Quattordici mila preferenze gli sono valse la nomination alla presidenza di Sala d’Ercole. Ma Gaetano Galvagno è anche altro. Questo ragazzo di Paternò, classe ’85, è l’enfant prodige della politica siciliana. Entrato in Fratelli d’Italia quando il partito della Meloni viaggiava su percentuali da prefisso telefonico, è stato bravo a ottenere il seggio all’Ars nel 2017, a imporsi come deputato segretario e vicepresidente della commissione Bilancio (subentrato a Savona dopo la sua scomparsa); ma anche a trovarsi uno sponsor d’eccezione: l’attuale presidente del Senato, Ignazio La Russa, paternese come lui.

Il ruggito di Ignazio è stato determinante per la scelta di Galvagno come candidato di coalizione per il voto di giovedì prossimo (a meno di stravolgimenti). E ha determinato, nella lunga e infuocata estate siciliana, i nuovi equilibri alla Regione. Inviato da Giorgia Meloni in qualità di emissario, La Russa ha messo in fila una serie di operazioni che hanno fatto saltare il banco: dopo aver provato a trattare per conto di Musumeci – inutilmente però – ha sacrificato l’ex amico Raffaele Stancanelli, che i partiti della coalizione avevano individuato come “candidato di sintesi”; ha pescato Schifani dalla finta rosa di nomi offerti da Forza Italia; ha messo all’angolo Gianfranco Micciché, sfilandogli prima la presidenza della Regione, poi quella dell’Ars (Micciché, in cambio, ha partecipato alla fronda di Palazzo Madama, ininfluente ai fini della sua elezione).

Ma La Russa è stato anche l’artefice della scomparsa di Diventerà Bellissima, un movimento di cui non parla più nessuno. Specie dopo l’esilio di Musumeci (lautamente ricompensato nella Capitale). Fratelli d’Italia ha cooptato gli “uomini del presidente”, senza mai perdere di vista l’obiettivo iniziale: portare acqua al proprio mulino. Per questo a capo di Sala d’Ercole andrà un larussiano di ferro come Galvagno, mentre Aricò dovrà accontentarsi di un assessorato (come il ragusano Giorgio Assenza), e non è detto che sia di prima scelta. Le poltrone migliori spetteranno ai patrioti, che in giunta puntano su Elvira Amata (la capogruppo uscente) e forse, se dovesse riuscire un altro blitz, su Francesco Scarpinato (recordman di preferenze al Comune di Palermo). Altro che i Florio: l’unico Leone di Sicilia è Ignazio La Russa.