando una soluzione al caro voli». Un problema che, sottolinea, «non riguarda solo chi viene per le feste», ma «tutti i siciliani che vogliono viaggiare e sono costretti a farlo a costi elevatissimi». E il confronto con altre realtà è impietoso: «Mi domando come mai i nostri politici non riescono a ottenere quei vantaggi che, ad esempio, ha la Sardegna».