L’addio di Aeroitalia all’aeroporto di Comiso è durato lo spazio di una notte. La compagnia “cara” al presidente Schifani, che aveva disposto la cancellazione dei voli a partire dal 15 dicembre, ci ha ripensato e assieme alla società di gestione, la Sac, ha diramato un comunicato per ufficializzare il dietrofront. “Aeroitalia ha annunciato oggi la regolare programmazione dei voli da e per l’aeroporto di Comiso, una decisione che arriva a seguito di un costruttivo confronto con SAC, la società che gestisce gli aeroporti di Catania e Comiso. L’accordo raggiunto tra le parti – si legge nella nota – mira a rispondere in maniera concreta alle esigenze di mobilità dei viaggiatori e a sostenere lo sviluppo del territorio”.

Nel comunicato, inoltre “SAC esprime gratitudine per l’impegno e gli investimenti che Aeroitalia ha dedicato agli scali di Catania e Comiso, confermando il ruolo strategico della compagnia nel rafforzare il sistema aeroportuale del sud est siciliano. Questo passo sottolinea la solidità del dialogo tra Aeroitalia e SAC, che lavorano congiuntamente per promuovere la crescita e lo sviluppo dei due aeroporti siciliani. Un impegno reso possibile anche grazie al fondamentale sostegno del Governo Schifani, che ha recentemente approvato un finanziamento di 3 milioni di euro destinato a potenziare l’Aeroporto di Comiso, con l’obiettivo di incrementare il traffico passeggeri e di rafforzare la posizione strategica dello scalo, sia a livello nazionale che internazionale”.

E qui entra in ballo anche il presidente della Regione, che dopo il silenzio di ieri, interviene sulla vicenda: “Accolgo con grande soddisfazione la decisione di Aeroitalia di confermare la regolare programmazione dei voli da e per l’aeroporto di Comiso. Questo accordo rappresenta un importante passo avanti per garantire la mobilità dei cittadini e per sostenere lo sviluppo socio-economico del territorio ragusano. Desidero esprimere il mio apprezzamento ad Aeroitalia per l’ulteriore impegno dimostrato nei confronti di quel territorio, che forse non da tutti è stato compreso”.

In realtà non si erano comprese granché bene neppure le cause per cui Aeroitalia aveva deciso di piantare in asso il Pio La Torre: “Aeroitalia non si sente inferiore a nessun’altra compagnia aerea – aveva detto l’amministratore delegato Gaetano Intrieri – Nonostante i nostri sforzi per sostenere e valorizzare il territorio di Comiso, dobbiamo constatare con rammarico che il nostro impegno non è stato adeguatamente riconosciuto dalla comunità e dal contesto operativo locale. Questa mancanza di apprezzamento ha reso insostenibile il proseguimento delle nostre operazioni in quest’area”.

Oggi le parti hanno ricucito, provando ad archiviare una tensione palpabile, specie fra i passeggeri. Il presidente Schifani, non più tardi di un anno e mezzo fa, all’indomani della rottura con Ryanair (che dalla sera alla mattina abbandonò lo scalo ibleo per problemi con la Sac), aveva annunciato -trionfalmente- l’arrivo del terzo vettore. Un modo per scardinare il duopolio composto dalla low cost irlandese e da Ita Airways (l’ex Alitalia), su cui la Regione aveva puntato i fari in occasione dei feroci rincari alle tariffe confezionati sotto le feste.

E’ passato un anno e mezzo. Un anno e mezzo di voli semivuoti, di aerei con la turboelica, di ritardi e cancellazioni, di isterie frequenti da parte dei viaggiatori. Ma anche di fior di rimborsi: Aeroitalia è stata una delle tre compagnie ad aderire alla campagna di sconti (dal 25 al 50 per cento) che la Regione ha riservato ai residenti grazie a due distinti finanziamenti: il primo da 33 milioni, l’ultimo da 17. Cinquanta milioni in tutto. Ed è stata l’unica, assieme a Ita, a ricevere i ristori e applicare gli sconti all’atto della prenotazione, senza però tenere conto dell’obiettivo iniziale: praticare “tariffe eque” (l’algoritmo è scompensato di suo e segue gli “umori” del mercato).

E’ successo tutto molto in fretta. Dopo aver minacciato di chiudere la base a Palermo (dove la governance di Aeroitalia deve 600 mila euro alla Gesap perché “vittima” di un trattamento iniquo rispetto alle altre compagnie), l’amministratore delegato Gaetano Intrieri, factotum di Aeroitalia assieme al country manager Paolo Corona, aveva deciso di abbassare le saracinesche sull’aeroporto Pio La Torre. Dopo aver annunciato, peraltro, una stagione invernale con numerosi nuovi voli: da Parma a Cuneo, passando per Firenze e Perugia (oltre a Roma e Bologna). Aeroitalia aveva già fatto i bagagli nelle Marche e a Forlì, si era aggiudicata la continuità territoriale in Sardegna, ma che andasse via da Comiso – dove si comporta da Ryanair pur non essendo Ryanair – appariva impensabile.

Per un periodo si parlò anche di trattamento di favore e, come raccontato dal quotidiano ‘La Sicilia’, sembra che Corona, il country manager, si facesse introdurre a Punta Raisi come “l’uomo di Schifani”: “In Gesap, magari per rispetto presidenziale, lo tollerano. E un po’ lo subiscono”, scriveva in un articolo il giornalista Mario Barresi. Oggi è svanito tutto, dal mutuo soccorso alla tolleranza. Con una retrospettiva molto interessante da analizzare: perché le compagnie fuggono da Comiso? E soprattutto qual è il ruolo della Sac, cioè la società di gestione dello scalo ibleo e di Catania? Ma il giro è più largo di così: Sac ha avviato la consultazione di alcuni advisor per la cessione di Fontanarossa ai privati ed è anche una leva di potere imponente, per buona parte in mano alla Camera di Commercio del Sud-Est (guidata da un uomo vicino a Forza Italia e al deputato regionale acese, Nicola D’Agostino).

Ma metterla su questo piano ci allontanerebbe dall’attualità più stringente: che è il prezzo di una scelta sbagliata. Chi sarà a pagarlo? La Regione, di recente, ha previsto un finanziamento di 3 milioni per attrarre nuove compagnie a Comiso, oltre a un mega finanziamento da 47 milioni per aprire un’area cargo. L’obiettivo di unire passeggeri e merci rischia, però, di naufragare: non tanto e non solo per la mossa di Aeroitalia, ma per una strategia crepuscolare, che viene scudisciata un pezzo per volta. Molti avevano letto nell’addio di Intrieri & Co. un passo avanti nella trattativa per il ritorno di Ryanair, la stessa compagnia che continua a minacciare un lento disimpegno se la Sicilia non abbatterà i costi dell’addizionale da 6,5 euro per passeggero applicata negli aeroporti siciliani. La stessa Ryanair del cartello denunciato all’Antitrust: “Stronzate”, secondo l’amministratore delegato Eddie Wilson. E’ questa la strategia crepuscolare. Una procedura a tentoni, farcita da qualche trovata populista: come il nuovo impegno per contrastare il caro-voli da qui a fine anno, 17 milioni che non bastano ad alleviare il disagio economico (molti fuorisede, quest’anno, hanno rinunciato a tornare a casa).

Oltre a Schifani, a difenderla è rimasto l’assessore alle Infrastrutture Aricò: “Con il provvedimento del bonus “caro voli” sono stati rimborsati oltre 500 mila siciliani – ha detto qualche giorno fa, replicando alle critiche di Davide Faraone (IV) -. Il prezzo fisso dei biglietti aerei della Sardegna, dove è in vigore la continuità territoriale, varia da 149 a 169 euro anche in bassa stagione. In Sicilia, invece, il prezzo medio nella bassa stagione è notevolmente inferiore. Lo sconto praticato ai siciliani non soltanto ha consentito l’aumento del traffico aereo nel 2024, ma anche la diminuzione dei prezzi dei biglietti, circostanza certificata dalle compagnie aeree”. Le stesse compagnie aeree che – se la Sicilia non fosse la terra che è: piena di fascino, di bellezza, di cultura – sarebbero già migrate altrove. Qualcuno ci sta pensando seriamente. Qualcun altro l’ha già messo in pratica, salvo poi ripensarci.