Mentre la corsa per la segreteria regionale si è già delineata – sarà una sfida a duello fra Davide Faraone e Teresa Piccione – il Pd continua a farsi del male, e non fa nulla per nasconderlo. La lenta erosione dei democratici, che si sono fatti in quattro e quattr’otto per arrivare a Natale con il nuovo segretario, si è consumata all’interno della commissione regionale per il Congresso. Che ha deciso di cancellare con un colpo di spugna – ma si tratterebbe solo di un rinvio temporaneo – l’elezione dei segretari provinciali, quelli che probabilmente avrebbero spinto i vecchi elettori disamorati a recarsi nei gazebo il prossimo 16 dicembre. Un elemento di forte tensione che ha reso ormai incolmabile il gap tra i sostenitori di Faraone e quelli della Piccione.

Tra questi ultimi spicca Mirello Crisafulli, ex deputato e senatore del Pd, che in questa fase transitoria era emerso per il suo “endorsement” a Luca Sammartino e, più in generale, si era fatto sentire. “Chi non vuole i congressi provinciali è Davide Faraone – esordisce Crisafulli –. Siccome per me la democrazia ha ancora un valore, reputo necessario che si voti. Ma qualcuno ha deciso diversamente. Anche alla luce di questo atteggiamento, la mia scelta non potrà che ricadere su Teresa Piccione”.

Hanno spiegato che tenere adesso i congressi provinciali, in assenza di regole certe, avrebbe potuto portare al loro annullamento.

“Ma non le hanno fatte loro le regole? Anche quelle per votare ai congressi provinciali le hanno scritte loro. Nel regolamento c’è scritto tutto. Prima lo scrivono, poi lo votano, e ora qual è il problema? E poi se servono regole certe per i congressi provinciali, servono anche per quello regionale. Se le regole sono sbagliate per uno, sono sbagliate anche per l’altro”.

Questa storia delle regole non se la beve…

“Pensi che in quasi tutte le province, ad eccezione della mia (Enna), si era trovata la convergenza su un solo nome da eleggere come segretario. Ma qui la questione è un’altra: ossia impedire la più ampia partecipazione”.

Ma è solo per questo sospetto su Faraone che ha deciso di votare la sua avversaria?

“Quello che sta avvenendo a Palermo mi porta a fare questa scelta. Ma il mio giudizio politico su Teresa è positivo: è una che ha saputo emergere in un contesto di difficoltà del partito, ha saputo mantenere un rapporto stretto col mondo elettorale e coi cittadini”.

E di Faraone cosa pensa?

“E’ colui che ha determinato il disastro politico del Pd in Sicilia, che ha rappresentato in tutto e per tutto la gestione di Matteo Renzi. Capisco che adesso sono tutti “pentiti” e fanno a gara per dire che non sono più renziani. Ma a me viene da ridere: ieri tutti d’amore e d’accordo, oggi prendono le distanze”.

Faraone ha incassato il sostegno di Sammartino, lo stesso Sammartino che lei aveva lanciato come futuro segretario. E’ deluso per la sua mancata discesa in campo?

“Delusissimo. Mi dispiace. Io e Luca siamo molto amici, quindi comprendo perfettamente i motivi che lo hanno portato a questa scelta. Secondo me rimane la vera possibilità di rinnovare il partito”.

Quali sono i motivi della scelta?

“Secondo me si è defilato perché lo hanno convinto a defilarsi”.

Ma adesso appoggia Faraone, mentre lei si oppone a Faraone.

“Lui appoggia Faraone perché hanno fatto una scelta d’area, cioè la cosa che io volevo evitare. Se lei ci fa caso, tutti quelli che stanno con Faraone votarono Renzi. Compreso Raciti”.

Tranne Rubino. Non è un po’ difficile da spiegare?

“Altro che… Anzi, se lei riuscisse a spiegarmelo, mi farebbe cosa gradita. Non è che si capisce poco, non si capisce proprio. Rubino è il leader dei partigiani, come amavano definirsi. E i partigiani nascono in polemica con Davide Faraone e le scelte fatte sulle candidature alle elezioni Politiche del 4 marzo. Adesso, invece, va tutto bene. Sarà un modo originale di concepire la politica, ma credo che i nostri militanti non apprezzino”.

Altra che appare quanto mai strana: Gucciardi che si sgancia da Renzi (e da Faraone) per andare dalla Piccione.

“Guardi, non so che dirle. Ne prendo atto. Probabilmente ha fatto una valutazione più di tipo personale nei confronti di Teresa, che è considerata un’ottima soluzione”.

E’ così facile, oggi, cambiare idea in politica?

“Oggi cambiare idea è come cambiarsi d’abito. Ma io continuo ad essere una persona coerente con quello che si è visto nell’arco della mia vita politica. Non ho una sensibilità elastica. Se avessimo fatto il ragionamento – così come abbiamo tentato di fare – di scegliere un segretario “di tutti”, avrebbe certamente aiutato. Ma Faraone ha preferito candidarsi lui e rompere la possibilità di una candidatura unica”.

Ma è stata davvero vicina la soluzione unitaria? Ci ha creduto?

“Non solo ci ho creduto io, ma anche tutti coloro hanno trattato fino all’ultimo momento con la cosiddetta area renziana, o ex renziana, forse meglio dire ex. Che poi, se Renzi fosse a conoscenza di tutte ‘ste ginnastiche si incazzerebbe pure lui…”.

Lei, tempo fa, disse che le primarie non erano la soluzione migliore…

“E lo ripeto: sono il metodo peggiore. Ma ce lo vede un partito che elegge il proprio segretario facendo votare gli esterni? Prenda l’esempio della Campania: fra i sindaci che avrebbero sottoscritto il sostegno a Minniti ce n’erano un paio che poi si è scoperto essere di Forza Italia… Credo che un partito come il nostro non possa permettersi fatti del genere. La verità è che non c’è più il vero senso dell’appartenenza politica”.

Faraone e Micciché, per restare a Forza Italia, vanno spesso d’accordo. E’ impronosticabile in Sicilia un’asse fra Pd e i berluscones?

“Io mi auguro che ci sia un equivoco di fondo. Non penso che possa essere all’ordine del giorno un’ipotesi di alleanza organica fra il Pd e Forza Italia. La verità è che Faraone non si rassegna a voler costruire un radicamento vero a sinistra del partito. E preferisce inventare soluzioni che non hanno i piedi per camminare”.

Crede che il 16 dicembre voteranno in tanti ai gazebo?

“Se non si voterà per i congressi provinciali, credo di no. A Enna faremo fatica a trovarne qualcuno”.

Dopo che uno tra Faraone o la Piccione diventerà segretario, cosa deve fare il Pd?

“Dovrà dare un’accelerata alla capacità di collegamento col mondo sociale, recuperare il rapporto con il mondo del lavoro e della scuola. Certo, a Faraone verrà difficile recuperare il rapporto col mondo della scuola, visto che è stato sottosegretario e ha varato la riforma della “buona scuola”. Piace molto ai docenti, no?”.

Questo è sarcasmo…

“Faccia lei…”.

Cosa pensa della grande sfida del congresso nazionale? Zingaretti, Minniti, Martina…

“Sul piano della qualità personale sono tutti degni di grande considerazione. Quello che manca è una capacità di analisi del recente disastro. A cui c’è chi ha contribuito e chi no. Non si può, con la scusa di dire che non si è un candidato renziano (chiaro riferimento a Minniti), essere assolto dalle responsabilità del disastro politico che si è determinato. Zingaretti ha meno responsabilità, certamente”.

Qualcuno, durante l’assemblea nazionale, ha proposto l’azzeramento della classe dirigente.

“Sarebbe stata una bella cosa. Ma guardi, la cosa che mi dà più fastidio è che stiamo arrivando al congresso nazionale e il mio ex partito, i DS, viene percepito come quello che ha in campo tre dei suoi ex dirigenti: sia Minniti, che Martina, che Zingaretti ne facevano parte. Peccato che i DS erano nati per unire. Stiamo dando proprio un bell’esempio”.