Dopo la proposta di De Luca, rispedita al mittente dal governatore con annessa minaccia di dimissioni, Schifani si fionda sul piano-B, presentando una propria iniziativa da discutere mercoledì al ritorno in aula. L’emendamento del governo prevede che i sindaci dei comuni in cui ricadono i parchi archeologici possano ottenere il 10 per cento dei proventi netti derivanti dalla vendita dei biglietti per un importo non superiore a 400 mila euro annui.

“Tale disposizione – si legge nella relazione tecnica – ha lo scopo di far si che i parchi archeologici in argomento concorrano alla spesa sostenuta dai comuni per li potenziamento dei servizi di viabilità, di sicurezza, di decoro urbano e di raccolta e smaltimento dei rifiuti prodotti, necessario in ragione della pressione turistica generata dall’attrattività di questi luoghi”. “Per compensare eventuali squilibri finanziari che potrebbero verificarsi nell’esercizio finanziario 2023 per l’applicazione di tale disposizione, è posta a carico del bilancio regionale una spesa pari a 500.000,00 euro”, si legge ancora.

Ma De Luca, nella diretta di sabato mattina su Facebook, non sembra voler scendere a compromessi e denuncia la gestione politico-mafiosa dei beni culturali in Sicilia. L’emendamento presentato da Sud chiama Nord in aula, giovedì scorso, tocca l’organizzazione dei grandi eventi e prevede che ai Comuni venga “riconosciuto il 20 per cento dei proventi derivanti dalla vendita dei biglietti d’ingresso, equamente divisi, al parco archeologico che cede in concessione il bene immobile nonché al comune o all’unione di comuni nel cui territorio ricade il bene immobile concesso al fine di compensare i maggiori oneri sostenuti per le attività di competenza comunale necessarie allo svolgimento delle attività oggetto di concessione”.

Il sindaco di Taormina annuncia la sua presenza a Sala d’Ercole, mercoledì prossimo, per perorare la causa e sfidare apertamente Schifani. Un’altra complicazione per il presidente della Regione giunge dal fronte Galvagno, che conferma l’impegno assunto dalla presidenza dell’Ars e dall’assessore all’Economia con lo stesso De Luca: “Quella dell’emendamento è una questione che non ha un carattere speciale: i
benefici, legittimi, sono previsti per tutti i comuni e per tutti i parchi archeologici e non solo per Taormina. Affossare un singolo perché hai questa forma di odio, non può essere una ragione accettabile”. E ancora: “Non è scontato che io non rimetta l’esatto testo presentato da De Luca. Ripeto: noi abbiamo preso un impegno e io gli impegni sono abituato a rispettarli”.