«Confermo piena fiducia nell’assessore Elvira Amata. Sono convinto che ogni aspetto legato alla vicenda giudiziaria troverà chiarimento nelle sedi competenti e che l’assessore saprà dimostrare la correttezza del proprio operato». Lo ha dichiarato il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, al termine dell’incontro con l’assessore al Turismo, svoltosi a Palazzo d’Orléans. Oltre all’inchiesta per corruzione, che ha visto nella giornata di ieri la notifica di conclusione delle indagini a carico dell’assessore (preludio al rinvio a giudizio), Schifani negli ultimi giorni aveva criticato l’esclusione del film dedicato a Biagio Conte dalle quindici produzioni finanziate con 4 milioni di euro dalla Sicilia Film Commission. E per questo aveva chiesto all’assessore una relazione dettagliata sui criteri di scelta, preannunciando che lui stesso avrebbe trovato i fondi per finanziare la pellicola.

Tornando all’inchiesta, da cui sono emerse nuove intercettazioni scottanti, c’è un passaggio che sancisce la permeabilità della politica rispetto a taluni interessi privati. “Amata e Giuseppe Martino hanno stabilmente asservito le rispettive funzioni pubbliche agli interessi personali dei coniugi Dragotto”, scrivono gli investigatori nelle informative dirette ai pm Andrea Fusco e Felice De Benedittis. Ma evidentemente non sussistono – non ancora – i presupposti per una revoca dell’incarico all’assessore, che avrebbe finito per togliere dalle mani di Fratelli d’Italia il giocattolo del turismo e avrebbe rovinato il rapporto tra il governatore e lo stato maggiore del partito della Meloni.

Ieri la Procura di Palermo aveva chiuso il primo troncone sulla presunta rete di corruzione che collegherebbe la Regione Siciliana all’Ars. Secondo l’ipotesi accusatoria, suffragata da intercettazioni della Guardia di Finanza, tra Elvira Amata e l’imprenditrice Marcella Cannariato (moglie di Tommaso Dragotto) si sarebbe stretto un patto di scambio. La Cannariato, da anni attiva nella gestione di fondazioni che beneficiano di contributi pubblici, avrebbe ottenuto finanziamenti dall’assessorato al Turismo in cambio dell’assunzione del nipote dell’assessore Amata in una delle sue società (la A&C Broker) e di un incarico di consulenza, ben retribuito, al capo di gabinetto dell’assessorato, Giuseppe “Pippo” Martino.

«E niente – diceva Cannariato della Amata – lei ‘no’ non me lo può dire: è già tanto che un ragazzino di niente ti guadagna 1.500 euro al mese… a me suo nipote mi costa ottocento euro al mese di affitto di camera, a me no non me lo può dare perchè la scanno (la squarto, ndr) viva».

Le dimissioni del segretario particolare

Si è dimesso Giuseppe Martino, segretario particolare dell’assessore regionale al Turismo Elvira Amata. Anche lui è coinvolto nell’inchiesta per corruzione che sta scuotendo la Regione. Secondo quanto emerso finora, la sua posizione sarebbe tra le più delicate: avrebbe ricevuto da Marcella Cannariato, per conto della Fondazione Dragotto, alcune consulenze fatturate dalla figlia. Le dimissioni sono arrivate nel primo pomeriggio. L’assessore Amata, suo principale riferimento politico e istituzionale, ha subito firmato il decreto per la risoluzione del contratto. Martino, messinese come l’assessora, è stato a lungo il suo più stretto collaboratore.