Il presidente dell’Ars, che la prossima settimana si recherà a Roma per l’elezione del Capo dello Stato, minimizza la crisi del centrodestra. Ma individua una responsabilità chiara nello scollamento fra aula ed esecutivo: i problemi “all’80% stanno nell’assessorato alla Sanità, inutile nasconderlo”. Micciché si riferisce al “funzionamento complessivo. Oggi abbiamo i medici di base che fanno causa alla Regione, la gente non viene nemmeno ricevuta”. Mesi addietro il capo di Forza Italia aveva ammesso l’errore capitale commesso a inizio legislatura: cioè aver ceduto, da partito di maggioranza relativa, la sanità a Musumeci. Oggi è troppo tardi per rimediare, nonostante si prepari un rimpasto: “Non prendo la sanità a tre mesi da fine legislatura. Ma c’è un però – spiega a Repubblica – Io credo che la Sanità sia uno di quegli assessorati in cui fare cambiamenti radicali”. Su Razza: “Più volte gli sono state mosse critiche. Si sente l’imperatore Ruggero I. Ha anche chiamato il figlio Federico II”. Infine un consiglio: “Deve stare più coi piedi per terra e sentire gli altri. Specialmente in un mestiere che non è il suo, la politica. All’inizio di questa legislatura Ruggero era una persona a cui volevo molto bene. Il problema può essere anche caratteriale, ma i danni sono evidenti”.