E adesso che le carte sono sul tavolo, quale sarà la posizione di Gaetano Galvagno? E quella di Fratelli d’Italia? Il presidente dell’Ars non è più al centro di un polverone per poche migliaia di euro destinati alla Fondazione Dragotto o alla società Puntoecapo di Nuccio La Ferlita, dominus degli eventi catanesi. Ma è il perno di un sistema che la procura di Palermo non esita a definire corruttivo. Perché dietro quelle somme apparentemente irrisorie si celano una serie di “utilità” di cui in parte beneficerebbe lo stesso Galvagno – a partire dal noleggio gratuito di una vettura concessa dai Dragotto durante una trasferta milanese – e in parte i suoi collaboratori, a cominciare dalla potente portavoce Sabrina De Capitani.

Nelle carte rivelate da ‘La Sicilia’, infatti, si fa riferimento a una serie di incarichi, consulenze e corrispettivi in denaro che rappresentano l’interfaccia dei contributi pubblici concessi con il placet dell’Assemblea regionale. Il “cerchio magico” di Galvagno aveva scoperto l’America coi soldi dei cittadini, anche se questo – almeno fino a ieri – non sembrava interessare granché la politica. Il presidente della commissione Antimafia, Antonello Cracolici, è stato il primo a chiedere uno stop alle rotative: “Fermo restando il suo diritto a difendersi nelle sedi giudiziarie (Galvagno) è un uomo pubblico che rappresenta l’istituzione democratica più alta della Sicilia e come tale ha il dovere di informare la pubblica opinione attraverso il parlamento”. Pd e Movimento 5 Stelle si sono accodati soltanto dopo. Forse – il dubbio è lecito – perché da questo sistema affinato durante gli ultimi anni della legislatura, anche le opposizioni erano riuscite a drenare il massimo in termini di profitto.

Alla vigilia della manovrina dello scorso agosto, parlando con i propri assistenti, Galvagno conferma che una delle vittorie più grandi è aver portato l’opposizione al tavolo delle trattative sulle mance: “Per la prima volta parlano con noi”. Né il presidente della commissione Bilancio né l’assessore all’Economia «hanno toccato palla» ed è «un bel messaggio di forza» di Fratelli d’Italia. «Quando la gestiamo noi, la cosa, ci sono queste grandi risorse, quando poi non la gestiremo poi totalmente noi come adesso – confida – ce ne saranno sempre di meno». La grande consapevolezza di Galvagno emerge da un’intercettazione in cui la De Capitani colloquia con il compagno e riferendosi al presidente dell’Ars, svela la sua nuova frontiera: «L’altro giorno mi ha detto: “Sabrina mi è scattata la molla, quello del mondo degli eventi effettivamente per me è un bacino di lavoro” e io gli ho detto “ma io te l’ho detto dopo mezz’ora che ero in parlamento, Gae”».

Un team affiatato, un sistema sempre più consolidato e, poi, le solite “utilità”. Perché la spartizione dei fondi pubblici non può prescindere da qualche tornaconto particolare curato nei minimi dettagli. Ecco, quindi, da parte di Marcella Cannariato (moglie di Tommaso Dragotto e vicepresidente della Fondazione di famiglia), la promessa di un incarico di consulenza legale alla cugina di Galvagno nella A&C Broker Srl. Due incarichi piovono, invece, sulla testa di tale Marianna Amato, responsabile marketing della Fondazione Orchestra Sinfonica Siciliana: uno della Fondazione Dragotto (ma lady Marcella non è molto soddisfatta dell’esito), uno dalla società “Alquadrato Communication” del manager palermitano Alessandro Alessi (anch’egli indagato).

Quest’ultima paga con un bonifico da 80 mila euro anche Davide Sottile per il proprio apporto allo show di Natale. Anche la De Capitani riceve utilità in contanti per le sue attività di mediazione e public relation: oltre 20 mila euro dalla Puntoeacapo di La Ferlita (per due eventi: “Sotto il Vulcano Fest” e il Capodanno 2024 a Catania, finanziato dall’Ars per 200 mila euro). Nell’elenco c’è anche l’addetto stampa di Galvagno, Salvatore Pintaudi, che avrebbe ricevuto un incarico di comunicazione da 8 mila euro per “Sotto il Vulcano Fest”.

E poi si arriva al paradosso: dalle carte emerge che l’imprenditore etneo La Ferlita viene tempestato da telefonate e sms per la fornitura di biglietti omaggio per concerti (destinati a Galvagno e a suoi familiari, conoscenti e collaboratori). Questi favori rappresenterebbero la contropartita di contributi concessi attraverso le leggi approvate all’Ars. Non si tratta di semplici capricci -come l’abito di sartoria preteso dal presidente dell’Ars per aver introdotto Alessi nel mondo dorato dei Dragotto’s- non è soltanto questo. Non più. Infatti i magistrati, già dal 2023, seguono ogni pista. Battono ogni sentiero. Per capire fin dove ha potuto spingersi la massima istituzione dell’Ars che fino a ieri lo stesso parlamento si diceva pronto a graziare. Quasi diffidando dalle ricostruzioni della procura di Palermo. Adesso, però, appare chiaro che il sistema è talmente marcio (a prescindere dai profittatori che lo animano) da meritare un reset. Che – certo – dovrà passare da un intervento dei magistrati, ma eventualmente anche da una politica più attenta alle reali esigenze dei siciliani. Che con le feste e le festicciole organizzate dai potenti, c’entrano il giusto. Quasi niente.

A proposito, in un passaggio delle intercettazioni rivelate da ‘La Sicilia’, si parla anche di una cena che la De Capitani, nel 2023, avrebbe tenuto con “gli otto imprenditori più importanti della Sicilia” che vorrebbero sostenere Galvagno alle prossime elezioni “come presidente della Regione”. Lo stesso Galvagno che di recente ha augurato a Schifani altri sette anni e mezzo di luminoso mandato. In questa vicenda, che è persino più grande di come appare, non c’è solo la smania accecante del denaro e dei favori. Ma l’ambizione spasmodica del potere e del controllo, che fin qui ha potuto contare su una classe dirigente, quella di Fratelli d’Italia, convinta di poter fare qualsiasi cosa grazie al dono dell’impunità. Dalla Sicilia è tutto (e la Meloni, come sempre, muta)