Un piano triennale da 94,5 milioni per la formazione professionale dei quattordicenni che abbandonano la scuola; 440 milioni di euro tra Fesr e Fsc per i nuovi “Contratti di sviluppo” destinati alle imprese. E poi il vero colpo grosso: il via libera a 1.400 assunzioni nella pubblica amministrazione regionale, fra dirigenti, funzionari, agenti del Corpo forestale e dipendenti dei Centri per l’impiego. Un piccolo esercito che dovrebbe rinnovare una burocrazia logorata da pensionamenti e anni di blocco del turn-over. Ma che, più realisticamente, potrebbe tornare utile alla politica in vista delle prossime scadenze elettorali. Il governo Schifani, almeno per adesso, non bada a spese.
Altro che rigore o sobrietà: è il tempo delle elargizioni. Delle semplificazioni “a sportello” per facilitare l’accesso ai finanziamenti. Dei corsi triennali da oltre mille ore per 8.100 ragazzi da istruire (e per decine di enti accreditati da rifinanziare). Dell’alternanza scuola-lavoro e degli apprendistati, dell’inclusione sociale e delle competenze spendibili “a livello europeo”. Con buona pace dei tassi di disoccupazione e della dispersione scolastica, che nel frattempo restano tra i più alti del continente.
“Vogliamo dare ai giovani siciliani competenze utili per il mercato del lavoro”, ha detto il presidente della Regione, Renato Schifani, presentando l’Avviso 26 – un programma formativo da quasi 95 milioni, finanziato con il Fse Plus 2021-2027 e rivolto ai giovani Neet. Una linea ribadita dall’assessore Mimmo Turano, che parla di “rivoluzione nel sistema Iefp” e promette più efficienza, più rapidità, meno dispersione. Ma lo scenario reale, al di là delle buone intenzioni, resta immutato: i ragazzi continuano a fuggire dalle scuole professionali, le imprese denunciano la mancanza di manodopera qualificata, e il sistema regionale non riesce a colmare il divario. Intanto gli enti formativi – i veri beneficiari del piano – tornano a respirare grazie a una pioggia di fondi pubblici.
E non è finita. Con una nuova delibera, la giunta ha sbloccato le assunzioni nella macchina amministrativa regionale, dopo aver corretto gli errori di stima che avevano portato la Corte dei conti a concedere solo un “visto parziale” sul Piao (Piano integrato di attività e organizzazione). Alla Regione avevano fatto male i conti: invece di 288 nuovi agenti forestali, ce n’erano appena 255. Ma poco importa. Superato l’ostacolo contabile, il piano è tornato in carreggiata con numeri impressionanti: 1.400 assunzioni in tre anni, tra cui 260 dirigenti, 800 tra funzionari e istruttori, e 200 nei Centri per l’impiego. Un’operazione giustificata dalla Regione con l’urgenza di rafforzare la macchina pubblica. Ma la Corte dei conti ha smascherato la verità: i fabbisogni non erano stati calcolati in base alle reali esigenze dei dipartimenti, ma applicando un taglio percentuale “a tavolino” sulle richieste iniziali – oltre 5.400 nuove unità – che la stessa amministrazione ha definito “non attendibili”. Tradotto: numeri tirati a caso, senza alcuna strategia di lungo termine.
Non è difficile cogliere il senso politico dell’operazione. Anche perché, nel frattempo, arrivano altri soldi. Dieci milioni per finanziare contratti di formazione specialistica nelle università siciliane – 29 a Palermo, 28 a Catania, 28 a Messina e 6 a Enna – con l’obiettivo di frenare l’esodo dei futuri medici. E soprattutto l’intesa da 440 milioni siglata con il Ministero del made in Italy e Invitalia per attivare i Contratti di sviluppo. Un maxi-accordo che, almeno nelle intenzioni, dovrebbe attrarre investimenti, favorire l’innovazione e rafforzare il tessuto produttivo. Ma che, nella pratica, rischia di trasformarsi nell’ennesimo bancomat per aziende e progetti-fotocopia. Il primo cofinanziamento, già stanziato, vale 144 milioni (99 a carico della Regione e 45 da Roma). I restanti 300 milioni saranno usati per “progetti strategici” come quello – già avviato – con STMicroelectronics. Il tutto in attesa della convenzione con il Ministero, che gestirà direttamente le misure, in raccordo con il Dipartimento regionale delle Attività produttive.
Soldi a palate, insomma. Per giovani, lavoratori, università, imprese, dipendenti pubblici. Ma anche per le famiglie. È in questo contesto che si inserisce il nuovo strumento varato dalla Regione per incentivare il credito al consumo: un contributo a fondo perduto – fino a 5.000 euro – per abbattere gli interessi sui prestiti destinati all’acquisto di beni durevoli. Finora sono arrivate 585 domande per oltre 1,2 milioni di euro, ma la misura è appena ripartita con una seconda finestra (scadenza fissata al 31 dicembre) che consentirà di smaltire altre 2.200 richieste in bozza, per un valore complessivo di oltre 4 milioni. Il plafond, pari a 15 milioni annui, sarà riconfermato anche per il 2026.
Un gigantesco piano di redistribuzione che, nel lessico regionale, si chiama “sviluppo”, ma che somiglia sempre più a una gigantesca macchina del consenso. O meglio: a un’anticamera della campagna elettorale. Dove le risorse pubbliche diventano strumenti di fidelizzazione, e i progetti delle vetrine utili ad alimentare clientele vecchie e nuove. Nulla di nuovo sotto il sole. Ma stavolta, con le casse piene di fondi europei e Pnrr, si può pensare in grande.
E poi c’è il sottogoverno. Che è forse il termometro più preciso della temperatura politica. Perché se i soldi servono a tenere caldi i territori, le nomine servono a riequilibrare il potere tra i partiti. Altro che tecnica: si tratta di calcolo scientifico. E allora ecco che alla guida di Gesap, la società che gestisce l’aeroporto di Palermo, spunta Carmelo Scelta, mentre si prepara l’ascesa di Alessandro Albanese – già presidente della Camera di commercio – nel ruolo di nuovo amministratore delegato, in sostituzione di Vito Riggio. Segnali inequivocabili che la partita è aperta, e la mappa del potere va ridisegnata secondo nuovi rapporti di forza. La campagna elettorale, per molti versi, è già cominciata.